Ben sappiamo che il “nettare di Bacco” è fonte di emozioni e non sempre si riesce a descriverle razionalmente. Bere oggi un bicchiere di vino senza soffermarsi su quali profumi primari, secondari o terziari sviluppa, può sembrare per qualcuno un atto improprio. L’aspetto conviviale e di appagamento devono rimanere quelli prioritari. Vero è che ci sono vini che meritano attenzioni diverse, ma se dimentichiamo che bere è un piacere, perdiamo di vista la sua vera funzione. Oggi i vini più consumati sono quelli informali, quelli che non richiedono rituali. Pensiamo al Prosecco: oltre mezzo miliardo di bottiglie bevute “senza pretese”, che non richiedono confronti e ci permettono di consumarle senza dover spiegare niente a nessuno.
Quindici anni fa, proprio con questo spirito, nasceva la linea
Cuvè Zerotre di Villa Domizia. Un bianco e un rosso realizzati pensando a un consumo giovane, informale, ma allo stesso tempo accurato. Il bianco è ottenuto da una selezione di uve
Pinot Bianco, Chardonnay e Moscato Bianco, mentre il rosso è un sapiente assemblaggio di
Merlot, Cabernet e Franconia. Il denominatore comune di questi vini è la freschezza accentuata da sapori fruttati e morbidi.
Per celebrare questi primi tre lustri, è stata voluta una svolta nel packaging, grazie all’
innovativa chiusura del tappo stelvin (a vite), chiusura antica ma contemporaneamente innovativa. Da tempo le varie tipologie di chiusura sono al centro di una particolare attenzione. Quella della
alternativa al tappo di sughero non è una questione insolita e poco sensata. È un serio problema di mercato che non si può sottovalutare. Su determinati vini può risultare lungimirante pensare a chiusure alternative. Il tappo stelvin di sicuro rientra in questa categoria, anche perché al consumatore interessa la qualità del prodotto e il suo prezzo. Una volta che spieghiamo che
la scelta non discrimina il vino e ci permette di annullare certi problemi e difetti, la scelta di campo risulta vincente.
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