Beniamino Garofalo lascia Santa Margherita. La gestione passa a Stefano Marzotto

Dopo tre anni Beniamino Garofalo lascia la guida del Gruppo vinicolo per ragioni personali e la voglia di confrontarsi con progetti nuovi. Le deleghe operative passano a Stefano Marzotto

24 dicembre 2022 | 12:32

Da gennaio Santa Margherita cambia il vertice. Dopo avere traghettato positivamente il gruppo vitivinicolo nel periodo di crisi del Covid, facendolo salire in 3 anni da 184 a 260 milioni di fatturato e rafforzandolo anche negli Stati Uniti (principale mercato grazie a vini come il Pinot Grigio), Beniamino Garofalo, d’intesa con la famiglia Marzotto, lascia l’incarico di amministratore delegato. Operativamente lo sostituisce ora Stefano Marzotto, presidente di Zignago holding, mentre alla presidenza resta Gaetano Marzotto. Ottima anche la situazione reddituale lasciata in eredità, visto che nel periodo l’ebitda (il margine operativo lordo della gestione) è passato da 53 a 87 milioni di euro.

Garofalo pensa a nuovi progetti

Garofalo parla di una scelta che aveva maturato da qualche tempo: «Il mio mandato - dice - era in scadenza e i risultati sono eccellenti, ma ragioni personali e la voglia di confrontarmi con progetti nuovi mi spingono a cercare nuove strade».

Fra i risultati più significativi della gestione di Garofalo va ricordata la valorizzazione della “galassia” Santa Margherita, che per la prima volta è riuscita a creare sinergia fra i diversi brand e i vini prodotti in varie parti d’Italia che si sono aggiunti negli anni al core business del Pinot grigio. È il caso di Ca' del Bosco, Kettmeir, Mesa, Terrelíade, Lamole di Lamole e Cà Maiol. Un risultato dovuto anche all’esperienza del manager milanese che era già passato attraverso importanti incarichi in aziende come Ferrari-Lunelli, Pepsico, Heinz, Danone e Lvmh.

Ora per Beniamino Garofalo si apre la fase di nuovi progetti con l’obiettivo immutato di creare valore. Sinergie, collaborazioni con altri competitor per ridurre i costi, promozione dei brand su mercati che mixano sempre più horeca e gdo e si riorganizzano con piattaforme di vendita online sono i suoi piani d’azione preferiti. Un po’ quello che il mondo del vino, ma in genere tutto l’agroalimentare italiano, deve mettere al primo posto per vincere le sfide internazionali e fare sistema. Vedremo se il manager milanese assumerà nuovi incarichi operativi in qualche importante gruppo o preferirà invece puntare su un ruolo di consulente per favorire aggregazioni fra aziende per fare crescere il valore aggiunto e l’efficienza.

 

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Alberto Lupini


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