L’Italia potrebbe essere il Paese europeo più penalizzato in caso di nuovi dazi statunitensi sulle importazioni di vino. È quanto emerge da un focus presentato dall’Osservatorio Uiv (Unione Italiana Vini) che non nasconde preoccupazioni.
L'Italia sarebbe il Paese europeo più penalizzato in caso di nuovi dazi Usa
Il vino italiano e il fattore Usa
L’analisi delle vendite nei primi nove mesi del 2024 evidenzia il ruolo cruciale degli Stati Uniti come principale sostegno commerciale per l’export italiano: con una crescita del +4,4%, il mercato americano ha contribuito a limitare la perdita complessiva nei confronti dei 11 principali Paesi acquirenti, riducendo il calo a valore a un contenuto -1,5%. Escludendo il contributo Usa, invece, il crollo si attesterebbe a un preoccupante -4,9%. La situazione è meno critica per la Francia: senza il mercato statunitense, la riduzione passerebbe dall’attuale -7,3% a -8,5%, mostrando una maggiore resilienza complessiva rispetto all’Italia.
Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv
«Gli annunciati dazi Usa rischiano di aggravare una congiuntura già difficile se non si diversifica il mercato e soprattutto se si perseguono politiche di chiusura commerciale. Per questo Unione italiana vini sostiene fermamente l’accordo Mercosur e condivide il via libera dell’Italia ai vini dealcolati, una nicchia che potrebbe comunque aprire le porte a nuovi target e Paesi». Lo ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi, aprendo i lavori dell’ultimo consiglio nazionale 2024 dell’associazione di riferimento per il settore. «Il 60% dell’export italiano - ha aggiunto - è concentrato su 5 mercati, con gli Stati Uniti che da soli valgono quasi un quarto delle nostre spedizioni: non possiamo chiuderci anche verso mercati - come il Brasile e l’America Latina - che per radici culturali potrebbero ampliare i nostri orizzonti commerciali».
Quale futuro per il vino italiano?
L’Osservatorio ha affrontato temi chiave per il futuro del settore vinicolo italiano, tra cui commercio internazionale, nuove normative UE, salute e la crescita dei vini dealcolati. L’Uiv, che rappresenta 812 soci con un fatturato aggregato di 10,6 miliardi di euro (inclusi i membri di Anformape, settore macchine e prodotti enologici), segnala anche un incremento dei giovani imprenditori. L’Agivi, l’associazione dei giovani viticoltori, conta ora 134 iscritti, in aumento del 10% rispetto all'anno precedente. Il rischio di dazi aggiuntivi negli Stati Uniti rappresenta quindi una sfida seria per il settore vinicolo italiano, che dovrà affrontare con strategie innovative e nuovi mercati per preservare il proprio ruolo di leader mondiale nel comparto.