Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
lunedì 01 luglio 2024  | aggiornato alle 11:16 | 106163 articoli pubblicati

Bufala Campana
Bufala Campana

Caluso, Carema e Canavese: le tre Docg che raccontano un altro Piemonte

Il Canavese è una realtà complessa e articolata, un vero mix di natura, storia, cultura, tecnologia e gastronomia. Da qui parte il racconto che il Consorzio di tutela e valorizzazione vini Caluso Docg, Carema e Canavese Doc - costituito da 38 cantine che rappresentano il 90% dei produttori della denominazione - vuole dare di questo angolo di Piemonte, attraverso il suo ruolo

29 giugno 2024 | 05:00
Caluso, Carema e Canavese: le tre Docg che raccontano un altro Piemonte
Caluso, Carema e Canavese: le tre Docg che raccontano un altro Piemonte

Caluso, Carema e Canavese: le tre Docg che raccontano un altro Piemonte

Il Canavese è una realtà complessa e articolata, un vero mix di natura, storia, cultura, tecnologia e gastronomia. Da qui parte il racconto che il Consorzio di tutela e valorizzazione vini Caluso Docg, Carema e Canavese Doc - costituito da 38 cantine che rappresentano il 90% dei produttori della denominazione - vuole dare di questo angolo di Piemonte, attraverso il suo ruolo

29 giugno 2024 | 05:00
 

Regione storica e geografica del Piemonte, situata nella parte settentrionale della provincia di Torino, il Canavese ha origini antiche e ricche di influenze culturali che hanno contribuito a plasmarne l'identità. Un angolo di Piemonte che sfiora la Valle d’Aosta e che si affaccia al Biellese attraverso uno degli anfiteatri morenici più importanti d’Europa.

Un viaggio tra le diversità dell’anfiteatro morenico canavese

Dall’Anfiteatro Morenico, alla figura di Adriano Olivetti, dai “pilun” alle vigne incastonate nel paesaggio, dai castelli ai laghi, il Canavese è una realtà complessa e articolata, un vero mix di natura, storia, cultura, tecnologia e gastronomia. E sono proprio queste sue caratteristiche uniche - i suoli poveri, sabbiosi e acidi dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea, il suo particolare microclima, la latitudine e, non da ultimo, la mano dell’uomo -, che danno al terroir canavesano una specificità che si traduce nei vini qui prodotti. Questi elementi rendono la regione di Ivrea e il Canavese un luogo di grande interesse per chi desidera esplorare la storia industriale italiana, intraprendere un cammino spirituale o gustare eccellenti vini locali.

Caluso, Carema e Canavese: le tre Docg che raccontano un altro Piemonte

Il Canavese è una realtà complessa e articolata, un vero mix di natura, storia, cultura, tecnologia e gastronomia
 

Da qui parte il racconto che il Consorzio di tutela e valorizzazione vini Caluso Docg, Carema e Canavese Doc - costituito da 38 cantine che rappresentano il 90% dei produttori della denominazione - vuole dare di questo angolo di Piemonte, attraverso il suo ruolo di tutela e valorizzazione delle tre denominazioni che riunisce: Caluso Docg, Carema e Canavese Doc, appunto. Un impegno che attraverso il vino vuole essere anche promotore della cucina e dello sviluppo del turismo locale, favorendo la conoscenza del territorio vitivinicolo, agricolo e rurale con le sue particolarità paesaggistiche, ambientali, storiche e culturali.

Canavese, l’Anfiteatro morenico e Adriano Olivetti

Così il viaggio parte da Ivrea, "capitale" storica del Canavese, fondata nel V secolo a.C. dalla tribù celtica dei Salassi e che divenne Municipium romano nel I secolo a.C. mantenendo il nome di Eporedia, da cui il termine eporediesi con cui sono definiti i suoi abitanti. Un racconto che prosegue sulla figura di Adriano Olivetti, grande industriale illuminato, che credeva fermamente che un'azienda dovesse essere un luogo dove la creatività e la cultura potessero prosperare. Una visione, quella di Adriano Olivetti che ha lasciato un'eredità duratura, trasformando il Canavese in un modello di sviluppo sostenibile e innovativo. Un legame che ha portato allo sviluppo di numerose iniziative culturali, educative e imprenditoriali nella regione. Sua anche la convinzione che doveva essere la fabbrica ad avvicinarsi al lavoratore, non il contrario, per dare modo al lavoratore stesso, in particolare ai Canavesi, di poter continuare a lavorare la terra per non perdere la vera natura e le tradizioni di questo territorio.

Caluso, Carema e Canavese: le tre Docg che raccontano un altro Piemonte

Bartolomeo Merlo e Domenico Tappero Merlo, presidente e consigliere del Consorzio di tutela e valorizzazione vini Caluso Docg, Carema e Canavese Doc
 

Ruolo fondamentale per la produzione viticola viene data alla geologia, al suo Anfiteatro morenico di Ivrea, rilievo di origine glaciale tra le province di Torino, Biella e Vercelli, il cui nome fa riferimento alla sua caratteristica forma circolare e con gli oltre 500 km quadrati di superficie è una tra le unità geomorfologiche di questo tipo meglio conservate al mondo: con i suoi boschi, i sentieri e le pareti di roccia, zona ideale per la coltivazione della vite, vero cuore del Canavese.  Pochi ma fondamentali elementi - come ricorda Domenico Tappero Merlo, consigliere del Consorzio, che dopo l’introduzione di saluti del presidente Bartolomeo Merlo, ha sottolineato questi aspetti determinanti per affrontare meglio la viticoltura di questo areale: «La qualità dei vini dipende essenzialmente da alcuni aspetti, quali la capacità che hanno i vini di evolvere nel tempo, di invecchiare mantenendo i loro caratteri, se non addirittura migliorarli. Quello che ha rappresentato il Canavese, storicamente parlando, è stata una regione che ha avuto uno splendore per secoli, raggiungendo l'apice tra il 1700 e la fine dell'Ottocento, dove gli ettari vitati erano circa 13.000, di cui la gran parte era di vino rosso e l’uva bianca rappresentava un 5% del complessivo. I vini canavesani erano estremamente importanti ancora prima del Barolo, erano i più grandi vini del Piemonte, proprio perché erano prodotti in quelli che potrebbero essere considerati gli attuali Chateau ed erano famosi per la loro longevità. Venivano spediti in tutto il mondo, oltre ad avere un valore inestimabile. Il declino di questo territorio si è avuto non solo con la fillossera, ma anche con l'evoluzione industriale, ma oggi fortunatamente ci troviamo al recupero di quei 13.000 ettari - con i 500 più o meno attuali».

Siad

Canavese, il ruolo dei Giovani Vignaioli

Un recupero dovuto anche al passaggio generazionale degli imprenditori, in gran parte cresciuti professionalmente nel mondo enologico e alla nascita di associazioni come l’Associazione dei giovani vignaioli canavesani, nata nel 2020 che comprende oggi 23 aziende con una produzione di 85mila bottiglie su 52 ettari vitati. Vittorio Garda, enologo della Cantina della Serra e membro dell’Associazione dei giovani vignaioli canavesani, ha sottolineato il ruolo e lo spirito di questa associazione, nata con la voglia di unirsi per darsi una mano l’un con l’altro.  

Caluso, Carema e Canavese: le tre Docg che raccontano un altro Piemonte

Mauro Carosso, presidente Ais Piemonte

Prima di lasciare spazio a Mauro Carosso, presidente Ais Piemonte, che ha guidato due masterclass in cui ha percorso la realtà storico paesaggistica canavesana attraverso i vini delle tre denominazioni, Vittorio ha anche approfondito le differenze geologiche di questo complesso areale, attraverso i suoi colori, il clima e le differenze di suolo.

Carema, Canavese Doc e Caluso Docg: che vini sono?

Prima di entrare nel merito delle caratteristiche che questi vini riescono a dare, va dato il riferimento produttivo per ciascuna denominazione, con una produzione di 472,9 ettari totali, di cui 260,39 di Erbaluce Docg, 192,56 di Canavese Doc e appena 19,95 di Carema Doc. Il racconto approfondito e puntuale diCarosso, è iniziato dalla declinazione dell’Erbaluce, vitigno che si ritrova nelle tre tipologie di Erbaluce di Caluso Docg bianco fermo, Erbaluce di Caluso Docg Metodo Classico e Erbaluce di Caluso Docg Passito. Identitario di questo territorio come vitigno a bacca bianca, dal carattere neutro, ma che si esprime grazie alle peculiarità dei suoli e alla sua coltivazione a pergola (localmente chiamata topia). Un vitigno che nel calice assume sfumature di erbe officinali, quali la salvia o il timo, per entrare nel campo degli agrumi quale pompelmo e mandarino cinese, fino a note più profonde e affumicate, che si ritrovano in particolare in vini con qualche anno sulle spalle. Profondo e con note che spaziano dalla castagna, alla carruba con cenni di caramello nella sua versione passito.

Caluso, Carema e Canavese: le tre Docg che raccontano un altro Piemonte

Alcuni vini degustati
 

Riguardo le altre due denominazioni a bacca rossa, il Nebbiolo è senza dubbio la varietà prevalente ed in costante aumento, a cui però si affiancano Barbera, Bonarda, Freisa, Neretto e Uva Rara. Storicamente il Canavese è sempre stata una terra dove venivano allevati molti vitigni a bacca nera anche nello stesso vigneto. Questa antica tradizione si ritrova nei vini rossi che portano in etichetta la Doc Canavese, frutto di assemblaggi di diverse uve. Carema invece, proprio come “nomen omen”, con la sua Doc e i suoi vini è da sempre legata alla produzione di vino rosso. Il vino Carema Doc è infatti prodotto con le due varietà locali del vitigno Nebbiolo, il Picutener e il Pugnet, coltivate nei terreni compresi tra le rocce moreniche di Carema, al confine con la Valle d’Aosta. La produzione di queste uve si è sviluppata caparbiamente sulle pendici del Monte Maletto, tra i 350 e i 700 metri di altitudine, grazie a un lavoro di terrazzamento a secco tanto paziente quanto faticoso. Le affascinanti vigne di Carema sono caratterizzate da pergole sostenute da pilastri in pietra a forma di tronco di cono, i caratteristici pilun, che durante il giorno accumulano calore e lo rilasciano di notte, offrendo alle viti le migliori condizioni di crescita. I vini che ne derivano rivelano slancio ed eleganza e trasmettono nel loro essere la profonda espressione di un paesaggio viticolo unico. Quello che emerge è un caleidoscopio di areali vitivinicoli, ognuno con la propria forte e radicata identità pedologica, micro-climatica e ampelografica, che merita maggiore attenzione per non far perdere le peculiarità e le tradizioni di questo territorio.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Prima
Nomacorc Vinventions
Di Marco
Schar
Siad

Prima
Nomacorc Vinventions
Di Marco

Schar
Molino Colombo
Julius Meiln