Il Corinto nero è un vitigno a bacca nera autoctono della Sicilia. Come suggerisce il nome, è originario della Grecia, dove è conosciuto come Patras Currant o Kourenti, ma coltivato anche nella vicina Turchia ed in molte altre aree europee. Viene menzionato dall’agronomo Agostino Gallo nella sua opera "Dieci giornate della vera agricoltura" (1595) come Uva Marina nera riprendendo la citazione di Plinio Il Vecchio. Nel XVII secolo viene descritto anche dal botanico siciliano Francesco Cupani che parla del Corinto nero appassito al sole indicandolo come Passulina del nostro Regno.
All’inizio del Novecento l’ampelografo Girolamo Molon nella sua "Ampelografia" lo definisce come Passerina nera. Esistono anche due altre varietà, il Corinto bianco e il Corinto rosa, meno diffuse e che non hanno però parentele col Corinto nero, se non, presumibilmente, l'origine greca. Il Corinto nero è caratteristico delle Eolie (Lipari e Salina) nelle quali fu introdotto durante la colonizzazione ellenica del VII secolo avanti Cristo.

Uva Corinto Nero (credito foto: www.civiltadelbere.com)
L'utilizzo odierno
A fine Ottocento il Corinto nero nelle Lipari sopravvisse perché coltivato in un vecchio cratere (Fossa del monte) con un terreno talmente ricco di cenere e di sabbia da non permettere alla fillossera di attecchire. Oggi viene vinificato in purezza dalla Tenuta di Castellaro, che nel 2005 ha intrappreso l’opera di recupero, sia in blend per la produzione della Malvasia delle Lipari Doc. A Salina in purezza presso l’azienda Nino Caravaglio.
Il vitigno è poco vigoroso, con rese basse, matura precocemente. In purezza il vino ha poco colore, naso delicatamente aromatico con profumi profondi. Una delle caratteristiche che lo distinguono è la fruttificazione senza sviluppo di semi, quindi destinato all’essicazione.