Dopo tante chiacchere, e smentite, arriva una conferma ufficiale: nelle cantine italiane di alcune regioni c’è troppo vino invenduto e per non avere ripercussioni sul mercato - scontato che in questo momento non si riesce ad esportarne di più - è necessario poterne smaltire una parte distillandolo e trasformandolo in alcool. La questione è stata posta formalmente sul tavolo dalla più importante realtà della produzione enologica italiana, le cooperative. La legge prevede un apposito meccanismo denominato distillazione di crisi.
A prendere posizione è in particolare Luca Rigotti, Coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative, che in relazione all’attuale situazione di mercato così ha dichiarato: «Le giacenze di vino in cantina e le difficoltà di mercato confermano il perdurare di una situazione di crisi in alcuni territori viticoli, in particolare per i vini rossi, una situazione che, a due mesi dalla prossima vendemmia, genera preoccupazione e richiede una riflessione condivisa».
Troppo vino invenduto nelle cantine italiane: 3 milioni di ettolitri
Secondo gli ultimi dati di giacenza disponibili e pubblicati dal ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al 31 marzo erano presenti in cantina 60 milioni di ettolitri ed un’eccedenza, rispetto al 31 marzo dell’anno precedente, pari a quasi 3 milioni di ettolitri (+5,1%), per la maggior parte Dop e Igp, mentre per i vini comuni, tranne poche eccezioni circoscritte territorialmente, non si rilevano importanti giacenze di cantina. Si tratta di una situazione in cui è necessario tener conto di un calo generalizzato delle vendite e, più in generale, di una fase di cambiamento del settore, non soltanto in Italia, in termini di scelte d’acquisto e di consumi.
Rigotti: per il vino italiano va ristabilito un equilibrio fra domanda e offerta
«Occorre quindi programmare - prosegue Rigotti - una strategia di medio-lungo periodo per ristabilire un equilibrio tra domanda e offerta, che riteniamo debba considerare alcune iniziative quali, ad esempio, l’attivazione di misure di governo dell’offerta previste dal Testo unico del vino, o ancora, una differente gestione delle autorizzazioni di impianto per i nuovi vigneti, con l’eventuale applicazione delle dovute premialità e correttivi. Riteniamo sia necessario sollecitare intanto l’emanazione di un Regolamento delegato che riconosca il prima possibile alcune misure di sostegno e di flessibilità, compresa la distillazione di crisi e contestualmente, in merito a quest’ultimo intervento, valutare a livello nazionale le necessità regionali, le cautele e le modalità di attuazione, quanto più mirate in considerazione delle esigenze territoriali, nonché il budget a disposizione, per evitare che l’applicazione della misura a prezzi eccessivamente bassi e dunque non congrui, possa generare distorsioni di mercato».
Tali riflessioni sono emerse in maniera condivisa tra i diversi Paesi anche in sede di Gruppo di lavoro vino Copa Cogeca, che si è riunito a Bruxelles il 4 maggio scorso per discutere della situazione di mercato e da cui è emersa la necessità di andare avanti nella programmazione di un piano di gestione dell’offerta.
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Alberto Lupini
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