Il Vinitaly 2024 ha visto protagoniste alcune tra le più rinomate aziende vinicole toscane, ognuna con la propria storia, innovazioni e tradizioni da condividere.
Da Folonari a Carpineto, passando per Castelfalfi e Montecucco, l'evento ha offerto uno spaccato appassionante del panorama vitivinicolo della regione. Scopriamo le novità presentate, le strategie adottate e le peculiarità che rendono unici i vini toscani di queste prestigiose cantine.
Folonari: nuovi rossi, bianchi e rosati per l'estate
Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute ha presentato al Vinitaly novità sia tra i rossi della fascia alta che tra i bianchi e i rosati della costa, nati sul mare e pensati per le calde giornate estive, anche in considerazione del basso contenuto alcolico.
La Tenuta del Cabreo
«A Vinitaly - ha detto il presidente Giovanni Folonari - cerchiamo di presentare ogni anno qualcosa di nuovo: vogliamo far vedere che siamo un'azienda al passo coi tempi, che si muove, che è sempre in fermento e che è sempre molto toscana. Già da tempo, abbiamo però capito che la nostra bellissima regione ci permette di fare anche vini che un tempo non si facevano, con vitigni internazionali che donano però una bellissima identità legata al territorio. Noi sviluppiamo vini sia con vitigni autoctoni - e in particolare Sangiovese - sai con vitigni “moderni” e internazionali come per il Supertuscan o il Bolgheri».
Giovanni Folonari
Folonari si è quindi concentrato sui rossi: «Al Vinitaly abbiamo portato diverse novità nei rossi, nei bianchi e nei rosati, di due linee diverse. I tre rossi fanno parte della nostra linea alta, di cui uno - il Pareto - è un vino storico cui abbiamo dato un nuovo look, mentre gli altri due sono novità: il Selvante della Tenuta di Campo al Mare di Bolgheri e il Cabreo Mytho. Per quanto riguarda il Pareto, è un vino che produciamo dal 1987 che è sempre stato particolare come Supertuscan perché non è un blend o un Sangiovese, ma un Cabernet Sauvignon 100%. Nonostante sia prodotto con un vitigno molto internazionale, ha una forte impronta della regione».
Il Selvante di Folonari
La grande novità è però il Selvante, il cui nome è riconducibile alla situazione ambientale del vigneto località Segalari a Castagneto Carducci (Li) dal quale proviene il Cabernet Franc dedicato alla produzione di questa etichetta. Il vigneto è circondato da una fitta vegetazione mediterranea, a circa 180 metri di altitudine sul versante che dà verso l’entroterra e le colline metallifere, mentre alla sue spalle si trova il Mar Tirreno. L’etichetta è stata realizzata dall’architetto Federica Cecchi.
«Nella nostra tenuta di Campo al Mare - spiega Folonari - abbiamo solo vitigni internazionali perché secondo noi il Sangiovese non riesce ad esprimere quello che dovrebbe e tra questi il Cabernet Franc è quello che a Bolgheri ci permette di dare qualcosa in più. Abbiamo deciso, per i nostri vini di fascia alta, di perseguire l’idea del monovitigno in purezza. È così per il nostro Baia al Vento (100% Merlot) e per il Gallico (100% Petit Verdot) e sarà così per questo Selvante, che uscirà quest’anno e che è 100% Cabernet Franc».
La linea Aurica di Folonari
In anteprima al Vinitaly è stata presentata anche la nuova annata della nuova linea Aurica, che ha ampliato la gamma di bianchi realizzati sulla costa. Quattro etichette che esprimono freschezza, modernità e gioia di vivere, come conferma il presidente: «Questa linea ha un packaging moderno e decisamente marino, infatti il nome Aurica è il nome della vecchia vela dell'antica randa delle barche a vela che era trapezoidale. Vogliamo portare questo vino sulla spiaggia, sotto l'ombrellone, sotto una tenda, sulla barca. Sono vini con un basso grado alcolico, sotto i 13 gradi e non è facile ottenerli in Toscana con il clima che stiamo attraversando. Abbiamo il rosato fatto con le nostre uve Syrah, un Vermentino, un Viogner e un Ansonica».
Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute | Via di Nozzole 12, Località Passo dei Pecorai - 50022 Greve in Chianti (Fi) | Tel 055 859811
Carpineto: un viaggio attraverso sessant'anni di storia del vino toscano
Carpineto ha portato a Vinitaly la propria tradizione. La forte vocazione all’export che caratterizza l’azienda toscana affonda però le sue radici in un archivio storico di primissimo ordine, come sottolinea Antonio Michael Zaccheo: «Grazie ai due fondatori, Giovanni Carlo Sacchet e mio padre Antonio Mario, che nel 1967 ebbero l’intuito di mettere da parte delle bottiglie delle annate migliori, a cinque stelle, che hanno incontrato durante il loro percorso (oggi sessantennale). Oggi abbiamo in cantina una cinquantina di referenze di questo tipo di cui hanno messo via qualche centinaio, e in qualche caso, qualche migliaio di bottiglie. Oggi le rilasciamo a ristoranti che vogliono fare una verticale, ai collezionisti piuttosto che ad aste, e pian pianino andiamo a recuperare questi cimeli che sono in condizioni splendide, essendo stati conservati sin dall’inizio nella nostra cantina a temperatura e umidità costanti».
Antonio Michael Zaccheo di Carpineto
Zaccheo quindi illustra la strategia di Carpineto e il peso che rappresenta l’export per la Cantina: «Noi abbiamo iniziato ad esportare, per esempio in Asia, nel negli anni ‘70, negli Stati Uniti già nel’ 71, ora esportiamo in 70 stati, ma sono Paesi dove noi abbiamo una presenza ormai cinquantenaria per cui siamo un marchio conosciuto ed apprezzato. L’export per noi vale il 90% del fatturato per cui siamo un'azienda fortemente sbilanciata verso l'export, ma non perché non avevamo intenzione di vendere in Italia, solo che all'estero sono stati tra i primi a capire che un vino migliore, potesse costare qualche centesimo in più. E allora, guardando il rapporto prezzo qualità, l'estero ci ha dato delle grandi soddisfazioni. Poi l’Italia cresciuta, ma contestualmente a questa crescita interna, anche l'export è cresciuto ed in particolare noi siamo molto bravi in Nord America e nei Paesi di lingua tedesca del centro Europa che sono nostri mercati storici».
Carpineto | Strada Provinciale della Chiana 62 - 53042 Montepulciano (Si) | Tel 055 8549062
Castelfalfi: etichette premiate al Vinitaly per il restyling di vino e spirits
Un restyling su tutta la linea quello che ha visto impegnato Castelfalfi in questo 2024. Se per l’olio ci vorrà ancora tempo per la presentazione ufficiale, le nuove etichette di vino e spirits sono state svelate al Vinitaly, ottenendo anche riconoscimenti.
La linea di vini di Castelfalfi in esposizione a Vinitaly 2024
«Al Vinitaly 2024 - dice Elisa Billeri - abbiamo presentato il restyling delle etichette, in particolar modo del vino e degli spirits. L'azienda ha deciso di intraprendere questo percorso, che ha visto però anche il rifacimento e rinnovamento delle etichette dell'olio extravergine di oliva che presenteremo successivamente in azienda. Le etichette degli Spirits, in particolare l'amaro, il vermouth e il gin hanno subito ottenuto un riconoscimento del Vinitaly Design Award, classificandosi per il premio nero, gold e silver».
Elisa Billeri di Castelfalfi
Castelfalfi vuol dire anche ospitalità: «A Castelfalfi abbiamo un resort a cinque stelle, una parte che comprende un bellissimo campo da golf da 27 buche, un'azienda agricola per l'appunto dove produciamo vino, olio e spirits e un parco avventura. Quindi possiamo dire che l'offerta dell'ospitalità che abbiamo Castelfalfi è davvero vasta».
Castelfalfi | Loc. Castelfalfi - 50050 Montaione | Tel 0571 892000
Consorzio Tutela Vini Montecucco: 85% dei vini Sangiovese Docg certificati biologici
La sostenibilità e la bevibilità sono i tratti distintivi che caratterizzano i vini di un territorio come il Montecucco. A Vinitaly, a tracciare un quadro delle peculiarità della regione, è Giovan Battista Basile, presidente alla guida del Consorzio Tutela Vini Montecucco.
«La sostenibilità - ha detto - è il nostro punto di forza. Il Montecucco è rimasto un territorio incontaminato in cui la viticoltura è cresciuta negli ultimi 20 anni con la nascita della denominazione che ormai ha più di 25 anni, ma abbiamo mantenuto anche un'identità forte che viene dal passato. Quindi possiamo parlare anche di aziende a conduzione familiare, piccole aziende, non di grandi dimensioni, ancora strutturate nella vecchia maniera, cioè produzione vitivinicola, produzione di vini, ma anche allevamento, olivicoltura, produzione di carni e altri settori che sono rimasti quasi intatti».
Giovan Battista Basile, presidente del Consorzio Tutela Vini Montecucco
Basile ha quindi evidenziato un’altra caratteristica fondamentale: «Una cosa che ci identifica sono anche l'agricoltura e la viticoltura biologiche. Siamo una denominazione nella quale abbiamo l’85% delle etichette di Montecucco Sangiovese Docg che escono con la certificazione biologica in etichetta, probabilmente una delle più alte in Toscana e in Italia, chiaramente in proporzione alla stiamo parlando di percentuale sul totale della produzione».
Anche la posizione, naturalmente, influenza il risultato prima in bottiglia e poi nel bicchiere: «Noi siamo alle pendici di una montagna, il Monte Amiata, che era già sacra per gli Etruschi e che per noi è una ricchezza perché ci permette di avere un clima più favorevole rispetto ad altri, che ci fa resistere al cambiamento climatico e ci permette di produrre dei vini con una freschezza, un’acidità, una bevibilità che possono avvicinarsi a consumatori più giovani, meno abituati a vini strutturati che sono le altre tipologie che abbiamo. Quindi sul Vermentino e sul Montecucco Rosso si ragiona in termini di vini più piacevoli, più freschi, più fruttati, più giovani. Invece, le tipologie classiche che ci hanno fatto riconoscere un po’ in tutto il mondo - Montecucco Sangiovese Docg e la Riserva - sono vini più strutturati, ma che mantengono freschezza e acidità e quindi di facile bevibilità».
Consorzio Tutela Vini Montecucco | Via Montecucco - Poggi del Sasso SP114, 12 - 58044 Cinigiano (Gr) | Tel 0564 990424