Noitre, lo spumante di Bruno Vespa A Pescara la prima "verticale"

Il conduttore di Porta a Porta ha scelto Spumantitalia per la presentazione delle bollicine del suo Negroamaro. Con lui Cotarella, sostenitore degli spumanti autoctoni

30 gennaio 2020 | 12:45
di Monica Di Pillo
Non è un caso che abbia scelto l’Abruzzo, sua regione natia, Bruno Vespa, per la prima masterclass di Noitre, Metodo Classico di Negroamaro in purezza, dal nome accattivante, ideato dalla moglie del giornalista e dedicato a lui e ai loro due figli.


Bruno Vespa durante la verticale

A condurre, in una delle 12 masterclass del ricco carnet di SpumantItalia, la prima verticale delle cinque annate, dal 2015 al 2011, direttamente Bruno Vespa e il suo enologo Riccardo Cotarella, presidente nazionale e mondiale dell’Associazione degli Enologi.

«Il mio legame con il vino ha radici lontane - spiega il noto giornalista - che affondano nel mio percorso professionale. Conosco il mondo del vino dagli anni ‘70, ho seguito tutto lo scandalo del vino al metanolo. Ho avuto modo di apprezzare tante belle storie dietro il vino. Storie di famiglie, di terra, di voglia di riscatto. Così quando si è presentata l’occasione, ho comprato per i miei figli una masseria con i vigneti in Puglia, a Manduria, in provincia di Taranto».

Una sfida importante per la famiglia Vespa, che nella veste vignaiola ha sperimentato la passione per il terroir, apprezzando e valorizzando i vitigni autoctoni. Per farlo si è affidata all’enologo Riccardo Cotarella, altro convinto sostenitore dei vitigni del territorio. Vini fermi e poi lo spumante Noitre, Metodo Classico da uve Negroamaro, avviato nel 2010.

«Noitre, un gioco - rivelano Vespa e Cotarella - soprattutto la prima annata, con poche bottiglie, difficili pure da vendere. Oggi non ne abbiamo più e le rimpiangiamo, sarebbero state fantastiche, molto apprezzate e quotate».


I calici protagonisti della degustazione

Durante la prima masterclass di Noitre, verticale partita dal 2015 fino al 2011, i numerosi ospiti hanno apprezzato le differenti sfumature, i profumi, l’acidità, la freschezza e il perlage delle cinque diverse annate.

«Lo spumante è cura del vitigno, ma - tuona Cotarella - è soprattutto tecnica e scienza. Gli autoctoni italiani non hanno nulla da invidiare alle blasonate basi da champagne, che devono avere una resa di 200 quintali per ettaro».

La verticale parte dal Noitre 2015, in cui spicca il colore velo di cipolla naturale, tipico del Negroamaro, fresco e acido in bocca, ottimo per l’aperitivo, ma che può esprimere il meglio di sé rimanendo ancora qualche altro anno tappato in cantina.

«Nel Noitre 2014 - commenta il numero uno degli enologi mondiali - si sentono più i fiori e meno la frutta, è più pastoso del 2015. Elegante al palato ed espressione dell’annata più fresca e piovosa della precedente. Diverso il Noitre 2013, che con il 2003 e il 2007 è stato tra gli anni più caldi. Il caldo concentra la sostanza colorante, ecco perché il colore e il sapore sono più carichi in questa annata. In bocca prevale il sentore di frutta secca tipo anacardi».

Il Noitre 2012 svela tutta la sua tempra di bollicina del sud e racconta in bocca il perfetto equilibrio dell’annata: non troppo calda, non troppo fredda, con le giuste piogge. «Tra cinque anni - aggiunge Cotarella - il Noitre 2015 potrebbe essere simile a questo».

Infine il Noitre 2011, annata molto simile al 2012, ottima, anche in questo caso con le tipiche note di spumante del sud, potente e in grado di reggere le diverse pietanze di un intero pasto.

Una verticale che ha emozionato gli ospiti, carica di amore per la terra, a partire da quella d’origine di Vespa, il cui il noto volto televisivo ha scelto di raccontare il suo Noitre.

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Alberto Lupini


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