Martedì 16 aprile, sul palcoscenico di Vinitaly, è stata presentata la nuova indagine sull'enoturismo italiano, a cura del protocollo d'intesa tra Ismea, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare e Aite, l'Associazione italiana turismo enogastronomico. La survey, volta a fare chiarezza sui numeri, le tendenze e le prospettive del turismo del vino, si è svolta in occasione del convegno “In viaggio tra vigne e cantine: numeri, profili e tendenze dell'enoturista italiano”. Un'occasione per raccontare un fenomeno sempre più rilevante per la crescita dell'intero settore vitivinicolo, che coinvolge una rete di ben 500 comuni vitivinicoli associati a Città del vino, oltre 800 cantine dl Movimento turismo del vino e 90 Strade del vino e dei sapori, connessi lungo l'intero territorio nazionale.
A Vinitaly è stata presentata la nuova indagine sull’enoturismo italiano
Vinitaly, i numeri dell'enoturismo
«L'obiettivo dell'intesa - ha commentato Livio Proietti, presidente di Ismea - è quello di approfondire le principali variabili qualitative e quantitative dell'enoturismo italiano, un segmento rilevante del sistema vitivinicolo nazionale che lega prodotti e territori, contribuendo anche al successo del Made in Italy. L'enoturismo, come anche l'agriturismo, comparto che l'Istituto monitora ormai da diversi anni, rappresenta un'importante leva di marketing, preservando l'attrattività delle aree rurali sempre più soggette a fenomeni di spopolamento».
Numerose le tematiche prese in esame dalla survey. In primo luogo l'indagine ha evidenziato la customer satisfaction degli enoturisti italiani, che ammontano a 13,4 milioni ossia il 64,5% del totale, sottolineando che tre quarti del campione si dichiara soddisfatto tanto per la qualità dell'esperienza e dell'accoglienza in cantina, tanto per i rapporti con la comunità locale e le modalità di prenotazione. Più tiepido il giudizio degli under 24, perplessi soprattutto per la facilità di prenotazione e di reperimento delle informazioni, percezione imputabile al maggiore utilizzo del web e social network da parte della Gen Z.
Gli enoturisti italiani, che ammontano a 13,4 milioni
«Il comparto enoturistico - ha aggiunto Roberta Garibaldi, Presidente di aite - rappresenta ormai un fenomeno rilevante in termini economici e di ulteriore crescita per i ricavi delle aziende del vino italiane. Il livello raggiunto dall'enoturismo è tale da richiedere una vera e propria analisi scientifica strutturata, al fine di poter delineare i flussi in ingresso, colmare il gap tra il desiderio del turista e la reale fruizione e realizzare progetti di sistema, accompagnando il turismo rurale e gli investimenti necessari per rilanciare occupazione e creare ricchezza. Si sta andando verso una definizione di enoturista standardizzata in base al lavoro tra Unwto e Oiv che accompagnerà queste ricerche».
Enoturismo, il ruolo delle cantine
Un altro focus ha riguardato il ruolo delle cantine come incentivo all'aumento del tempo di permanenza del soggiorno. L'indagine ha infatti mostrato che il 50% dei turisti si trattengono nei luoghi di vacanza per 2/3 giorni, il 31%, che sale al 38% per gli enoturisti, arriva a 4 giorni o più, con almeno 2 visite in cantine per il 50% e oltre 3 dal 36% dei wine lover, dati che aumentano nella fascia di età dai 25 ai 34 anni.
«L'enoturismo è un driver di sviluppo territoriale - ha sottolineato Giorgio Del Grosso, capo del dipartimento di statistica e trasformazione digitale dell'OIV- nonché uno strumento di diversificazione del reddito. Per questo motivo è stato introdotto come terzo pilastro del nostro attuale piano strategico. La necessità di poter disporre di dati accurati, affidabili e comparabili a livello internazionale ci ha spinto a siglare nel 2021 un protocollo d‘intesa con Un Tourism, l'Agenzia delle Nazioni Unite, con l'obiettivo di sviluppare una metodologia comune per misurare l'impatto economico di questo importante settore».
Il ruolo delle cantine è un incentivo all’aumento del tempo di permanenza del soggiorno
«Il turismo del vino - ha evidenziato Tiziana Sarnari, esperta del settore di Ismea - si dimostra ancora più vitale per le cantine in annate meno fortunate come quella appena trascorsa, in cui alla lieve battuta d'arresto dell'export, si associa una stagnazione della domanda domestica. Un 2023 che passerà alla storia per la vendemmia più leggera dal Dopoguerra, con 38,3 milioni di ettolitri, in calo del 23,2% sui volumi 2022, ma che ha visto il nostro Paese ridurre al minimo le perdite oltre frontiera, con l'1% in volume e -0,8% in valore nel 2023, rispetto agli altri player del vino, quali Spagna e Francia».
La tavola rotonda, moderata da Fabio del Bravo di Ismea, ha visto anche la partecipazione di Martina Centa, Uiv- Unione Italiana Vini, Agivi-Cantina Roeno, Nicola D'Auria, presidente Movimento turismo del vino, Walter Massa, presidente della Federazione delle strade del vino e dei sapori del Piemonte, Marco Montanaro, direttore generale Federvini e Angelo Radica, presidente di Città del vino. I principali protagonisti del settore uniti insieme per raccontare un fenomeno in continua evoluzione e sempre più al femminile, come ha ricordato Donatella Cinelli Colombini, past president dell'Associazione Donne del vino.