Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
martedì 02 luglio 2024  | aggiornato alle 03:25 | 106179 articoli pubblicati

Bufala Campana
Bufala Campana

Ascheri: Perché mi sono dimesso da presidente del Consorzio Barolo Barbaresco

Le dimissioni di Matteo Ascheri sono state il risultato di un complesso intreccio di fattori, tra cui disaccordi strategici, conflitti di interesse e un clima di tensione all'interno del Consorzio

 
29 giugno 2024 | 11:11

Ascheri: Perché mi sono dimesso da presidente del Consorzio Barolo Barbaresco

Le dimissioni di Matteo Ascheri sono state il risultato di un complesso intreccio di fattori, tra cui disaccordi strategici, conflitti di interesse e un clima di tensione all'interno del Consorzio

29 giugno 2024 | 11:11
 

Lasciata la carica di presidente del Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Langhe e Dogliani, Matteo Ascheri, svela, in un'intervista al Gambero Rosso, le cause che lo hanno portato a questa decisione. Al centro del dibattito, le mancate modifiche ai disciplinari produttivi di Barolo e Barbaresco, come l'intercambiabilità tra le zone e l'ampliamento dei vigneti a nord. Proposte accolte inizialmente con favore, ma poi naufragate a causa di contrasti e posizioni ideologiche differenti. Ascheri ha anche dichiarato di essere stanco delle lotte interne e amareggiato dalla mancanza di unità all'interno del Consorzio.

Ascheri: Perché mi sono dimesso da presidente del Consorzio Barolo Barbaresco

Matteo Ascheri, ex presidente del consorzio Barolo Barbaresco Langhe e Dogliani

Ascheri: Modifiche al disciplinare che non sono state comprese

Ascheri era un forte sostenitore di alcune modifiche ai disciplinari di produzione di Barolo e Barbaresco, tra cui, appunto, l'intercambiabilità tra le zone e l'ampliamento dei vigneti a nord. Queste proposte, volte ad affrontare i cambiamenti climatici e ad aumentare la flessibilità per i produttori, hanno incontrato l'opposizione di parte del Consorzio e di alcuni esponenti del territorio. «Se limiti gli imbottigliamenti nelle due denominazioni significa che un’azienda del Barbaresco non potrà imbottigliare Barolo e viceversa - racconta Ascheri al Gambero Rosso - La modifica, inoltre, sarebbe stata utile per sollevare le aziende da un obbligo costoso: quello di costruire una nuova cantina nell’altra denominazione. Evidentemente era un quesito troppo intelligente per essere capito».

Per quanto riguarda l’altra importante modifica mancata (quella dell’estensione dei vigneti di Barolo e Barbaresco a Nord), Ascheri racconta: «Carlo Petrini ha detto la sua sulla questione, ma è uno che non ha mai preso una zappa in mano. Anche i trifolau (i cercatori e raccoglitori di tartufi del territorio di Alba, ndr) hanno protestato temendo l’espianto dei boschi, ma senza sapere che i boschi storici sono già tutelati. Qualcuno, compreso Germano, ha sostenuto che il cambiamento climatico non c’è e che gli eventi sono soltanto ciclici, sposando quindi un approccio negazionista del fenomeno. Qualcun altro ha detto che se si fa l’estensione a Nord di Barolo e Barbaresco bisogna farlo anche per le altre denominazioni: peccato che le altre denominazioni al Nord ci sono già e tante vigne di dolcetto, barbera o nebbiolo sono già piantate».

Ascheri: Nel Consorzio mancanza di lungimiranza e interessi contrastanti

Ascheri critica la mancata lungimiranza di alcuni soggetti, come Terre del Barolo, accusati di abbassare i prezzi delle uve per il proprio tornaconto, a discapito della qualità e del prestigio delle denominazioni: soggetti «come Terre del Barolo - che io definisco “Autogrill 9,99” – racconta Ascheri nell’intervista - che cerca di abbassare il prezzo di mercato delle uve per evitare le lamentele dei suoi conferitori le cui uve sono sottopagate. Non capisco poi che ci fa un soggetto cooperativo come questo dentro Confindustria: è una cosa stranissima. Purtroppo, il consorzio è stato conquistato da questi soggetti che hanno definito i nuovi vertici e possono controllarli».

Siad

L'ex presidente denuncia, infatti, l'influenza di questi soggetti all'interno del Consorzio, paventando un futuro di liberalizzazione degli impianti e un aumento incontrollato della produzione, con il rischio di snaturare l'identità stessa di Barolo e Barbaresco.

Le dimissioni di Matteo Ascheri sono state il risultato di un complesso intreccio di fattori, tra cui disaccordi strategici, conflitti di interesse e un clima di tensione all'interno del Consorzio.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Vini Alto Adige
Consorzio Asti DOCG
Sartori
Comavicola
Siad

Vini Alto Adige
Consorzio Asti DOCG
Sartori

Comavicola
Julius Meiln
Molino Pivetti