«A chi piace il bere parla sempre di vino». Difficile contestare la attualità di questo proverbio, che sembra scritto per i winelover che da qualche tempo popolano il mondo. Chiunque si sia trovato a condividere un pranzo o una cena con amanti o esperti di vino, siano essi giornalisti, enologi o viticoltori, potrà confermare che non si parla d’altro. Una vera ossessione o idea fissa, piacevolissime s’intende. Il fatto è che l’anonimo estensore di questo proverbio, verosimilmente databile a un’epoca non recente, poiché i proverbi rappresentano una cultura popolare orale che ha bisogno di sedimentarsi con l’autorevolezza decretata dall’uso e dal tempo, non poteva prevedere che l’Italia conviviale degli ultimi anni avrebbe conosciuto una metamorfosi che avrebbe portato l’intero Stivale a parlare, oltre che di vino, di cibo. È vero che gli italiani, soprattutto in certe regioni (l’Emilia tra tutte), sono sempre stati propensi a un approccio sensuale al cibo, non volto strumentale alla sola necessità di nutrirsi.
Proverbi del vino: “In vino veritas”
Di sicuro un ricordo d’infanzia è legato a un proverbio sul vino. Pensiamo a un’osteria storica, buia come una cripta, dove si entrava con i grandi prima del pranzo e li si guardava bere l’ombra di bianco. Su una parete era incorniciata una frase in una lingua che non conoscevamo, ma che suonava antica e sacra: “In vino veritas”, forse il proverbio più celebre legato al prodotto della vite. Da bambini non si va per il sottile, si prende tutto alla lettera, e ci si chiedeva quale mai fosse il potere magico del vino, se era capace di contenere la verità o di spingere a dirla, come una sorta di macchina della verità di quelle utilizzate della polizia americana. Eppure per i bambini risulta spesso un liquido fetido che sembra l’emblema dell’età adulta, a cui si preferisce ogni genere di orrenda bevanda zuccherata e gassata che “fa male”, dicevano le nonne.
In vino veritas: uno dei più antichi proverbi legati al vino
Per ragioni mediche - legate alla capacità dell’organismo di processare l’alcol - il vino è dunque proposto in età adulta e proprio per questo, in relazione all’alterazione che porta, molti proverbi legano la gaiezza al vino. “Chi non ama le donne il vino e il canto è solo un matto e non un santo” è un motto di condanna palese, perché si sa “Il vino è come l’amore: scalda la testa e il core”.
Proverbi del vino e la battaglia anti-idrica
Ce n’erano, di nonne, che pur non promuovendo palesemente il consumo di vino, allevavano però i nipoti a una atavica diffidenza verso l’eccessivo consumo d’acqua, soprattutto durante i pasti. “L’acqua fa crescere le rane in pancia” e “l’acqua marcisce i pali” sono due proverbi che si sentivano spesso nel Veneziano. La laguna di Venezia sembra lo sfondo naturale di quelle massime, soprattutto la seconda, essendo l’immagine dei pali nell’acqua un simbolo delle origini della città. Ma è evidente che la concausa della sua creazione era l’invenzione capziosa di un argomento con cui il bevitore di vino si auto-assolveva, una massima pro domo sua. Bevo vino perché l’acqua fa male.
Molti proverbi legano la gaiezza al vino
E proprio i proverbi forse mostrano come anche nelle massime di origine popolare l’Italia sia un paese composito, di culture regionali e locali, oppure fatte proprie dalle varie regioni in un processo di scambio e appropriazione. La battaglia anti-idrica in funzione filo-enoica si registra anche in Friuli dove si dice “cul vin sta tra amis, cu l’aga si lava i pis” (col vino si sta tra amici, con l’acqua si lava i piselli), e in Romagna: “l’acqua la fa mèl, e ven a fa canté” (l’acqua fa male, il vino fa cantare). Fino al più sarcastico e lapidario: “A chi non piace il vino, il Signore tolga anche l’acqua”.
Proverbi del vino: è più migliore nella botte piccola?
A volte i proverbi riflettono opinioni comuni del tempo che li ha visti nascere, e se il significato metaforico rimane valido oppure opinabile, quello letterale col tempo si è rivelato errato, o almeno messo in discussione e sottoposto a revisione. “Nella botte piccola c’è il vino buono” è una massima che le persone di bassa statura continueranno a usare, ma ha perso un po’ della sua tradizionale forza da quando è invalsa nell’uso la pratica dei tini in acciaio o delle vasche in cemento al posto o in aggiunta alle botti in legno. Se dunque la botte piccola era un tempo sinonimo di piccola selezione qualitativa, nel tempo dei modernisti o dei Barolo boys è diventata sinonimo di moda barricata, oggi (per fortuna) in declino. Come negare dunque che “Botte buona fa vino buono”? Anche se il vignaiolo accorto sa che “Chi pota bene, vendemmia bene” e beve bene di conseguenza.
Nella botte piccola c'è il vino buono?
Dai proverbi deriva anche la saggezza delle buone pratiche, come quella di assaggiare il vino prima della fine dell’autunno. “A san Martino, apri la botte e assaggia il vino”, dice il proverbio, non per nulla il tempo del Novello cade proprio nei giorni in cui si mangia l’oca a San Martino. Dai contenitori di affinamento, alla poesia della vita con “Na’ tavola senza vino è comme ‘na jurnata senza sole”. A Napoli anche la proverbiosità sul vino risente della tendenza al lirismo di un popolo con una grande tradizione canora in dialetto, di qui la preferenza per l’osservazione poetica più che per saggezza e ironia. Potrebbe essere il verso di una canzone con quella jurnata e quell’immancabile sole che non possono non ricordare l’incipit di O sole mio: “Che bella cosa na jurnata ‘e sole!”.
Proverbi del vino tra salute e religione
In modo fine e poetico si allude però a un tema dominante nella cultura popolare, ma anche in quella alta, riguardante la correlazione tra il vino e la convivialità, tra il vino e l’allegria. Non a caso il vino era celebrato dalla cultura greca con una divinità di spicco, Dioniso, inventore dei riti poi noti come baccanali, dove la festevolezza poteva esprimersi senza freni, fino all’esplosione orgiastica. Vino e sacralità in opposizione alla provocazione quasi sacrilega di “Face chiù meracule na votte de vine ca na chiese de Sante” (Fa più miracoli una botte di vino che una chiesa di Santi), come dicono in Puglia, oppure il “Mejo puzzà de vino che d’acqua santa”. Lo stato di ebbrezza indotto dal vino non per caso è interdetto da alcune fedi religiose, che deplorano la perdita di controllo, il che con maggiore moderazione trova espressione anche in un proverbio perfino in Veneto, di cui è nota, anche troppo, la scarsa avversione per il calice: “A trincar senza misura, tanto tempo no se dura”. Come avrebbe detto Orazio nelle sue Satire, “Est modus in rebus” e dunque la virtù della moderazione si può applicare anche al vino, perché “Notte, amore e vino fanno spesso l’uomo meschino”.
Un tema dominante riguarda la correlazione tra il vino e la convivialità, tra il vino e l’allegria
C’è invece l’afflato salutista in campo enoico, immortalato dal fatidico “Buon vino fa buon sangue” o - come dicono in Piemonte - “Dôi dij ed vin sôn an càoss al dôtôr” (Due dita di vino sono un calcio al dottore). Una diceria? Probabilmente no, dato che recenti ricerche medico-scientifiche confermano l’impatto positivo sull’organismo del vino - non a caso un componente della tanto celebrata dieta mediterranea - purché consumato con moderazione. Sì, perché altrimenti si finisce con l’esagerare seguendo alla lettera il proverbio veneto: “Eà mejo medisina xe el siropo de cantina” (La miglior medicina è lo sciroppo di cantina).
Proverbi del vino: attenzione all’osteria
Il vino è socialità - come recita il proverbio “Buon vino, tavola lunga” - ma è anche business da che mondo è mondo, per stare nei luoghi comuni. E infatti del vino si faceva commercio in tempi antichi, lungo le rotte del Mediterraneo, ma anche nelle osterie dove, in tempi medievali, sembra che l’oste non ci andasse per il sottile.
Le osterie sono protagoniste di diversi proverbi legati al mondo del vino
Se dunque la saggezza popolare invita a “Non domandare all’oste se ha buon vino”, dall’altro proprio legato al consumo di vino e di carne di bassa qualità è legato il verbo “infinocchiare” - dato che il finocchio e i suoi semi in particolare alterano il sapore percepito. Ecco perché un proverbio latino recitava: “Dove si beve vino buono non serve insegna”, una massima che fa il paio con l’abitudine odierna di molti viaggiatori di valutare un’osteria dalla presenza di camion parcheggiati all’esterno.