La Cantina di Venosa ha trionfato nella categoria "Agricoltura etica" dell'evento "Agriworld Talk. Storie di Imprese. Persone. Territori", tenutosi a Matera. Un riconoscimento che celebra l'impegno della cooperativa lucana verso la sostenibilità e la valorizzazione del territorio, guidati dalla passione per l'Aglianico del Vulture. Nata nel 1957 da 27 soci, Cantina di Venosa è oggi una realtà solida che conta 350 viticoltori (oltre la metà under 35), 800 ettari di vigneti e una produzione annuale di 50mila quintali d'uva (di cui il 90% Aglianico) e 35mila ettolitri di vino. Tradotto in bottiglie, si parla di 2 milioni di unità - su un potenziale di 5 milioni - a cui si aggiunge un 60% di vino sfuso. Ben 24 le etichette proposte, con un focus sull'Aglianico del Vulture, declinato sia nella versione Doc che Docg.
Il presidente di Cantina di Venosa, Francesco Perillo, riceve il premio Agricoltura etica
Cantina di Venosa, un lungo percorso nel nome della sostenibilità
A ritirare il premio il presidente di Cantina di Venosa, Francesco Perillo, che ha sottolineato: «La tutela dell’ambiente, il rispetto delle persone, la sostenibilità sociale ed economica sono valori che ispirano da lungo tempo la nostra attività. Valori scritti nero su bianco e tradotti in azioni concrete; non parole vuote. Cantina di Venosa ha sottoscritto, infatti, tre documenti fondamentali per la vita aziendale e la sua idea di fare impresa: il bilancio di sostenibilità, il codice etico, la politica di sostenibilità e la sicurezza alimentare. Tutto questo anche per mantenere e migliorare la qualità dei vini, nel rispetto dei disciplinari di produzione delle Doc e Docg Aglianico del Vulture e Basilicata Igp. Siamo molto onorati di aver ricevuto questo importante riconoscimento, che avvalora ulteriormente il nostro modo di lavorare quotidiano».
Cantina di Venosa ha realizzato alcune azioni e programmi di salvaguardia dell’ambiente vitivinicolo all’interno di un progetto di filiera
«Cantina di Venosa - ha concluso Perillo - ha realizzato alcune azioni e programmi di salvaguardia dell’ambiente vitivinicolo all’interno di un progetto di filiera: ad esempio la messa in funzione di un impianto fotovoltaico di 200 KW/h che da 10 anni permette l’autosufficiente elettrica; la sostituzione dei nastri adesivi con colle vegetali per la chiusura degli imballaggi secondari; l’utilizzo di attrezzature e impianti di ultima generazione che riducono i consumi d’acqua e di energia; l’introduzione tra i vignaioli di forbici elettriche e pneumatiche, di defogliatrici, cimatrici e atomizzatori che abbattono del 30% i consumi d’acqua e di prodotti chimici e riducono i residui fito-sanitari sul grappolo».