Doveva essere il lancio di un prodotto innovativo, di altissima qualità, unico nel suo genere. “Mazzalùa” è stato invece descritto da diverse testate come uno “Champagne” d'aceto, senz'alcol. Un errore, oltre che un illecito, parlare di “Champagne” non solo nel titolo - come ha fatto, per primo, il Sole24 Ore - ma anche nel testo degli articoli. Contattata da Italia a Tavola - Winemag, Rossana Bettini Illy, giornalista e moglie di Riccardo Illy, tra i quattro ideatori di “Mazzalùa”, smentisce di aver mai menzionato la pregiata denominazione francese nel presentare la nuova etichetta.
Di fatto, il comunicato stampa diffuso dal Polo del Gusto, che si occuperà della distribuzione della bevanda tramite Domori - solo uno dei grandi brand del Food&Beverage controllati proprio dall'imprenditore Riccardo Illy - non riporta la parola “Champagne”. Si parla, piuttosto, di “alcohol free sparkling”.
Mazzalùa è un caso. «Mai usata la parola "Champagne"»
Si tratta, dunque, di una “semplificazione” giornalistica, che ha creato un grande clamore tra gli addetti ai lavori. I titoloni dei giornali sfilano uno dopo l'altro sui social, in queste ore. Commentati aspramente da sommelier, esperti di vino, buyer e tecnici, scandalizzati per l'utilizzo della parola Champagne. «Il dubbio che fossimo stati noi a descrivere “Mazzalùa” come uno “Champagne d'aceto senz'alcol”, sfruttando la notorietà del marchio francese per lanciare il nostro prodotto, è del tutto infondato. Nel comunicato stampa che abbiamo diffuso non si parla mai di “Champagne”: una denominazione che rispettiamo e che, tra l'altro, distribuiamo attraverso il Polo del Gusto, avendo nel nostro catalogo, ormai da un anno, lo Champagne Barons de Rothschild. Un'etichetta che Domori distribuisce in esclusiva per l'Italia».
Sull'argomento interviene anche il Bureau du Champagne Italia, organismo di rappresentanza del Comité Champagne sul territorio italiano. «Lo Champagne - commenta il direttore Domenico Avolio - è solo ed esclusivamente il vino elaborato nell'omonima regione francese. La denominazione Champagne è il frutto di tre secoli di storia e del lavoro di generazioni di Champenois che hanno lottato per affermare in tutto il mondo l'unicità dei loro vini e del loro metodo. Non a caso il loro motto è “Il n'est Champagne que de la Champagne”, ovvero “È Champagne solo quello che proviene dalla Champagne”».
Chi produce Mazzalùa: tutto su Poska 1820
La commercializzazione di “Mazzalùa” alcohol free sparkling inizierà domani e avrà appunto come unico distributore Domori. Ma l'obiettivo è quello di portare questo prodotto anche all'estero, dove il mercato delle bevande senz'alcol è in forte ascesa. Alle spalle di questo prodotto, al suo debutto sul mercato dopo una ricerca di quasi tre anni, c'è un team di professionisti con competenze diverse, riunite nella nuova società Poska 1820. Il nome, Poska richiama l'antica bevanda dell'età romana “Posca”, a base di aceto e miscele di erbe aromatiche e spezie.
Ne fanno parte: Ela Kristancic, presidente di Poska, laurea e master in marketing ed esperienza sul campo nell'azienda di famiglia; Rossana Bettini, giornalista, esperta di analisi sensoriale, responsabile delle relazioni esterne e comunicazione; Lan Kristancic, vignaiolo; Francesco Razzetti, capo progetto, esperto del mondo delle produzioni agroalimentari, che si descrive come un “cacciatore di aceto”. «Mazzalùa - spiega il comunicato del Polo del Gusto - è dedicato a tutti coloro che scelgono di non consumare alcol o che non possono consumare alcol per i motivi più svariati, offrendo un prodotto fresco, gradevole, raffinato e spumeggiante, e rigorosamente senza alcol. Insieme al prezioso mosto d'uva, l'aceto di vino naturale invecchiato è elemento imprescindibile nella ricetta segreta di Mazzalùa. A completamento della bevanda, ecco un tratto brillante di anidride carbonica (CO2), utile sia quale conservante naturale, sia come elemento di gioia». Una bevanda curiosa, dunque. Ma tutto tranne che “Champagne".
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Alberto Lupini
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