Il mondo del vino sotto pressione a causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime

Nel terzo trimestre 2021, produrre vino in Italia costa circa l'8-12% in più. Stessa cosa in Francia e Spagna. Dal vetro agli imballaggi, fino all'elettricità le spese extra rischiano di fermare gli investimenti

28 dicembre 2021 | 13:57

La crescita dei costi di produzione legati al comparto del vino non si placa. Non solo in Italia, ma anche in Francia e Spagna, gli altri due maggiori Paesi produttori a livello europeo (che con la Penisola realizzano il 50% della produzione vinicola continentale). Nel nostro Paese, nel terzo trimestre 2021, produrre del vino costa mediamente qualcosa come un +8-12%, con punte del +24,4%. Il motivo? Essenzialmente l'impennata dei beni energetici. A cui si aggiungono: costi di trasporto raddoppiati, difficoltà di approvvigionamento di alcuni materiali, ritardi nelle consegne all'estero e via discorrendo.

 

Costi in aumento, prezzi fermi. A rischio gli investimenti

«L’aumento del costo delle materie prime si ripercuote negativamente lungo tutta la filiera. Gli incrementi vanno dal costo dell’elettricità a quello dei fertilizzanti, ma ad aumentare sono anche i prezzi del vetro, delle scatole, degli imballaggi e dei materiali da costruzione. Al momento, tuttavia, i prezzi del vino non sono aumentati al punto da riuscire ad assorbire l'aumento dei costi, che resta principalmente a carico dei produttori», ha commentato il coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza cooperative agroalimentari, Luca Rigotti. La principale conseguenza è che per far fronte ai rincari le imprese stanno fermando o posticipando i loro piani di ammodernamento e si trovano di fatto nella impossibilità di programmare e realizzare nuovi investimenti, soprattutto quelli che dovrebbero raccogliere la sfida della transizione ecologica del settore vitivinicolo europeo indicata dalla strategia Farm to Fork. 

 

«Anche in queste situazioni di difficoltà è necessario mantenere la stabilità di mercato, garantendo ai clienti una certa continuità dell'offerta. In questa situazione - ha concluso Rigotti - anche i limiti imposti dalla Farm to Fork potrebbero potenzialmente contribuire, nel medio periodo, ad una riduzione delle produzioni europee, con l'inevitabile conseguenza che il calo produttivo si traduca in un aumento delle importazioni extra-Ue». 

 

 

Export e valore a rischio in caso di nuove chiusure di bar e ristoranti

A completare l’attuale situazione di mercato, che è abbastanza omogenea nei tre Paesi, ci sono i segnali positivi provenienti da un aumento dei prezzi di vendita (causato da una vendemmia inferiore alla media degli ultimi anni) e dall'incremento dell’export, sostenuto anche dalla fine dei dazi statunitensi. Le principali criticità, invece, provengono dal timore di un possibile ripristino delle restrizioni nel canale Horeca a causa del perdurare della pandemia Covid-19, le quali finirebbero per avere un effetto destabilizzante e un pesante impatto sui consumi di vino europei. 

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Alberto Lupini


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