Addio a Stanko Radikon Simbolo della viticoltura italiana

12 settembre 2016 | 15:08
di Liliana Savioli
Ieri, 11 settembre, è partito per il suo ultimo lungo viaggio Stanko Radikon (nella foto), un uomo sincero come i suoi vini. Che non si è mai tirato indietro alle sfide, che ha continuato imperterrito per la strada che aveva intrapreso. Un colpo al cuore leggere che non ci sei più. Ricordi che si accavallano, sorrisi che non vedrò più, voce che non sentirò più. Ma i tuoi vini continueranno a parlare per te, ci faranno ancora emozionare e sognare e discutere.


Stanko Radikon

Brindo a te Stanko con la tua Ribolla gialla 2007. In bottiglia da un litro perché dicevi che una bottiglia da 750 ml finisce subito. L’ho portata, tempo fa, a una degustazione di abbinamento vino/ musica. È con quella degustazione che ti voglio ricordare. Una degustazione emozionante, come i tuoi vini.

Un vino seducente ma rockettaro, introverso ma lineare, che ti porta in riva al mare. Ricordo che a molti ha inspirato una passeggiata sulla battigia con i piedi a mollo con il ritmo della risacca. Un colore dorato come lo è il rame appena uscito dal forno. Gira lentamente nel bicchiere, non ha fretta di esprimersi, vuole che gli dedichiamo il giusto tempo. Lui di tempo ne ha messo tanto prima di finire nel nostro bicchiere.

Ma poi comincia a raccontare storie di mare, di mieli di castagno, di legni di ciliegio, di uva appassita al sole, di capperi sotto sale, di canfora. Un continuo e infinito viaggio in moto con il vento in faccia.

Ecco la sapidità al palato, ecco la nota tannica della ribolla, ecco la sua freschezza, ecco la delicata nota amara. Ecco la lunghezza di un vino bianco, che poi bianco non è, che dopo quasi 10 anni si esprime ancora al meglio, facendo ballare le papille gustative.

Tutti in silenzio, concentrati a farsi commuovere. Ho fatto partire “All right now” suonata dai Free; tutto ritmo, gioia, voglia di ballare. So che sorriderai di gusto, che ancora mi dirai «ciò, ancora viva te son» (ancora viva sei), so che ci vedrai dall’alto e i tuoi occhietti furbi continueranno a controllare tutto.

Che la terra ti sia lieve Stanko.

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Alberto Lupini


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