Si è conclusa la prima edizione di una kermesse del vino e del cibo siciliano ben riuscita, ma che ha lasciato alcuni spunti di miglioramento.
Taormina, centro della kermesse
Soprattutto per contestualizzare la particolarissima sede dell’evento (le Piazze di Taormina ed alcuni dei più bei e panoramici hotel) e trarre da tale contesto il massimo del beneficio, derivante dalla massa di turisti (al 90% internazionali), che ancora riempiono gli hotel della città, senza intaccare gli esercizi commerciali locali, che ormai godono di stagioni turistiche, che coprono l’intero arco dell’anno.
Taormina WinExpo, l'organizzazione e le cantine presenti
La tre giorni è stata imperniata sui banchi di assaggio, che hanno visto la presenza di 20 aziende vinicole siciliane (Vini Calì, Tenuta Ferrata, Cuore Di Marchesa, Azienda Di Dio, Terre Mora, Bonsignore Casale 120, Le Due Tenute, Tenute Di Nuna, Russo Winery, Gambino, Az Agricola D'amico, Campisidrasi, Tenuta Palmento San Basilio, Az Agricola Raciti, Tenute Cuffaro, Azienda Agricola Lombardo, Azienda Agricola Battiato Filadelfo), per la metà provenienti dalle pendici dell’Etna e da alcuni maestri del food siciliano che hanno presentato alcune delle loro specialità (dalle crespelle di Orazio Cordai, ai torroni di Davide Scancarello, agli arancini senza ragù di Rosario Umbriaco).
Si è conclusa la prima edizione di Taormina WinExpo
L’impostazione dell’evento, organizzato da Davide Merlino di Sicily Event (con ufficio stampa curato da dott. Antonio Iacona di Italia a Tavola), con la collaborazione in loco del sommelier Roberto Raciti e dello chef Pietro D’Agostino, e partecipato dal comune di Taormina, che ha consentito di offrire a costo zero uno degli stand messi a disposizione, la partecipazione di sorprendenti piccole realtà vinicole, che, insieme ad alcune presenza già ben confermate, hanno offerto una idea più particolare del caleidoscopio di sensazioni enoiche che il nostro vulcano è in gradi di offrirci: un vero e proprio “continente”, all’interno del continente eno-gastronomico rappresentato dalla Sicilia.
Taormina WinExpo, degustazioni e masterclass
Questi tre giorni confermano la possibilità di escogitare una forma di lettura e interpretazione del vino dell’Etna in una forma straordinariamente innovativa e comunque complessa, nella quale sarebbe necessario coniare una nuova professionalità: il sommelier dei vini dell’Etna, in grado di conoscere approfonditamente le migliaia di etichette e potere collocare le più giusta allocazioni “abbinamentali” etnee.
Degustazioni e masterclass a Taormina WinExpo
Azzeccare l’abbinamento di un vino ad un piatto è una “missione impossibile”, in quanto nell’ammasso di galassie del vino esistenti, l’abbinamento in una cena è come un viaggio in treno, per il quale binari della qualità del cibo e del vino possono determinare la qualità del viaggio e in comune hanno solo la machina e il macchinista ! Ed ecco la necessità di tentare una più netta individuazione dei valori in gioco sull’Etna (dove l’area della Doc conta circa 150 “contrade”, in ognuna delle quali è possibile avere vini uno molto diverso dall’altro, a cui si aggiungono altre centinaia di vini fuori dall’area della Doc Etna, ma che raggiungo vertici (non solo geografici) del tutto ragguardevoli.
Taormina WinExpo, i talk dell’edizione 2024
Questi temi sono stati trattati nei tre talk, organizzati in un salottino nella piazza Duomo e Piazza IX Aprile e presentati dalla bravissima Elisa Petrillo, a cui hanno partecipato sempre, oltre che allo stesso Roberto Raciti (anche curatore di una mastreclass sui vini della cantina Firriato) e Pietro D’Agostino, l’assessore al turismo, grandi eventi e attività produttive, del comune di Taormina Jonathan Sferra, la food blogger Barbara Conti, alcuni addetti del vino come Roberto Ogniben e Danilo Trapanotto (di ONAV Catania, che hanno anche curato presso l’hotel Continental una masterclass sui vini da uve caricante e sulla diversità delle annate del vino), il barman Mattia Cilia, Agata Matarazzo docente di Economia dell'Università degli studi di Catania, Silvio Gulino dell’ ITS Albatros Messina, Daniele Grasso del birrificio Bruno Ribadi, Gina Russo presidente di “Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna”, lo chef Accursio Craparo
L’evento è stato arricchito con tre cene (una il sabato e due la domenica):
- la prima svoltasi sabato sera nell’incantevole cornice dell’Hotel Palazzo Vecchio, con una vista folgorante della costa taorminese e dell’Etna e dove lo chef Giacomo Caravello, del ristorante milazzese Balice, ha agito in alternanza con Giuseppe Privitera, chef del ristorante residente Monsù (nel seguito commento e foto dei piatti del menu)
- la seconda svoltasi nella terrazza del fantastico hotel Metropole (uno dei primi hotel della storia turistica di Taormina) e dove lo chef Giuseppe Geraci del ristorante Modi di Torregrotta (ME) ha affrontato un pubblico prevalentemente di avventori internazionali (nel seguito commento e foto dei piatti del menu)
- la terza cena si è svolta (purtroppo quasi contemporaneamente alla seconda) presso il palazzo del tardo Quattrocento, con due grandi cisterne romane, in cui ha sede il ristornate Kistè (cisterna in greco), dove Pietro D’Agostino (chef del ristorante stellato taorminese La Capinera) ha ospitato il menù di Accursio Craparo (chef del ristorante stellato modicano Accursio).
Taormina WinExpo, viaggio nei sapori siciliani
Con questo evento, con un format fondato sulla informale diffusività, Taormina intende confermarsi “capitale del cibo”, attraverso una rappresentazione della enogastronomia siciliana ad un pubblico per vocazione internazionale, che meriterebbe il massimo della accuratezza per lo sviluppo di progetti collaterali più finalizzati alla diffusione della cultura del cibo siciliano, da vivere come strumento strategico per la creazione di una vera industria del turismo di qualità sempre maggiore.
A Taormina WinExpo viaggio nei sapori siciliani
Ed è utile ricordare che all’Istituto internazionale di gastronomia, cultura, arti e turismo (IGCAT) ha assegnato ogni anno per il 2025 alla Sicilia il riconoscimento di European Region of Gastronomy, per avere avuto riconosciuti tutti gli elementi utili a stimolare la creatività e l’innovazione gastronomica, nonché a promuovere un’alimentazione più sana e a migliorare gli standard del turismo sostenibile, nel caso della Sicilia con la peculiare motivazione del pluralismo delle culture, della particolare bellezza della natura e alla qualità dei suoi prodotti. L
Taormina intende confermarsi “capitale del cibo”
a giuria è rimasta colpita dall’approccio sostenibile all’agricoltura, orientata alla protezione delle specie e alla produzione alimentare tradizionale, con grande attenzione per la natura, la cultura, l’artigianato e il benessere dei cittadini locali; in particolare, ha riconosciuto numerosi esempi di buone pratiche che altre regioni potrebbero importare. Sta ora ai siciliani dotarsi di quel miglioramento culturale per ottenere i migliori risultati, sicuramente “facendo più rete”.