L'Italia del vino punta sulla sostenibilità. Ma quali sono le previsioni per il futuro?

Secondo Mediobanca, nel nostro Paese, primo produttore mondiale di vino, si prevede nel 2022 una crescita del 5% dei ricavi. A premiare è una sempre maggiore attenzione all'ambiente, ma non solo. Crescite a doppia cifra per vini iconici e prodotti di alta qualità

30 maggio 2022 | 16:48

L'Italia del vino è in salute, anzi, sta continuando a crescere guardando ai mercati esteri e puntando a valorizzare il settore del lusso e quello della sostenibilità. È quanto emerge dal rapporto annuale di Mediobanca, svolto sulle 251 principali società di capitali italiane con fatturato nel 2020 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati pari a 9,3 miliardi (ovvero l'85,3% del fatturato nazionale del settore).

Lo studio comprende un approfondimento sui canali distributivi, sui mercati di sbocco e sulle tipologie di prodotto. Uno sguardo ulteriore è rivolto ai fine wines, alle principali operazioni di M&A e ai risultati delle maggiori piattaforme di vendita on-line.

L'Italia è il maggiore produttore di vino al mondo

L’Italia riveste un ruolo di primo piano nel panorama mondiale del vino. Le stime relative al 2021 vedono il nostro Paese primo produttore con un quantitativo superiore a 50 milioni di ettolitri, in crescita del 2% sul 2020. In seconda posizione si trova la Francia (37,6 milioni) penalizzata da condizioni climatiche avverse che hanno contratto la produzione del 19%, in terza la Spagna (35,3 milioni di ettolitri, in calo del 14%).

L’Italia è invece il terzo Paese per consumi di vino, pari a 24,2 milioni di ettolitri; i maggiori fruitori di vino al mondo sono gli Stati Uniti (33,1 milioni), in seconda posizione la Francia con 25,2 milioni.

Nel 2021 l’Italia si conferma protagonista anche nel commercio mondiale: è il secondo esportatore di vino con quantitativi pari a 22,2 milioni di ettolitri (+7,3% sul 2020) per un giro d’affari pari a 7,1 miliardi di euro (+12,5%).

I vini frizzanti (+21%) hanno accelerato più dei vini fermi (+12,4%), mentre le cooperative hanno contenuto la crescita al +9,2% (+19,6% le non cooperative).

Il vino italiano ha girato per l'Europa

Nel 2021 il 60,1% del valore delle esportazioni italiane ha avuto come destinazione finale il continente europeo, in crescita del 9% sul 2020; il 31,3% è confluito nel mercato americano (+16,7% sul 2020), il 7,1% in quello asiatico (+22,5%) e l’1,2% in Oceania (+16,4%). L’incremento maggiore si è registrato in Africa (+70,7%) dove si concentra solo lo 0,3% delle vendite oltreconfine. Un quarto del quantitativo complessivamente esportato dall’Italia confluisce in Germania, in leggero aumento sul 2020 (+0,6%), che invece si colloca in seconda posizione nella classifica a valore (+5,8%). In questo caso la prima posizione è occupata dagli Stati Uniti che hanno fatto registrare una crescita a doppia cifra (+18,4% a valore, +16,5% in volume). Terza posizione occupata dal Regno Unito, con quote vicine al 10% dell’export complessivo.

Le previsioni per il futuro

I maggiori produttori di vino italiani si attendono per il 2022 una crescita del 4,8% che arriverebbe al 5,6% per la sola componente export. Proseguirebbe il successo delle bollicine (+5,7% i ricavi complessivi, +7,5% l’export) mentre i vini fermi si aspettano un +4,6% (+5,3% l’export). Più scettici sul futuro gli operatori esposti sul canale off trade, mentre il maggior ricorso alla vendita diretta dà maggiore sicurezza. I mercati di prossimità invece migliorano le aspettative sull’export.

Il 2021 dei maggiori produttori italiani di vino ha chiuso con un aumento del fatturato del 14,2% (+14,8% il mercato interno, +13,6% l’estero). I vini frizzanti (+21%) hanno accelerato più dei vini fermi (+12,4%) mentre le cooperative hanno contenuto la crescita al +9,2% (+19,6% le non cooperative).

Prevalgono i mercati di prossimità (Paesi UE) con il 41,2% dell’export, seconda area di destinazione il Nord America (34,1%); crescita importante (+22,8%) per l’America centro-meridionale. Il 2021 ha preservato il canale Gdo che, stabile al 35,6% del mercato, è cresciuto a valore del 13,5% e ha decretato la ripresa dell’Horeca (+28,1%), che passa dal 15,6% al 15,9%.

Le tendenze

Due i trend in consolidamento: la premiumizzazione dei consumi e la maggiore attenzione alla sostenibilità. Aumenti a doppia cifra per i vini iconici (+33,2%) e di alta qualità (+20,2%), più contenuti per la produzione base (+8,7%), pari a metà delle vendite complessive.

Tiene il bio, con vendite 2021 in aumento dell’11%, per una quota di mercato del 3,3%; balzo in avanti per il vino vegan (+24,8%) al 2,2% del totale. Cresce l’interesse anche per i vini naturali (+6,9%) e biodinamici (+2,4%) ciascuno confinato all’1% del mercato.

 

In testa ai produttori nazionali c'è Cantine Riunite-Giv

Nel 2021 importanti operazioni di fusione e acquisizione hanno trasformato la classifica dei produttori nazionali.

La leadership resta appannaggio del gigante cooperativo Cantine Riunite-Giv, con un fatturato di 635,2 milioni (+9,7% sul 2020).

Al secondo posto emerge però una società non cooperativa, Italian wine brands (423,6 milioni di euro) che sale di cinque posizioni dopo l’acquisizione di Enoitalia e della statunitense Enovation brands.

Completa il podio il Botter-Mondodelvino (di fondo Clessidra), in crescita del 19,3% sul 2020, fino a 415 milioni.

Seguono altre cinque società con ricavi superiori a 200 milioni: la cooperativa romagnola Caviro, il cui fatturato 2021 pari a 389,9 milioni di euro è cresciuto del 7,7%, la trentina Cavit (fatturato 2021 pari a 271 milioni di euro, +29,2% sul 2020), la toscana Antinori (265 milioni di euro, +24,6% sul 2020), la veneta Santa Margherita (220,6 milioni, +28,3%) e la piemontese Fratelli Martini, che ha realizzato un +5,4%, portandosi a 219,4 milioni di euro.

Per incremento dei ricavi domina la scena Tenute Piccini di Casole d’Elsa (Siena) con un +61% sul 2020 che la colloca davanti al G ruppo Lunelli (+57,6%), a Terra Moretti (+47,6%), a Serena Wines 1881 (+40,1%) per chiudere con il +32,7% di Villa Sandi.

Osservando invece la redditività (risultato netto/fatturato), il 2021 vede in testa le società toscane e veneteFrescobaldi (25,6%), Santa Margherita (21,3%) e Antinori (17%).

Alcune aziende, infine, hanno una quota di export molto elevata, in certi casi praticamente totalitaria: Fantini Group tocca il 97,4%, Ruffino il 94,5 e il polo Botter-Mondodelvino il 91,1 per cento.

La situazione dell'E-commerce

Oltre il 90% del wine e-commerce dei principali produttori è intercettato da piattaforme online specializzate con vendite in esplosione nel 2020 (+132,8% sul 2019).

La classifica dei principali pure player è guidata da Tannico che nel 2020 ha registrato ricavi per 37,1 milioni di euro, in crescita dell’83% sul 2019. Aumenti in tripla cifra per Vino.com (+218,7%) che, superando i 30 milioni di euro, ricopre la seconda posizione e per Bernabei (+160,4%) a 25,9 milioni. Sopra i 10 milioni di euro anche il fatturato di Callmewine (12,4 milioni), in aumento del 93,3%. XtraWine, raddoppiando il proprio fatturato rispetto al 2019, supera i 7 milioni di euro mentre Winelivery si avvicina allo stesso importo dopo una crescita del 491,6%. Il 2020 è stato un anno di forte sviluppo anche per realtà di minori dimensioni, alcune delle quali, come Etilika, nate proprio in pieno boom. Per il 2021 è previsto un ulteriore balzo superiore al +60%.

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Alberto Lupini


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