Grappe e distillati italiani, con l'etichetta "irlandese" a rischio mille posti di lavoro
Il 2022 si chiude col segno più per le imprese del settore: aumenta la produzione di alcol ed acquaviti, così come l’export. Particolarmente interessante la ripresa della produzione e l’aumento dell’export della grappa
La notizia “buona” è che nel 2022 è aumenta la produzione di alcol ed acquaviti, così come l’export. La notizia “cattiva” è che, ora, con l’arrivo in Irlanda dell’etichetta salutistica su vino e alcolici sono a rischio fino a mille posti di lavoro solo nelle distillerie. La stima è di AssoDistil, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti, in occasione della 77ª Assemblea annuale che ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo istituzionale nazionale e dell’Unione Europea. Per quanto riguarda i numeri particolarmente interessante la ripresa della produzione (+12%) e l’aumento dell’export della grappa (+8%) rispetto al 2021. Calano invece le venite nella gdo. Un'assemblea che, dpopo quella di Federvinim, ha preso duramente posizione contro le normative irlandesi che tendono a scardinare uno dei principi basi della lòegislazione agroalimentare comunitaria.
2022 ottimo anno per alcol e distillati
Come dicevamo, dunque, il 2022 è stato un ottimo anno con la produzione italiana di alcol e acquaviti aumentata del 15% in volumi rispetto al 2021 e con una produzione pari a circa 120 milioni di litri e un fatturato di 500 milioni. Ma il 2023 presenta molteplici sfide per il settore. La prima, appunto, l’etichetta sanitaria contenente l’introduzione di informazioni nutrizionali e sulla salute nella presentazione delle bevande alcoliche prevede di fatto l’esclusione di questi prodotti dai fondi di promozione per i prodotti agricoli. «AssoDistil ha attivato un’intensa attività istituzionale per manifestare la propria contrarietà a ogni misura ingiustificatamente denigratoria per il settore - spiega Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil. A proposito di restrizioni sul consumo di alcool, vogliamo sottolineare come non si debba e non si possa separare il consumo di vino da quello delle bevande spiritose, ma occorre portare avanti un’unica battaglia in quanto l’etichetta non risolverebbe il serio problema dell’abuso di alcolici, ma rischierebbe di oscurare il contributo positivo che la produzione di distillati offre in termini di occupazione e di sostenibilità».
La minaccia dell’etichetta irlandese a grappa e distillati
Secondo i dati di Format Research il 53% delle imprese della distillazione troverebbe interessante promuovere un piano di eventi promozionali da tenersi nei Paesi dell’Ue per incrementare la conoscenza del prodotto e le vendite, cosa che non sarebbe assolutamente più realizzabile con l’entrata in vigore dell’etichetta sanitaria. Azzerare i progetti di promozione per la Grappa e per gli altri spirits rischia di vanificare la ripresa dell’export di tutte le acquaviti e liquori.
Vola l’export della grappa
Intanto la grappa piace sempre di più e continua la corsa della Grappa sui mercati esteri (dati Nomisma). Nel 2022 l’export di Grappa ha fatto registrare 60 milioni di euro vs i 51,5 milioni del 2021, dato che si traduce in +16% in valore e +8% in volume. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa vi è la Germania che da sola concentra ben il 59% dell’export di settore, seguita da Svizzera (14%), Austria (5%). Da segnalare il positivo risultato nel mercato Usa (+31% di export in volume) dove da 5 anni sono attivi progetti di promozione della grappa IG.
A questo si aggiunge il fatto che ancora oggi risulta inspiegabilmente sospeso il Decreto sui Consorzi di tutela delle bevande spiritose, strumento cruciale per la tutela e promozione delle produzioni tradizionali nazionali. «Auspichiamo che finalmente venga firmato il Decreto che riconosce il Consorzio della Grappa fermo da cinque anni - prosegue Emaldi - Le bevande spiritose devono poter usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli alimenti ad IG, altrimenti con il rischio di produzione di bevande a nome grappa fuori dall’Italia rischia di compromettere il fatturato del comparto che per i soli distillati vale circa 500 milioni».
Grappa, diminuita la vendita nella gdo
Ai risultati molto positivi per la produzione di alcool e acquaviti e nell’export che testimoniano l’aumento dell’immagine del valore della Grappa percepito dai consumatori di tutto il mondo si contrappone un trend negativo della distribuzione moderna nazionale. In questo canale si assiste a una diminuzione delle vendite del -3,4% in valore rispetto al 2021 (fonte: NielsenIQ). Nel primo trimestre del 2023, però, rallenta il calo a volume e i valori mostrano un +0,9% grazie all’inflazione.
Distillerie, il problema dei costi di produzione
Ma non solo, secondo i dati di Format Research l’82% delle imprese del comparto lamenta un incremento dei costi dell’energia, mentre l’87% un aumento dei costi delle materie prime. Una impresa su 2 ha registrato rincari superiori al 20%. In questo scenario cresce il numero di imprese che si sono rivolte alle banche per ottenere credito: il 34% ha fatto richiesta per un finanziamento e tra queste, nel 67% dei casi l’operazione è andata a buon fine. Sul fronte della sostenibilità 8 imprese su 10 hanno interesse ad essere percepite come sostenibili e il 72% di esse ritiene che il fattore green costituisca un driver per il consumatore in fase di acquisto. Il 21% delle imprese possiede almeno una certificazione green, e il 43% delle imprese non ancora in possesso di tali certificazioni intende dotarsene nei prossimi due anni, percentuale che sale al 46% considerando il prossimo quinquennio.
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Alberto Lupini
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