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Bollicine, cambiano i consumi Si punta su e-commerce e Gdo

Mentre il primo semestre dell’anno ha fatto registrare una contrazione piuttosto contenuta, con il consumo domestico che ha sostituito il fuori casa, il mercato estero ha dato segnali preoccupanti.

di Piera Genta
 
09 dicembre 2020 | 08:32

Bollicine, cambiano i consumi Si punta su e-commerce e Gdo

Mentre il primo semestre dell’anno ha fatto registrare una contrazione piuttosto contenuta, con il consumo domestico che ha sostituito il fuori casa, il mercato estero ha dato segnali preoccupanti.

di Piera Genta
09 dicembre 2020 | 08:32
 

Nell’anno del Covid è prevedibile un periodo non del tutto brillante per il consumo del vino in generale, e le bollicine non sono esenti dal seguire il trend di questo momento di incertezza. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Ovse-Ceves (Osservatorio vini spumanti effervescenti - Osservatorio centro studi economici vini speciali), il primo semestre dell’anno interessato dal periodo di lockdown ha registrato una contrazione piuttosto contenuta, il consumo domestico ha sostituito quello del fuori casa.

Bollicine, cambiano i consumi Si punta su e-commerce e Gdo

Il dato veramente negativo viene dal commercio estero, anche se l’Italia ha fatto molto meglio degli altri Paesi esportatori chiudendo il primo semestre con un -8,6%. La contrazione più significativa rimane quella delle bollicine, che hanno perso quota anche su tutti i 10 Paesi importatori top. L’emergenza Covid ha prodotto uno spostamento dei consumi di vino dal canale Horeca alla grande distribuzione e all’e-commerce e quasi tutte le aziende hanno dedicato maggiore attenzione verso le nuove modalità di vendita che hanno riportato un significante segno positivo. Nel periodo successivo, soprattutto nel mese di agosto, i risultati di vendita delle bollicine in generale hanno mostrato valori positivi con il metodo Italiano (Charmat) a guidare il recupero, una crescita non sufficiente ad arginare le perdite soprattutto alla luce dei nuovi blocchi che limitano altre attività direttamente o indirettamente collegate al consumo del vino.

Prosecco Doc Rosé in tutta Europa
In questo scenario, arriva però qualche buona notizia, come il via libera dell’Unione europea al Prosecco Doc Rosé che potrà essere esportato e commercializzato anche nei mercati esteri. In Italia la vendita era iniziata ad ottobre, un vino prodotto con il metodo Italiano, uve provenienti dal vitigno Glera per l’85-90% e per il resto Pinot Nero vinificato in rosso.

Il consorzio del Prosecco Doc riferisce che quasi tutte le bottiglie prodotte, al momento circa 20 milioni, sono state prenotate prima ancora di uscire dalle autoclavi. Il direttore Luca Giavi precisa che «il Prosecco Doc, pur soffrendo il rallentamento delle vendite, ha operato individuando soluzioni (condivise con la filiera e le amministrazioni regionali e nazionali) capaci di esaltare le capacità e le intuizioni del sistema produttivo nella gestione dei volumi disponibili e nell’avviare iniziative dinamiche capaci di tenere sempre accesi i riflettori sulla denominazione, come lo è stata l’introduzione della tipologia rosé».

Bollicine in rosa, un mercato in crescita
Le bollicine in rosa da qualche anno sono diventate una tipologia consolidata. Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini, in occasione della presentazione della ricerca “Rosato & Spumante”, l’Italia al momento ne produce 49 milioni di bottiglie, che nel 2021 dovrebbero superare i 60 milioni rispetto ad una produzione mondiale che dovrebbe attestarsi su 160. Se si guarda ai consumi nel mondo, le previsioni al 2021 dicono che si divideranno tra un 95% di bollicine bianche e 5% di quelle rosate. Per monitorare la crescita del fenomeno il consorzio dei vini d’Acqui ha lanciato l’idea di istituire un Osservatorio permanente delle bollicine rosa in Italia.

Bollicine, cambiano i consumi Si punta su e-commerce e Gdo

Le voci dei consorzi di tutela: si resiste alla crisi
La crisi globale con il forte rallentamento dell’industria turistica e la chiusura parziale dei luoghi di ritrovo porta inevitabilmente una contrazione dei consumi e il comparto richiede alle istituzioni interventi rapidi a salvaguardia soprattutto delle piccole e medie imprese. Sull’andamento delle vendite in occasione delle festività di fine anno, che rappresentano tradizionalmente un’occasione significativa per consumare vini importanti, abbiamo raccolto le voci dei consorzi di tutela.

«Il nostro prodotto ha dinamiche diverse - spiega il presidente del Consorzio Alta Langa Docg, Giulio Cocchi - siamo una denominazione in crescita che ha mantenuto le sue posizioni. Molti dei nostri associati stanno registrando la mancanza del prodotto sui punti vendita. Nei prossimi giorni avremo i dati della vendemmia, la previsione è di avere una disponibilità di uve per produrre circa 3 milioni di bottiglie e abbiamo anche nuovi ingressi di soci nel consorzio. Siamo abituati a ragionare in termini di lungo periodo, il displinare ci impone di aspettare 3 anni e poi se il prodotto rimane in cantina un anno in più sicuramente andremo incontro ad un miglioramento qualitativo».

Pur fotografando il clima di incertezza, Roberto Ghio, presidente del Consorzio tutela Gavi, commenta: «Con una produzione pari a circa 30mila bottiglie nel 2019, la tipologia Spumante Metodo Classico Gavi Docg, 100% Cortese, è una nicchia di dimensione ridotte rispetto ai 12,5 milioni di bottiglie di Gavi tranquillo, ma di riconosciuta straordinaria qualità. Esprime infatti la vocazione centenaria dell’uva Cortese alla spumantizzazione, che si presta, per freschezza e struttura, alla produzione di bollicine eleganti, dal fine perlage, complesse e mai banali, premiate da quel mercato di winelovers che cerca assaggi alternativi alle denominazioni più conosciute».

Le bollicine di montagna Trentodoc continuano a beneficiare di una domanda crescente e di un miglioramento della quota di mercato. In questo periodo il Consorzio si è orientato verso i canali social cercando di sostenere i suoi associati, mettendo a disposizione un’applicazione mobile pensata per accompagnare le persone alla degustazione nei momenti conviviali a casa e al ristorante, oppure durante un viaggio. 55 case spumantistiche, 200 punti di interesse, 175 schede tecniche e una sezione dedicata alle degustazioni guidate racchiudono tutto il mondo Trentodoc.

Il Consorzio del Franciacorta proprio nel 2020 avrebbe dovuto festeggiare i 30 anni di fondazione e inaugurare la sua nuova sede ad Erbusco (Bs). Celebrazioni che non hanno potuto avere luogo. Nell’insieme, pur continuando a scontare in modo evidente gli effetti della crisi, le bollicine Franciacorta mostrano nel terzo trimestre segnali positivi di ripresa, con un parziale recupero rispetto alla perdita che si era registrata nel primo semestre. Analizzando le esportazioni, a livello di singole nazioni, la Svizzera conferma il proprio primato con volumi in crescita. Seguono rispettivamente il Giappone, anch’esso in crescita rispetto al 2019, la Germania, gli Stati Uniti, il Belgio e la Norvegia.

Bollicine, cambiano i consumi Si punta su e-commerce e Gdo

Gli spumanti dolci
Con il periodo natalizio alle porte ci avviciniamo ad un momento strategico per gli spumanti dolci. Il Consorzio dell’Asti Docg, racconta il direttore Giacomo Pondini, sta dando il via una nuova comunicazione web e tv legata al testimonial Alessandro Borghese per invitare a una modalità di consumo più completa, perché l’Asti Docg ad oggi può essere considerato uno spumante a tutto pasto, grazie anche alle versioni a ridotto contenuto zuccherino. Altra attività promossa dal Consorzio dell’Asti riguarda 25 rotatorie tra acquese, astigiano e cuneese per conoscere e individuare in maniera inequivocabile e immediata dove sono i vigneti di Moscato. «Sui primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2019 abbiamo registrato un incremento a livello generale di vendite sui nostri prodotti - spiega Pondini - in generale le vendite dell’Asti sono rimaste in linea mentre abbiamo rilevato un incremento importante delle vendite del Moscato d’Asti. Sicuramente le prospettive non sono rosee, ma siamo convinti che anche in questo periodo non mancherà la voglia di celebrare».

Per Paolo Ricagno, presidente del Consorzio Vini d’Acqui che tutela il Brachetto d’Acqui Docg, «il periodo che stiamo attraversando è difficile e complicato. Le emergenze che si susseguono e le disposizioni messe in atto dai Governi per contrastarle ci costringono a riprogrammare le produzioni e a ripensare al futuro della nostra filiera. Tuttavia, nonostante tutte queste gravi incognite e le ripercussioni che queste hanno e avranno sui consumi, siamo certi che in vista nelle feste di fine anno il Brachetto d’Acqui Docg riuscirà a soddisfare il pubblico di appassionati che amano questo vino perché ne apprezzano l’unicità e l’originalità. È un legame che non si può spezzare. Chi sceglie il Brachetto d’Acqui Docg lo fa perché sa perfettamente che è un vino unico nel panorama enologico mondiale e noi siamo gli unici a produrlo seguendo le tradizioni e con le corrette tecnologie in vigna e in cantina. Una garanzia di origine e di produzione confortata dal fatto che il Brachetto d’Acqui Docg, venduto per il 65% sul mercato italiano, è vino ideale con i dolci natalizi, sia quelli regionali sia quelli della tradizione nazionale. Inoltre - aggiunge Ricagno - è tra i pochi vini che è possibile gustare con il cioccolato. Una “coccola” in più che quest’anno proprio non deve mancare per noi e per i nostri cari».

Signorvino cerca nuove strade nel connubio arte-vino
In un anno che si conferma drammatico, soprattutto per il settore della ristorazione, la catena Signorvino, nata nel 2012 e arrivata oggi a ben 18 punti vendita sul territorio nazionale, ha voluto reagire con positività incrementando le proposte online, il delivery e sviluppando il concetto di omnicanalità. «Siamo tutti preoccupati per la situazione che stiamo vivendo, a livello sanitario ma anche economico - fa notare Federico Veronesi, general manager Signorvino - abbiamo avuto un inevitabile calo del fatturato che sta proseguendo. La parte di vendite online sta in parte ovviando a questa difficile situazione e speriamo che, anche in vista del periodo natalizio, si assista ad un incremento di vendita: pensiamo ad esempio alle bollicine italiane, immancabile brindisi o regalo per le feste».

«Proprio per celebrare questa tipologia di vino - aggiunge Veronesi - abbiamo voluto mettere in relazione un esempio di arte moderna italiana, lo street artist Teo Kay Kay, con un’azienda simbolo della produzione vinicola del Belpaese nota in tutto il mondo, Ferrari. 30 le bottiglie decorate a mano e dedicate al nostro Paese. Un connubio fra arte e vino che abbiamo voluto dedicare al nostro tricolore per un progetto che speriamo possa essere un messaggio positivo al nostro Paese che non può arrendersi e che deve credere nella ripresa. Soprattutto le grandi aziende che devono essere mosse da un grande senso di responsabilità. Signorvino in questi mesi ha continuato ad investire, abbiamo due prossime aperture a breve su Milano e quindi numerose assunzioni imminenti: facciamo il possibile per dare il nostro contributo non soltanto in senso aziendale ma verso la collettività».

Bollicine, cambiano i consumi Si punta su e-commerce e Gdo

Bollicine d’oltralpe
Il 2020 è stata un’annata particolare per il vigneto Champagne. Vendemmia precoce e splendida che completa una trilogia eccezionale: come nel 2018 e nel 2019, le condizioni climatiche hanno offerto una vendemmia di altissima qualità. Lo Champagne è un prodotto di lusso legato alle celebrazioni e sta soffrendo delle conseguenze economiche e sociali dell’epidemia con un netto calo dei consumi. Sull’intero anno le vendite rischiano di crollare, secondo le previsioni più pessimistiche, sotto i 200 milioni di bottiglie, contro i 297 milioni del 2019 e al livello del 1985. Da tenere presente che circa il 40% delle vendite annuali si fanno tra settembre e dicembre. Per il vigneto di Champagne, un sostenitore della legge “EGAlim” per il controllo del sottocosto e delle promozioni, è fuori discussione svendere le bottiglie, che saranno conservate in attesa di tempi migliori, quindi è stato deciso di tagliare la produzione del 22% per evitare sovrapproduzione e circa 1,25 miliardi di bottiglie, ovvero quattro anni di scorte, riposano nelle cantine.

«Le vendite del primo semestre sono state quasi paralizzate per i tre mesi del lockdown, dopo un gennaio e un febbraio positivi che facevano ben sperare», sottolinea Massimo Sagna, importatore in Italia di grandi miti come Champagne Louis Roederer. «Dal mese di giugno si è ripreso a lavorare con ottimi ritmi che hanno permesso di recuperare parte del calo subito nel periodo marzo-maggio. L’andamento è rimasto positivo fino a due terzi di ottobre. Le nuove misure restrittive hanno causato una repentina frenata del lavoro in quasi tutti i settori, con poche eccezioni. Hanno continuato a lavorare bene le società ben strutturate per la vendita online. il futuro non si può prevedere, ma ritengo che, se si riaprono le attività a fine novembre, le vendite sicuramente si riprenderanno e si potrà limitare i danni arrecati dal Covid. Il 2020 resterà comunque nella storia come l’anno più difficile degli ultimi decenni».

Spumanti da zone non di tradizione
Complice la ricchezza ampelografica di vitigni autoctoni che il nostro Paese ha a disposizione, negli ultimi anni si è notato un aumento nella produzione di spumanti prodotti in zone diverse da quelle di maggiore tradizione. Numeri minoritari rispetto a Franciacorta, Prosecco, Trentodoc, Asti, ma che portano nel bicchiere a volte l’estro e la fantasia di un produttore, le potenzialità del territorio raccontando storie di eccellenza che incuriosiscono il pubblico di appassionati, creando nuovi sbocchi produttivi e diventando anche una risorsa significativa.

Di questi giorni il lancio di un’edizione speciale dello spumante metodo Classico Pas Dosé della cantina Scacciadiavoli, una delle realtà vitivinicole più antiche del territorio umbro con oltre un secolo di storia. Una produzione limitata, affinato per 10 anni sui lieviti, 85% Sagrantino, il rimanente Chardonnay, ricco e cremoso con una buona intensità di frutti agrumati accompagnati dalle note tostate e burrose. Nel Lazio, l’azienda Marco Carpineti utilizza l’antico vitigno Bellone, recuperato e interpretato in un metodo Classico con 24 mesi sui lieviti, mentre con il Nero Buono di Cori ottiene il Kius Extra Brut Rosé, 36 mesi sui lieviti.

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In Abruzzo a Giulianova (Te) l’azienda Faraone è stata la prima della regione ad aver ricevuto l’autorizzazione a produrre spumante. Con il vitigno Passerina produce un brut metodo Classico di grande personalità e dal sorso maturo. Pecorino 60%, Cococciola e Passerina per il restante 40% da vigneti coltivati su terreni a giacitura collinare nel comune di Controguerra, in provincia di Teramo, danno vita ad Auspicio, un metodo Classico dell’azienda Lidia & Amato. Con il Nerello Mascalese la cantina Firriato prepara Gaudensius Blanc de noir, Etna Doc Metodo Classico Brut, la cui vinificazione avviene all’interno della cantina ricavata in un baglio etneo risalente al Seicento.

Risalendo lo Stivale, ad Albenga (Sv) in Liguria, La Vecchia Cantina con uve Pigato, vitigno rappresentativo del Ponente ligure, produce un metodo Classico dosaggio zero, U Bertu, in onore del fondatore. E terminiamo in Piemonte, nella bassa Val di Susa, con il brut millesimato, 24 mesi sui lieviti, da uve Baratuciat prodotto da Agriforest di Almese (To). Poche bottiglie per la prima annata, quasi una produzione sperimentale con la volontà di crescere.

Vini affinati in luoghi insoliti
Il periodo di affinamento nel metodo Classico è una delle fasi più importanti nel processo di produzione delle bollicine. Il vino si “rifinisce” e vengono definite le caratteristiche aromatiche. Assenza di luce e di rumore, temperatura e umidità costanti e immobilità sono condizioni fondamentali per la scelta del “luogo perfetto”. Partendo dalle suggestive grotte scavate nel gesso che risalgono all’epoca gallo-romana nella zona dello Champagne fino alle diverse sperimentazioni di questi ultimi decenni, sono tante le pratiche che fanno tendenza.

Pioniera nella ricerca di luoghi inconsueti è stata l’azienda vinicola Bisson di Chiavari (Ge) che già nel 2009 posò in fondo al golfo di Portofino 6.500 bottiglie di Abissi Riserva Marina di Portofino a base Bianchetta, Vermentino Ligure e Cimixià. Nelle acque di Porto Conte in Sardegna, la Cantina sociale di Santa Maria di Palma fa affinare l’Akenta il cui nome deriva dall’augurio sardo “A Chent’annos”, è uno spumante vermentino di Sardegna Doc, prodotto secondo il metodo Charmat da uve coltivate all’interno del Parco di Porto Conte dalla Cantina sociale di Santa Maria di Palma.

Bollicine, cambiano i consumi Si punta su e-commerce e Gdo

Dall’acqua di mare a quella dei laghi: nelle profondità del lago d’Iseo nasce il Nautilus cru storico, Blanc de Noirs, niente Cuvée, solo vendemmia di un anno, a 35 metri di profondità, sul fondale antistante Peschiera Maraglio, comune di Monte Isola. Sul fondo del lago di Garda a 38 metri di profondità la cantina Riva del Garda nel mese di giugno ha inabissato 1.200 bottiglie di spumante Brezza Riva Riserva, uve Chardonnay che crescono in un prezioso vigneto collocato nell’Alto Tennese a conduzione biologica.

Dal mare alla montagna, nei locali all’interno del Pavillon du Mont Fréty, la stazione intermedia della funivia rotante Skyway del Monte Bianco a 2.173 metri, troviamo un vinodavvero estremo, la Cuvée des Guides, un extra brut prodotto dalla Cave Mont Blanc di Morgex et La Salle con le uve Prié Blanc di vitigni coltivati sino a 1.200 metri di quota, sul versante della sinistra orografica della Dora Baltea.

Ma ci sono anche le grotte: la cantina ligure Durin, dopo una ricerca durata 15 anni, ha pensato di affinare il proprio metodo Classico nella Grotta Basura, nel complesso delle Grotte di Toirano, in provincia di Savona. Tramin, cantina altoatesina, tra le più antiche della zona, ha scelto la miniera di Monteneve, in Val Ridanna, per affinare il suo Gewürztraminer Epokale, l’annata del debutto quella del 2009. In Piemonte, l’azienda vinicola L’Autin ha scelto una miniera di talco abbandonata in Val Germanasca per il suo Eli brut. Ed ancora l’azienda Nove Lune di Bergamo affina lo spumante Costa Jels, prodotto con uve Bronner, Johanniter e Souvignier gris, nell’omonima miniera a Gorno.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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