Bar Convent Berlin: l'Italia fa sentire la sua voce, ma emergono alcune criticità

Il Bar Convent di Berlino 2024 ha visto una partecipazione ridotta rispetto agli anni precedenti. Gli operatori italiani chiedono più focus sul business, suggerendo l'apertura anche ai consumatori finali

16 ottobre 2024 | 17:54
di Nicole Cavazzuti e Stefano Fossati

Si è conclusa mercoledì 16 ottobre l'edizione 2024 del Bar Convent di Berlino (BCB), principale fiera trade dell'industria del beverage in Europa. Italia a Tavola ha chiesto un bilancio ad alcuni dei principali operatori italiani presenti alla manifestazione, in particolare dopo le prime due giornate (lunedì 14 e martedì 15), da cui emergono molte luci e qualche ombra. Con conseguenti riflessioni su come possa essere migliorata l'organizzazione in prospettiva futura. Ecco che cosa ci hanno risposto.

Visitatori in calo al Bar Convent di Berlino

Se Fabrizio Tacchi, brand ambassador della Distilleria Caffo, esprime soddisfazione per le visite ricevute allo stand ("dove facciamo assaggiare il Vecchio Amaro del Capo sia liscio sia in miscelazione") nelle prime due giornate del BCB, altri evidenziano un andamento non proprio omogeneo fra lunedì e martedì: «Il primo giorno non è stato così soddisfacente, abbiamo avuto poche visite. Molti italiani ma pochi contatti utili per il business» nota Eugenio Muraro, creatore di MeMento, primo distillato analcolico italiano, che prosegue: «È andata meglio il secondo, con contatti più interessanti anche se in misura minore rispetto agli anni precedenti. Mancano totalmente i visitatori extraeuropei, in compenso ci sono maggiori presenze dall'Est Europa. In generale, ad oggi, posso comunque dire che la manifestazione è meno frequentata rispetto agli anni scorsi».

Anche per Nino Mason Carta, export manager e terza generazione della famiglia alla guida della distilleria sarda Silvio Carta, il primo giorno è stato più tranquillo rispetto agli anni scorsi. «Ma per fortuna avevamo già pianificato in anticipo gli incontri con i nostri partner e clienti. Arrivare a Berlino con un'agenda organizzata è ormai essenziale, bisogna giocare d'anticipo per sfruttare al meglio le opportunità che queste fiere offrono, considerando che è sempre più difficile sviluppare nuovi contatti solo incontrandoli casualmente sul posto». Decisamente meglio è andato il secondo giorno, con un numero maggiore di persone e incontri: «Abbiamo incontrato partner internazionali e amici italiani in visita qui, dove quest'anno abbiamo portato in anteprima il nostro liquore ai fiori di sambuco Paper Elder Flower: è stato un successo!».

Esprime moderata soddisfazione Vanessa Piromallo, co-fondatrice de IlGin.it, anche se, puntualizza, «a causa della sua grandezza, la fiera risulta dispersiva e c'è molta differenza in base alla posizione e alla tipologia di stand e prodotto offerti. Un tempo c'erano molti più bartender curiosi di scoprire novità, mentre ormai l'impressione è che tanti vengano a salutare i soliti amici, a divertirsi e a provare le solite cose anziché confrontarsi con le novità». Per il segmento del gin, comunque, il bilancio generale è positivo: «Rimane palesemente il distillato più presente in fiera. E l'Italia mette in mostra moltissimi prodotti dalla grande varietà e qualità». Un po' meno entusiasta, infine, Lorenzo Bianchi, business developer manager in sales & trade marketing di Fratelli Branca: «È andata bene, ma meno dello scorso anno. Sono 10 anni che vengo al BCB e anche qui, ormai, mancano i grandi gruppi come Diageo, Martini, Campari… Intendiamoci, i visitatori ci sono, ma si limitano soprattutto ai due padiglioni all'ingresso. Fra gli stand, ci sono per lo più tanti piccoli produttori in cerca di distributori». «In realtà Diageo c'è, ma solo con Don Julio, in linea con la decisione degli ultimi anni di partecipare solo attraverso i singoli brand» gli fa eco Luca Tousijn, brand manager di Compagnia Dei Caraibi; «Campari non c'è, come l'anno scorso, ma ha occupato in esclusiva cinque piani di un palazzo vicino. E Martini è assente da questa manifestazione ormai da diversi anni».

Berlino, per il beverage, resta il riferimento in Europa

Al netto di queste osservazioni, il parere unanime è che il BCB resta la manifestazione di riferimento per il comparto a livello europeo. «È un momento imprescindibile di incontro con alcuni dei nostri principali clienti, dove possiamo presentare a un pubblico internazionale i nostri prodotti legati alla tradizione e al territorio sardo» osserva Nino Mason Carta, in linea con l'opinione di Vanessa Piromallo de IlGin.it: «BCB rimane la fiera più prestigiosa del settore in Europa e ha un ruolo fondamentale per il networking fra tutti gli elementi del settore bar & beverage».

A rendere vincente il BCB rispetto ad altri appuntamenti, come Athens Bar Show o Roma Bar Show, è la collocazione geografica centrale nel Vecchio continente, ma anche - riflette Eugenio Muraro di MeMento - «un'organizzazione molto efficiente e a una logistica che permette di raggiungerla agevolmente. Negli anni scorsi abbiamo visitato e in alcuni casi partecipato ad altre fiere, come Imbibe a Londra, ma non erano allo stesso livello». Pure Nino Mason Carta evidenzia la qualità dell'organizzazione: «BCB quest'anno ha organizzato molto bene la piattaforma online, che permette di fissare incontri tra espositori e visitatori. Un approccio moderno e utile, che facilita le possibilità di fare business».

Lo stesso Nuccio Caffo, in qualità di presidente del Consorzio nazionale Grappa, punta l'attenzione su come il BCB sia ormai un appuntamento imperdibile non solo per bartender e mixologist, ma soprattutto per i buyers, distributori e proprietari di bar: «Il Consorzio debutta quest'anno a Berlino con un proprio stand per inaugurare la prima missione internazionale del progetto di promozione del marchio collettivo all’estero. Con oltre 12.500 visitatori da 88 paesi, rappresenta un'occasione strategica per far conoscere e apprezzare la qualità e l'unicità della grappa soprattutto in Germania, un mercato chiave per l'espansione internazionale del nostro distillato di bandiera». In ogni caso, continua Vanessa Piromallo, «anche il Roma Bar Show ha le potenzialità per essere veramente importante per il business di settore, al momento è però un po' troppo occasione di festa e bevute, più che di business. La stessa osservazione peraltro può essere rivolta alla rassegna di Atene, dove per i piccoli produttori può risultare faticoso ottenere i massimi benefici rispetto all'investimento».

BCB, la fiera del futuro? Aperta anche ai consumatori

Dalle diverse risposte emerge chiaramente che il mercato è in piena evoluzione e anche le fiere di settore devono rinnovarsi per tenere il passo. Sintetizzando anche il pensiero di gran parte dei suoi colleghi interpellati, Lorenzo Bianchi (F.lli Branca) lamenta soprattutto il fatto che «questi eventi trade coinvolgono troppo poco i consumatori». Ancora più esplicito Eugenio Muraro: «Da qualche anno queste manifestazioni sono frequentate sempre dalle stesse persone del mondo B2B, sono diventate più un punto di ritrovo per incontrarsi piuttosto che una reale occasione di business. Dovrebbero aprirsi maggiormente al mercato B2C coinvolgendo i clienti finali, che - non dimentichiamolo - sono quelli che acquistano e consumano i prodotti».

A maggior ragione oggi, come spiega anche Nino Mason Carta, la possibilità di acquisto diretto attraverso il canale ecommerce di tanti prodotti "tecnici", non disponibili nella grande distribuzione, fa sì che «il contributo dei consumatori finali diventi ancora più importante per la diffusione e lo sviluppo di un brand». In controtendenza Fabrizio Tacchi di Caffo: «Del BCB apprezzo soprattutto il fatto di essere rivolto esclusivamente agli operatori, favorendo il dialogo diretto con le aziende senza mischiare target B2B e B2C. Per i consumatori ci sono altri eventi, organizzati nelle varie città in modo da coinvolgerli in maniera più appassionante». Riflessione condivisa almeno in parte da Vanessa Piromallo (IlGin.it): «Proprio perché sono presenti tanti piccoli brand in cerca di importatori e acquirenti, secondo me la fiera del futuro dovrebbe basare tutti i servizi sull'incontro fra domanda e offerta e molto meno sull'occasione per bere e fare festa. Che va benissimo, è stupendo e attira le persone, ma finisce per diventare il focus principale di troppi eventi che dovrebbero essere invece incentrati sul business».

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Alberto Lupini


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