Italia in Rosa, oltre 8mila i visitatori A La Basia il Trofeo Pompeo Molmenti

05 giugno 2017 | 14:58
di Marco Di Giovanni
Un grande weekend, quello appena trascorso in compagnia dei rosé di Italia in Rosa. La manifestazione dei rosati italiani sul Garda ha spento quest'anno ben dieci candeline e ha fatto trascorrere a esperti e wine lovers una tre giorni unica, baciata dal sole e da tutto il gusto di una tipologia di vino che sempre di più, tra bianchi e rossi, si sta facendo strada nel mercato e nei gusti degli italiani. A dimostrarne il successo, sia della manifestazione in sé che, più in generale, dei vini rosé, sono le circa 2.600 persone che hanno presenziato soltanto il primo giorno, dalle 17.00 (orario di apertura) a sera, di fronte al Castello di Moniga del Garda, completamente illuminato per l'occasione.



Ma andiamo step by step. Oltre ai Cerasuolo dell'Abruzzo, alle etichette pugliesi e a quelle di DeGusto Salento, oltre a qualche perla rara dell'Etna, che fa la sua comparsa nella lista delle degustazioni di Italia in Rosa per la prima volta quest'anno, largo spazio hanno avuto, com'è giusto e merito che sia, i Chiaretti della zona. Che il Chiaretto non sia più una semplice moda ma una vera e propria denominazione di riferimento, lo si può vedere dai commenti della gente, o da premi che ancora oggi continuano a celebrarsi, anno dopo anno.

Mi riferisco al Trofeo Pompeo Molmenti, assegnato a conclusione del convegno - di cui parlerò a breve. Quest'anno, a sollevare la tanto ambita coppa, è stato Giacomo Tincani, proprietario della cantina La Basia, grazie al suo Chiaretto La Moglie Ubriaca. Un altro concorso è stato inoltre introdotto quest'anno, si tratta di Italia in Rosa Packaging, al quale hanno partecipato ben 42 aziende italiane: a salire sul primo gradino del podio, per eleganza ed essenzialità nell'etichetta, l'agricola Bulgarini di Pozzolengo (Bs), seguita dalla veneta Tosian e dalla pugliese San Marzano.



Sotto questi riconoscimenti, oltre le degustazioni, Italia in Rosa ha però un altro significato: sta a rappresentare i progetti che il Consorzio Valtenesi sta portando avanti da anni. Di questo si è parlato, come sopra accennato, al convegno dal titolo “Da moda a denominazione: come cambia il mercato dei rosé”.

A fare da padrone di casa, introducendo il convegno e il significato che quest'occasione ha per il consorzio, proprio il suo direttore Carlo Alberto Panont: «Dalla vendemmia 2017, le tre denominazioni che distinguono i rosati delle fasce meridionale e occidentale del Garda, confluiranno tutte nella nuova Riviera del Garda Classico, al centro della quale, il cru, sarà appunto la Valtenesi. È una grande conquista, risultato di un percorso lungo, che ha unito ben 97 produttori: a loro è stato chiesto un sacrificio importante, rinunciare alla loro singola strada, per unirsi e valorizzarci come gruppo, come area».



E tanti di questi produttori erano infatti presenti a Italia in Rosa, ai banchi d'assaggio, che come detto prima e come ha precisato lo stesso presidente della manifestazione, Luigi Alberti, ha fin dall'apertura del primo giorno, raccolto numerosi consensi: «Solo venerdì abbiamo stappato 2.500 bottiglie, contando oltre 2mila paganti. Questo successo ci fa pensare già per le prossime edizioni a cambiamenti necessari: se questo è il trend, dobbiamo studiare soluzioni più ampie. Le condizioni per andare avanti ci sono. Quello su cui forse dovremmo puntare di più sono le degustazioni mirate, perché la gente sta prendendo dimestichezza con il mondo dei rosati, e vuole saperne sempre di più».

E, a proposito del mondo dei rosati in senso ampio, è intervenuto Jean Marc Ducasse, buyer manager di Pink, il festival dei rosati a Cannes. Dopo un veloce excursus sulla crescita dei rosé nel mondo («Oggi i vini rosati sono il 10% dei vini fermi consumati») e un paragone tra Italia e Francia per consumi e potenzialità («In Francia il consumo dei vini rosati ha toccato il 30%, segnando un vero e proprio record. Decisamente inferiore in Italia, ma questo è un peccato: sono davvero tanti dall'estero a chiedere rosati italiani, bisogna imparare a valorizzarli»), ha raccontato di Pink, il festival che raccoglie i rosati di tutto il mondo, quest'anno alla prima edizione.


Pappa di polenta con trota in concia (Carlo Bresciani)

Le cantine italiane presenti a Pink quest'anno sono state circa una novantina, ma già per l'anno prossimo si pensa di accoglierne 200. Tra i motivi, sicuramente il grande interesse dei buyer stranieri nei confronti dei rosati italiani, non solo quelli più conosciuti, dai pugliesi ai lombardi fino ai veneti, ma anche di altre regioni, come la Calabria. Questo fa riflettere su un mercato che potenzialmente può dare ottimi risultati. Li può dare se, come ha suggerito il presidente del Consorzio Alessandro Luzzago, «si impara a fare squadra».

«Guardiamo la Francia - ha continuato il presidente - un territorio che ormai è rosa per definizione, dove esiste un centro di ricerca dedicato da oltre 18 anni, un sistema che ha portato alla definizione dei rosati, alla loro affermazione, grazie ad un organizzazione e a un investimento notevoli. Ad oggi si può parlare di Provenza per i rosati come si fa per i grandi vini rossi nel Bordeaux. Questo ci insegna che tali conquiste si raggiungono quando si fa sistema, quando ci si organizza insieme. Valtenesi fa già tanto come consorzio, ma ora vuole lavorare con le altre zone di produzione dei rosati, è questo il nostro più imminente obiettivo».


Le tre etichette finaliste al concorso Italia in Rosa Packaging (a sinistra la vincitrice by Bulgarini)

Ecco, in questa logica, la partecipazione di DeGusto Salento, realtà attiva da 4 anni che unisce già 18 promotori pugliesi, a Italia in Rosa. In sua rappresentanza, Irene Gigante: «Noi cerchiamo di costruire un sistema di rosati, ecco perché abbiamo ideato Roséxpo: abbiamo notato che molti eventi del genere, di degustazioni, erano confinati a regioni o addirittura zone più limitate. Noi abbiamo deciso di farne uno internazionale. Quest'anno avremo 139 etichette nazionali e 53 estere». E come DeGusto Salento ha partecipato a Italia in Rosa, anche il Consorzio Valtenesi si recherà in Puglia per la manifestazione prevista dall'8 al 10 giugno a Lecce.

Insomma, tante ambizioni e le carte giuste per trasformarle in realtà. Ma, nonostante il vino sia stato assoluto protagonista del weekend, un cenno non posso non farlo a Carlo Bresciani, membro Euro-Toques e patron dell'Antica Cascina San Zago, che è stato protagonista in cucina dei piatti della tradizione che ci sono stati serviti. Un momento per tutti, la cena del venerdì.


Adelio Zeni (sindaco di Puegnano), Luigi Alberti e Giacomo Tincani (proprietario La Basia)

Menu
  • Aperitivo gardesano (un buon mix di tartine, salami nostrani e gustose focacce fatte in casa per ingannare il tempo nell'attesa delle portate principali, sorseggiando, ovviamente, del buon rosato gardesano anch'esso)
  • Pappa di polenta con trota in concia (davvero gustosa, abbinamento splendidamente azzeccato)
  • Risotto al Chiaretto, crostini croccanti di maialino e cannella (abbiamo fatto una riflessione su questo piatto in abbimanento al rosato: il risotto da solo sarebbe stato sopraffatto dal vino al palato, mentre il maialino avrebbe sortito l'effetto opposto. La bravura di Bresciani è stata proprio quella di abbinare i due ingredienti, creando così un'armonia vincente tra piatto e bicchiere)
  • Trancio di coregone in manto di melanzane su crema ai fiori di zucca (il coregone, mi pare corretto farlo presente, è stato pescato appositamente per noi il giorno prima, proprio dalle acque tra Moniga e Manerba del Garda)
  • Cremoso al cioccolato bianco e basilico con cuore al limone del Garda.


Luigi Alberti, Carlo Alberto Panont e Alessandro Luzzago

Un grazie dell'ospitalità, sempre bene dirlo, anche come monito a chi, per sua fortuna, si trovasse a passare in queste zone, va all'Hotel Belvedere, tre stelle con vista panoramica a dir poco mozzafiato, e alla Cantina Avanzi. Proprio la stessa cantina che ci ha ospitato per la cena di Bresciani, la stessa cantina che l'anno scorso ha vinto il Trofeo Molmenti e che anche quest'anno era arrivata tra i 7 finalisti, la stessa cantina che non solo ha vigneti nel Gardesano e in Franciacorta, ma ha anche un suo birrificio artigianale e un proprio frantoio. Insomma, una realtà che valorizza al 100% le eccellenze della sua terra.

E come ultimo, un in bocca al lupo, in generale, ai rosati, alla loro battaglia che sta portando ai risultati sperati, anche se lentamente. Che si faccia squadra, cosicché un vino che non è più una sottoclasse del rosso, possa essere valorizzato, bevuto e apprezzato come merita. Brava Italia in Rosa che non perde occasione, anno dopo anno, per ricordarlo a tutti i wine lovers, con le sue 200 etichette e più di 141 cantine da tutta Italia. E bravo il Consorzio Valtenesi, che ha capito l'importanza di fare squadra per ottenere dei risultati sul mercato e non solo.



Mi permetto, a questo proposito, di plaudire ad un'iniziativa raccontatami dal direttore del Consorzio. Ora che a rappresentare i vini di quest'area ci sarà solo una Doc, il territorio raccolto sotto l'unica denominazione si estenderà, arrivando perfino allo storico Vittoriale: proprio qui il Consorzio ha voluto piantare un primo vitigno. «Fra pochi anni si potrà bere il primo vino del Vittoriale, un rosato», parola di Carlo Alberto Panont.

Per informazioni:
www.italiainrosa.it
www.consorziovaltenesi.it

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Alberto Lupini


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