Questa del 2023 potrebbe rivelarsi la vendemmia più leggera degli ultimi sei anni, secondo le previsioni vendemmiali dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv), presentate oggi al Masaf. Ma le uve, nonostante lo sfavorevole andamento climatico e grazie all'attenta gestione dei vigneti per contrastare siccità e malattie, hanno finora dimostrato la loro ottima qualità. L'auspicio è che il tempo si dimostri clemente fino alla completa raccolta delle uve, nelle prossime settimane, specialmente di quelle a maturazione tardiva. Secondo i dati illustrati da Fabio Del Bravo dell'Ismea, la produzione vitivinicola ammonterebbe infatti a 44 milioni di ettolitri, in calo del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno, con importanti variazioni da Nord a Sud. È infatti un vigneto Italia spaccato a metà quello fotografato dall’Osservatorio, che vede il Nord confermare i livelli dello scorso anno (+0,8%), mentre al Centro, al Sud e nelle Isole si registrano flessioni rispettivamente attorno al 20% e 30%.
La produzione vitivinicola italiana scende di poco sotto i 44 milioni di ettolitri
«Quest'anno - ha detto Del Bravo - i problemi climatici se ne sono trascinati dietro degli altri che non erano stati risolti, come la sovraproduzione soprattutto di vini comuni e le conseguenti giacenze e i produttori non hanno potuto trasferire a valle l'aumento dei costi». Nel complesso, come già accennato, il vigneto Italia ha prodotto al Nord 27,5 milioni di ettolitri con un incremento dello 0,8%, il Centro 3,5 (-21.1%) e il Sud e le isole 12,9 (-28,8%). Verrebbe così restituito alla Francia, che non ha avuto i nostri problemi, il primato produttivo (45 milioni di ettolitri, -2% sul 2022). Responsabili del maggiori cali nei vari areali soprattutto sono state soprattutto le malattie fungine, tra cui la peronospera e la siccità che ha provocato un forte stress idrico.
Vendemmia 2023, l'export di vino sostanzialmente stabile secondo le varie denominazioni
I numeri forniti sarebbero tuttavia un “puro dato statistico” - sottolinea l’Osservatorio - che potrebbe dimostrarsi più o meno incisivo a seconda dell’andamento climatico delle prossime settimane, cruciali per portare a maturazione ottimale soprattutto le uve delle varietà più tardive. Sul piano dell'export, invece, l'andamento sarebbe faticoso ma sostanzialmente stabile ma diverso secondo le varie denominazioni. Al convegno, introdotto dal segretario dell'Uiv, Paolo Castelletti, Sergio Marchi della Segreteria Tecnica del Masaf, in rappresentanza del ministro Francesco Lollobrigida, ha illustrato le politiche del dicastero verso questo settore trainante dell'economia italiana, brand affermato all'estero e simbolo di qualità, tradizione e convivialità. «Ascoltiamo le istanze che vengono dal mondo del vino - ha detto- anche con tavoli tecnici aperti su temi come contraffazione, tutela della salute, e con politiche economiche di sostegno. Ma oltre che delle emergenze vogliamo occuparci delle prospettive del settore».
Vendemmia 2023, Proietti (Ismea): «La contrazione produttiva di quest’anno non deve costituire un elemento di preoccupazione»
Per il Commissario straordinario di Ismea, Livio Proietti, la «contrazione produttiva di quest’anno non deve costituire un elemento di preoccupazione, visto il livello elevato di giacenze, che ha superato i 49 milioni di ettolitri, posizionandosi come il dato più alto degli ultimi sei anni. Il tema non è tanto la perdita della leadership italiana in termini di volumi prodotti, piuttosto il rallentamento della domanda interna ed estera, che sta deprimendo i listini soprattutto dei vini da tavola e degli Igt. Dobbiamo lavorare per ridurre il gap in termini di valore tra noi e la Francia e per rafforzare il posizionamento competitivo dei vini di qualità, facendo sì che anche i vini comuni siano sempre più caratterizzati rispetto ai competitor».
Uno scatto della conferenza stampa di oggi al Masaf sulle previsioni della vendemmia 2023
Vendemmia 2023, Frescobaldi (Uiv): «Bisogna rinnovare i vigneti, modernizzare, meccanizzare»
Per Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini quest'anno il vigneto è stato rimesso al centro di tutto e si è lavorato molto per proteggerlo. «Possiamo quindi affermare che la qualità c'è tutta - ha detto - e una superproduzione è uno scettro inutile: si rischia di andare fuori controllo. Non ci possiamo più permettere di produrre 50 milioni di ettolitri come nelle ultime vendemmie, e non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che ha portato di recente al record di giacenze degli ultimi anni. Oggi più che mai si impongono scelte politiche di medio e lungo periodo, a favore della qualità e di una riforma strutturale del settore».
Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv
Tra le priorità la chiusura del decreto sulla sostenibilità e la revisione dei criteri per l’autorizzazione “a pioggia” di nuovi vigneti in base alle performance delle denominazioni, oltre a ridurre le rese dei vini generici e rivedere il sistema delle Dop e Igp, compresa la loro gestione di mercato. Servirebbe, inoltre, un cambio di marcia sul piano commerciale semplificando l'Ocm promozione con interventi per coinvolgere le imprese sin dalla pianificazione. Servono riforme strutturali. Bisogna rinnovare i vigneti, modernizzare, meccanizzare, anche perché trovare mano d'opera specializzata è sempre più difficile, e pensare alle nuove realtà come vini no alcol o zero alcol, adeguando le nostre normative.
Vendemmia 2023, Cotarella (Assoenologi): «Calo della produzione di uve piuttosto significativo»
Per il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella la vendemmia che stiamo affrontando è molto complessa, caratterizzata soprattutto dagli effetti dei cambiamenti climatici che sul finire della primavera e l’inizio dell’estate sono stati causa di malattie patogene, alluvioni, grandinate e siccità.
Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi
«La fotografia che emerge dalle previsioni vendemmiali ci indica un calo della produzione di uve piuttosto significativo, soprattutto laddove la vite è stata ripetutamente attaccata dalla malattia. Sul fronte della qualità, il discorso è più complesso. Dalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualità, con punte di eccellenza. Molto dipenderà dal lavoro, dagli agronomi prima e poi dagli enologi, eseguito in vigna e in cantina. È proprio in queste annate così strane che occorre mettere in campo tutte le conoscenze tecniche e scientifiche per mitigare i danni di un clima sempre più pazzo».
La fotografia che emerge dalle previsioni vendemmiali ci indica un calo della produzione di uve piuttosto significativo
Vendemmia 2023, il problema delle giacenze e l'analisi del raccolto regione per regione
Il problema delle giacenze è stato sottolineato in tutti gli interventi. A luglio l'Osservatorio Uiv aveva registrato +4,5% di stock di vino rimasto in cantina, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nel pre-vendemmia 2022: 45,5 milioni di ettolitri di vino in giacenza, contro i 43,5 circa del 2022. Nel complesso, i dati Assoenologi, Ismea e Uiv mostrano l'importante ripresa della Lombardia, seguita da quella più moderata di Liguria e Valle d’Aosta con una sostanziale tenuta del Piemonte. Il Nord-Est è trainato dalla locomotiva Veneto, nonostante tutto in lieve crescita rispetto allo scorso anno grazie anche all’entrata in produzione dei nuovi impianti. Il Trentino-Alto Adige non si discosta di molto dai livelli dello scorso anno, mentre perdono qualche punto percentuale Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.
Più omogenea la situazione al Centro-Sud caratterizzata da flessioni che vanno dal 20 fino al 45 per cento, con vendemmie previste molto più scariche soprattutto sulla dorsale Adriatica (Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Basilicata) ma anche in Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna. Sulla situazione in Europa si è espresso Ignacio Sancez Recarte del Ceev, il Comitato europeo delle imprese del vino. I dati francesi evidenziano una produzione minore (-2%) nello Champagne, -9 % Bordeaux ma Borgogna + 11% mentre in Spagna il calo sarebbe del 10%.