Non c'è più il tempo nemmeno per gioire. Se il 2021 è stato infatti un anno da ricordare per il vino italiano, il 2022 è iniziato con il piede sbagliato e rischia invece di essere un anno nero. La crisi internazionale scoppiata con la guerra in Ucraina e gli aumenti, collegati o meno al conflitto, dei prezzi di materie prime ed energia, oltre alla carenza ormai cronica di materiali utili alla filiera vitivinicola, possono essere un macigno sull'intero settore.
A lanciare l'allarme è Federvini, facendosi portavoce delle criticità che si trovano ad affrontare centinaia di produttori in tutto il Paese, non soltanto di vini ma anche di aceti e spiriti. «Il 2022 ha tutte le premesse per diventare l’anno della tempesta perfetta - dichiara la presidente Micaela Pallini - da molti mesi lamentiamo una situazione intollerabile rispetto ai costi dei trasporti, che ha danneggiato pesantemente il nostro export. A questo si sono aggiunti il progressivo aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e la crisi internazionale che ha fatto esplodere la penuria di componenti essenziali per i nostri settori».
Micaela Pallini
Vino italiano, il 2021 è stato l'anno della rinascita
Con un valore di circa 2,8 miliardi di euro nel 2021, le vendite di vini nella Grande distribuzione hanno segnato una crescita del 3,7% sull’anno precedente, trainata principalmente dagli spumanti, in crescita del 18,4%, e marginalmente dai vermouth, + 1,4%.
Le vendite di spiriti sono cresciute del 6,5% nel 2021 vs il 2020, arrivando a 1,2 miliardi euro, registrando progressi in tutte le categorie: i best performer sono gli Aperitivi alcolici (+17,3%), seguiti da amari (+7,1%), liquori dolci (+3,3%) e distillati e acquaviti (+3%). Segno meno invece per il comparto degli aceti che ha registrato vendite per 133 milioni di euro, con l’eccezione positiva del balsamico, le cui vendite sono cresciute del 3,5% in valore.
La crescita dell'export di vini e spiriti
Se il mercato interno ha confermato la sua crescita, il 2021 ha visto un nuovo record per le bevande alcoliche nazionali fuori dai nostri confini. Le esportazioni di vino italiano hanno superato i 7 miliardi di euro, in crescita del 13% sul 2020. Anche in questo caso la maggiore crescita è stata segnata dalle bollicine, grazie alle eccellenti performance del Prosecco che ha messo a segno un +31,5% rispetto al 2020; seguono i rossi fermi Dop della Toscana (+15%), i rossi Dop del Piemonte (+17,4%), i bianchi Dop del Veneto (+12,9%) e i rossi Dop del Veneto (+8,9%).
Ancora più rilevante la crescita dell’export di spiriti che ha superato gli 1,3 miliardi di euro nel 2021, +23% rispetto al precedente anno, con l’Italia che si conferma il secondo paese esportatore di liquori dopo la Germania ma ben prima di Irlanda, Francia e Regno Unito.
L'impatto della pandemia: la crisi del fuori casa
Certo, l'impatto della pandemia si è comunque fatto sentire sui consumi di vino e alcolici. Le vendite di bevande nel mercato italiano fuori casa nel 2021 sono state ancora fortemente penalizzate dal Covid. All’interno del canale, le consumazioni di vini e spiriti hanno registrato trend migliori rispetto al mercato e all’intero comparto delle bevande, chiudendo il 2021 a circa il -6% rispetto al 2019, grazie anche a un aumento dei valori medi. In Italia nel 2021 le consumazioni di vino, bollicine, spiriti e amari e liquori dolci sono state quasi 1,2 miliardi. La categoria che ha registrato meno consumazioni, sfavorita anche dalla chiusura delle discoteche, è quella dei liquori e distillati che ha registrato appena 61 milioni di consumazioni.
Il 2022 spaventa anche il vino
In un panorama che descrive uno stato di salute ottimale per il settore del vino italiano, l'orizzonte presenta però nubi quanto mai scure e minacciose. Qualcosa si era già visto al termine del 2021, con i primi segnali di tensione sul fronte dei prezzi e delle materie prime ma con l'esplosione del conflitto in Ucraina la situazione è peggiorata. I numeri sono drammatici: il prezzo del cartone è quasi raddoppiato, il costo dei tappi è aumentato del 40% e il vetro del 25%, con molti fornitori che hanno scritto alle cantine e alle distillerie anticipando nuovi aumenti e addirittura possibili sospensioni delle forniture nelle prossime settimane. Il trasporto su gomma ha avuto aumenti di oltre il 25%, mentre il record si è avuto sui noli marittimi: +400% rispetto al 2020.
«Non abbiamo bottiglie da riempire»
«È inutile accettare ordinativi quando non abbiamo le bottiglie per riempirle con i nostri prodotti, né disponiamo del cartone per imballarli - continua la presidente Pallini - il tema è principalmente il costo, in continuo aumento, ma oggi parliamo anche di disponibilità. Molte cartiere si stanno fermando o stanno rallentando la produzione. Per il vetro poi la situazione è drammatica. A tal proposito, abbiamo scoperto, grazie alla tragedia della guerra, che Paesi come l’Ucraina sono preziose fonti di approvvigionamenti per alcune componenti della nostra filiera. Alcuni settori, penso alle distillerie, sono molto energivori, e quindi il continuo aumento del prezzo dell’energia ha effetti drammatici. Nelle prossime settimane il mondo del vino dovrà accendere le frigorie per la conservazione dei vini, con costi di approvvigionamento elettrico che rischiano di minare la sostenibilità economica di moltissime produzioni. Un vero peccato, perché il 2021 si era chiuso in termini positivi».
Il punto di vista di Santa Margherita
Santa Margherita è una realtà fondata nel 1935 da Gaetano Marzotto, che oggi raggruppa dieci diverse tenute in alcune tra le regioni più belle dell’enologia italiana: Veneto orientale, Conegliano-Valdobbiadene, Lugana, Franciacorta, Trentino-Alto Adige, Chianti Classico, Maremma, Sicilia e Sardegna. Beniamino Garofalo ne è l'amministratore delegato e ha tracciato il quadro della situazione.
«Il 2022 è stato pensato come l’anno della definitiva ripartenza post pandemia, ma l’entusiasmo è stato presto smorzato da nuove incertezze che non aiutano lo sviluppo del comparto e rendono la gestione assai difficile - spiega - ora ci troviamo ad affrontare impreviste criticità di filiera: forti incrementi di valore e scarsa reperibilità interessano le componenti chiave per la commercializzazione dei vini incidendo notevolmente sulla programmazione della produzione da un lato e sulla distinta base dall’altro. Le preoccupazioni non si registrano però solo a monte. Segnali negativi arrivano anche lato consumi: il graduale clima di fiducia riconquistato negli ultimi mesi ha già ceduto il passo ad una contrazione degli acquisti. Lo scenario resta pertanto incerto, facciamo fatica a fare previsioni sul 2022. Dobbiamo però cercare di essere ottimisti: abbiamo superato la sfida degli ultimi anni, troveremo una soluzione anche ora».
Beniamino Garofalo
Le richieste di Federvini
Vista la situazione, Federvini chiede forme di compensazione e aiuti alla promozione, misure di mercato che consentano di superare il momento difficile. «Intanto mi auguro che i recenti interventi del Governo sul caro energia possano convincere i fornitori a venire incontro alle nostre imprese, sospendendo gli aumenti già previsti per aprile - conclude Pallini - Faccio un appello anche a tutte le componenti della nostra filiera allargata, includendo fornitori di imballaggi, trasportatori, distributori, ristoratori. Se ognuno va avanti da solo, con aumenti indiscriminati, non ne usciamo. Troviamo soluzioni che consentano una crescita sostenibile nel tempo. Per le nostre imprese e per tutti i consumatori».
Dal Governo aiuti per nuovi sughereti
Per rispondere in parte all'allarme legato al caro materie prime lanciato da Federvini il Governo, nell'ambito del decreto sostegni Ter, si è impegnato a promuovere, in accordo con la Regione Sardegna, misure incentivanti per la filiera del sughero. La volontà è di sostenere la nascita di nuove coltivazioni di sughereti (necessari per la produzione di tappi) e per garantire la pulizia del sottobosco di querce da sughero in Sardegna.