I gin Jo Ressel sulla strada per il Carso
Due referenze, realizzate dal giovane chef Emin Haziri, ispirato proprio da Ressel, un boemo che nell'800 legò se stesso ad un sentiero nel carso triestino, oggi visitabile e attrezzato anche per non vedenti
17 ottobre 2020 | 17:41
di Liliana Savioli
Gin Jo Ressel: Vento Carsico e Brezza Adriatica
In campo forestale, compì attenti studi sulla condizione dei boschi, sulla produzione dei legnami per la Marina e progettò dei piani di rimboschimento che anticiparono la vasta opera di riforestazione carsica. Ora questo sentiero, per lo più pianeggiante, che congiunge Basovizza, in Italia, a Sezana, in Slovenia, è attrezzato affinché anche i disabili visivi lo possano percorrere. Questo sentiero è uno dei primi in Europa ad essere dotato di un sistema di trasmettitori ad infrarosso che permette, tramite un apposito ricevitore, di ottenere informazioni vocali (in italiano, inglese o sloveno) sulla direzione e sulle peculiarità ambientali e storiche del territorio attraversato.
Ma per quale motivo vi raccontiamo tutto ciò? Per 2 motivi: il primo per farvi venire l’idea di venire in questa parte del mondo a percorre questo sentiero, mentre il secondo è per raccontarvi una storia di gin.
Esatto, dei gin Jo Ressel, ideati da Emin Haziri, uno chef giovanissimo - ha solo 25 anni - che di strada, in senso letterale, ne ha fatta veramente tanta. Ha gli occhi profondi, che non si fermano un momento, sembra uno che cento ne pensa e cento ne fa. È partito a 7 anni dal natio Kossovo per approdare a Trieste, voleva cucinare, aveva desiderio di emergere velocemente e allora ha intrapreso la strada più breve, ma anche formativa, iscrivendosi allo Ial, un istituto di formazione professionale, e diplomandosi con il titolo di Tecnico di Cucina. IAL significa Innovazione Apprendimento e Lavoro. Ecco, queste sono le basi e la strada che Emin ha percorso e che continua a percorrere, di gran volata, passando dal Miramonti l’Altro, Gunter Piccolruaz, Gallo Nero di Amburgo, Noma di Copenhagen ,Mudec con Enrico Bartolini, Le Petit Nice di Marsiglia, Villa Crespi con Cannavacciuolo, Carlo e Camilla in Segheria di Carlo Cracco. Ora a Torino al Bistrot di Cannavacciuolo come sous chef.
Incredibile, un giovanissimo uomo con un palmares invidiabile. E in tutto questo correre, quando ritorna a Trieste se ne va a passeggiare sul sentiero di cui si parlava prima, il sentiero Josef Ressel. E lì ritrova la natura, i suoi profumi, la libertà, il vento e il ginepro e la santoreggia. Inizia a pensare seriamente, parlando con i suoi mentori, a un grande progetto di gin legato al territorio, al suo territorio. Al Carso e alle coste italiane. Così vediamo allora, dopo tante prove, nascere questi due distillati che, anche quando è lontano, lo fanno sentire a casa, lo portano a passeggiare in Carso.
Gin Jo Ressel Vento Carsico. Le botaniche dichiarate sono ginepro, santoreggia, pino mugo, buccia di limone, issopo e salvia selvatica. Grandissima intensità olfattiva che evidenzia tutte le botaniche presenti creando un bouquet teso e ampio e deciso in cui l’anima rustica e montanara si esprime al meglio. Al sorso è diretto, potente come una sferzata di bora, il vento catabatico che soffia sul Carso da dove è nato. Racconta storie di caccia, di freddo, di neve, di baite di montagna tutte arredate con il cirmolo ma anche di stufe di maiolica calde che ti scaldano fino al cuore. Lo abbiamo degustato on the rocks sia a livello del mare che a 1.400 metri. Pensavamo che la montagna fosse la sua casa, invece è proprio sul Carso, che è un altipiano, la sua culla, è li che si esprime con più intensità, donando a chi lo assaggia una complessità sorprendente. Ideale come gin tonic con una soda neutra per un aperitivo o come ingrediente per la cottura di selvaggina da pelo, terrine di fagiano e perché non provarlo, in piccole dosi, per la marinatura di pesci per tartare?
Gin Jo Ressel Brezza Adriatica. Le botaniche dichiarate sono ginepro, karkadè, rosa canina, scorza di arancia, lavanda e melograno. Il colore cambia, è ambrato, si esprime pacatamente, lentamente lasciandoci alla ricerca dei sentori che si esprimono meglio a temperatura ambiente. Il sorso è morbido, caldo, solare inizialmente per poi diventare preciso e rigoroso con una sapidità che ci sorprende e un finale ammandorlato. È il mare il protagonista con la sabbia calda, il vento di scirocco, i tramonti assolati, la siesta su un’amaca in una pineta. Brezza Adriatica, se non bevuto in purezza come digestivo, è sposabile in cocktaila a base di vermouth che ben si accasa con quella elegantissima nota amara finale. Potrebbe far parte come ingrediente di una torta al cioccolato, di un cocktail di scampi anni ‘80, per sfumare delle cotolette sfiziose. E perché no a delle penne panna e salmone e gin!
Per informazioni: jo-ressel.com
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