Sarà la Vinattieri 1385 a guidare l’espansione negli Usa del gruppo Antinori, una delle più importanti realtà del mondo del vino italiano. La società era stata creata nel 2023 per sostituire, a partire da quest’anno, la Ste. Michelle Wine Estates, il precedente importatore di Antinori in America che, giusto un anno fa, aveva venduto la cantina californiana Stag’s Leap Wine Cellars proprio al gruppo Antinori per un importo fra i più importanti nel mondo del vino americano degli ultimi anni.
Un atto di grandissimo coraggio imprenditoriale che la famiglia Antinori aveva fatto forte di una storia fra le più significative per l’enologia (parliamo di quasi 6 secoli e mezzo di vita) e che proprio nel nome della nuova società per l’America, Vinattieri 1835, vuole ricordare il momento in cui Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri nel 1385, dando il via a questa epopea che ha pochi eguali al mondo. E del resto, serviva un nome importante per sottolineare un passaggio storico che ha fatto della famiglia Antinori l’unico produttore italiano proprietario di una cantina in Napa Valley (California), dove è presente dal 1985. Ste. Michelle Wine Estates, con 90 anni di storia, è del resto la più grande cantina nell’area Pacifica Nord Occidentale e tra le migliori aziende negli Stati Uniti per la produzione di vini premium.
L’acquisto della prestigiosa cantina californiana era avvenuto dopo 16 anni di collaborazione e aveva proiettato il gruppo italiano fra i player più importanti negli Usa. «Gli Stati Uniti - ha spiegato recentemente Albiera Antinori, presidente della Marchesi Antinori - sono il mercato principale per i fine wine e sentivamo la necessità di governare meglio la qualità di distribuzione nel Paese che, ad oggi, genera circa 28 milioni di euro di ricavi per l’azienda», sui 245 milioni di fatturato, +3,4%.
Parole che richiamano quelle usate un anno fa da Piero Antinori, presidente onorario del gruppo, per presentare l’operazione Nappa Valley: «Ci sono poche opportunità come questa nel corso di una vita in cui una realtà importante e storica come Stag’s Leap sia disponibile È fonte di orgoglio per me e la mia famiglia avere la possibilità di confermare la promessa fatta al mio amico Warren Winiarski 16 anni fa: preservare l’eredità e i valori di un’azienda così prestigiosa come Stag’s Leap Wine Cellars».
Piero Antinori
Stag’s Leap Wine Cellars, una delle più importanti aziende di Napa
La famiglia Antinori è, come detto, l’unico produttore italiano proprietario di una cantina in Napa, dove è presente dal 1985. Stag’s Leap Wine Cellars è la conferma della forte convinzione di Antinori delle potenzialità di questo terroir straordinario. Il cambiamento della proprietà sarà effettivo entro la fine di giugno. Stag’s Leap Wine Cellars è considerata una delle aziende vitivinicole più importanti dell’area della Napa Valley, in California. Fondata nel 1970 da Warren Winiarski, la tenuta è oggi conosciuta in tutto il mondo soprattutto per la produzione di Cabernet Sauvignon di eccellenza. Questa storica azienda vinicola divenne famosa dopo il 1976, anno del cosiddetto “Judgment of Paris”, quando a Parigi fu condotta una degustazione alla cieca in cui una giuria di 9 degustatori francesi assaggiò i migliori Cabernet e Chardonnay californiani confrontandoli con alcune delle migliori etichette di Bordeaux e Borgogna. A dispetto delle previsioni, furono proclamati vincitori proprio i vini californiani, considerati fino ad allora solo come una curiosa novità sul panorama vinicolo mondiale. A ottenere il primo posto fu proprio S.L.V. 1973 Cabernet Sauvignon di Stag’s Leap, decretando una piccola rivoluzione nel mondo del vino. Stag’s Leap Wine Cellars produce tre Cabernet Sauvignon: CASK 23, S.L.V. e FAY - tra i più ricercati Cabernet al mondo dai collezionisti. Lo stesso stile classico è espresso dai vini di tenuta come Artemis Cabernet Sauvignon, Karia Chardonnay e Aveta Sauvignon Blanc.
La cantina Stag's Leap wine cellars
Con il consolidamento dell’operazione California, la famiglia Antonori, giunta alla 26ª generazione impegnata nel vino (oltre ad Albiera, sono in azienda le altre due sorelle, Allegra ed Alessia), può ora dedicarsi con slancio alla valorizzazione del suo ruolo e delle sue radici, in particolare toscane. Ne è un esempio il recente accordo con il Comune di Firenze nelle prossime attività di restauro conservativo di Ponte Vecchio. Una decisione che si associa agli ormai imminenti festeggiamenti per i 50 anni della nascita del Tignanello, vino fra i più celebri dell’enologia italiana a cui a suo tempo ha dato una scossa formidabile, tanto che non pochi parlano oggi di “rivoluzione Tignanello” che ha cambiato il vino toscano e poi quello italiano .
Tignanello
Marchesi Antinori e Firenze, una storia antica
«La storia della nostra famiglia è da sempre legata a doppio filo alla città di Firenze sin dal XIII secolo - ha detto Piero Antinori - Una città che ci ha dato tanto in questi secoli, motivo per cui ci fa particolarmente piacere poter essere parte di questo importante progetto. I 50 anni di Tignanello sono l’occasione perfetta per poter supportare il Comune di Firenze in questo nuovo progetto di conservazione di Ponte Vecchio, un simbolo della città di Firenze nel mondo e un orgoglio per tutti noi fiorentini».
La famiglia Antinori col sindaco di Firenze, Dario Nardella
Gli eventi del Tignanello saranno anche l’occasione per parlare dell’attuale situazione di mercato. In proposito Albiera Antinori ha anticipato che «nonostante le generali grida spaventate e preoccupate, il 2023 è stato un anno positivo per l’azienda». Per l’anno in corso, «è un’altalena costante tra temi di alcol, salute e inasprimenti burocratici. Noi, grazie al nostro posizionamento, non stiamo subendo grossi scossoni e speriamo di riuscire a crescere ancora». Sul piano dele esportazioni, oltre agli Usa ci sono varie aree geografiche a cui punta il gruppo. «Asia e soprattutto Cina - ha detto la presidente di Marchesi Antinori - sono un’altalena che speriamo inizi a girare per il verso giusto. Per ora, infatti, rappresentano numeri piccoli e per questo dobbiamo migliorare, soprattutto a livello di posizionamento del vino italiano in generale». Per altre importanti realtà anche Marchesi Antinori deve però fare i conti con difficoltà normative e dazi. È il caso dell’India che «potrebbe essere un consumatore molto interessante ma al momento c’è una barriera di ingresso a livello di tasse molto alta che impedisce la presenza del vino».