Di Majo Norante, filosofia bio All'estero il 70% della produzione

L’azienda vinicola Di Majo Norante di Campomarino (Cb) è da sempre legata al biologico. Lo è per certificazione, ma anche per vocazione perché praticava questa coltivazione anche prima dell’entrata in vigore delle leggi

22 maggio 2018 | 11:01
di Pasquale Di Lena
A capo dell’azienda c’è Alessio Di Majo, che con orgoglio e voglia di far conoscere la propria realtà e il proprio lavoro quotidiano racconta dei suoi vini.


Alessio Di Majo

Da quando è iniziata l'avventura del biologico della Di Majo Norante?
La Di Majo Norante è entrata nel sistema del controllo biologico certificato il 19 ottobre 1996, ma già da prima conduceva i propri vigneti con tecniche biologiche senza l'uso di prodotti della chimica sintetica, secondo una filosofia di sostenibilità ambientale. Quindi possiamo dire che abbiamo aderito da subito al biologico, se pensiamo che le prime leggi sul biologico in Italia sono state introdotte tra il 1989 e il 1991.

Quanti gli ettari di superficie destinati al vino bio?
Rispetto alla legge nazionale che regolamenta l'agricoltura bio, la legge regionale del Molise è un po' più restrittiva, nel senso che non sono ammesse le colture parallele, cioè chi aderisce al bio non può decidere di condurre una parte dell'azienda in convenzionale, quindi tutta la superfice aziendale è condotta secondo il metodo dell'agricoltura biologica. Nello specifico oggi l'azienda Di Majo Norante ha una superfice aziendale di 155 ettari, dei quali circa 115 ettari sono condotti a vite.

Quali i vitigni considerati, quali vini e quante bottiglie prodotte dalla vendemmia 2017?
Ribadendo che tutta la produzione dell'azienda è certificata bio, per scelta commerciale, abbiamo due linee di vino bio, che sono l'Aglianico e la Falanghina. La produzione annua per ciascuna tipologia si aggira tra le 25mila e le 40mila bottiglie.



Le vendite in Italia e all'estero come si spartiscono la torta?
Le vendite tendenzialmente si attestano intorno al 30% in Italia e il 70% all'estero, principalmente nord Europa.

Quali sono i mercati principali e quali di essi cominciano a fare la differenza?
Come dicevo prima, il mercato che risponde meglio al vino biologico è il nord Europa.

Quali sono state le risposte ricevute al recente Vinitaly?
La tendenza registrata nell'ultimo Vinitaly è che c'è sempre un maggiore interesse verso i vini biologici.

Fino a qualche tempo fa era diffuso un certo scetticismo da parte del consumatore di vino su una produzione biologica. Continua?
Perché i vini offerti molte volte erano di scarsa qualità, oggi la tendenza è quella di un crescente interesse verso le produzioni bio, dovuto molto alla divulgazione dei mezzi di comunicazione di massa.



Cosa si può fare per far aumentare la fiducia nel consumatore e far esprimere tutte le potenzialità di queste produzioni bio?
Perseverare lungo la strada intrapresa, continuando a comunicare che le produzioni bio sono un potenze strumento per la sostenibilità ambientale e nel contempo proporre vini di migliore qualità.

L'abbinamento bio-territorio è vincente?
Sicuramente sì. A chi non piace vivere in un ambiente più sano?

Qual è il ruolo della ristorazione per un'immagine dei vini bio?
Il ruolo di sempre, la comunicazione del territorio e di tutte le sue eccellenze.

Per informazioni: www.dimajonorante.com

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