La situazione relativa alle etichette salutistiche sul vino torna, dopo diversi mesi, sul banco degli imputati. Infatti, durante una riunione a Roma, Luca Rigotti, coordinatore del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative, ha affrontato diverse questioni rilevanti per il settore, tra cui la necessità di evitare situazioni simili a quella dell'Irlanda, che hanno messo in discussione i principi del mercato unico europeo e dell'Organizzazione Comune di Mercato. «L'approccio ideologico e mistificatorio degli health warnings in etichetta scarica la responsabilità sui consumatori e non risolve il problema, mentre noi dobbiamo invece lavorare per definire una politica di prevenzione condivisa, basata sul consumo moderato, campagne di educazione e di adeguata e corretta informazione a favore dei consumatori, facendo le dovute distinzioni in relazione alle modalità di consumo ed alle quantità, ribadendo che c'è differenza tra abuso e consumo responsabile» ha dichiarato Rigotti.
Luca Rigotti, coordinatore del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative
Etichette salutistiche sul vino, i danni per l'export italiano
Parole che si rifanno alla recente conversione in legge del regolamento che prevede l'etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie in Irlanda, che entrerà in vigore nel 2026. Si tratta del primo caso in Europa e una vera e propria mannaia per gli esportatori della bevanda - per l'Italia sarà un danno (attuale) da circa 45 milioni di euro l'anno, cifra raggiunta nel 2022 con l'export nel Paese d'Oltremanica. Ma le cooperative agroalimentari non ci stanno e, di recente, hanno presentato un esposto alla Commissione Ue per denunciare la violazione da parte dell’Irlanda del diritto europeo, con particolare riferimento agli articoli 34 e 36 del del Trattato sul funzionamento dell'Unione.
Vino, Rigotti sulla sostenibilità: «C'è bisogno di un marchio distintivo per poter distinguere il vino italiano sui mercati internazionali»
Ma quello relativo alle etichette non è l'unico tema trattato da Rigotti. Infatti, l'attenzione si è poi spostata sulla sostenibilità, con il coordinatore che ha sostenuto la necessità di andare avanti sul fronte dello standard unico di sostenibilità, atteso da tempo dalla filiera vitivinicola ma rimasto incompiuto per quanto riguarda le regole di armonizzazione degli schemi volontari esistenti e la predisposizione di un marchio: «Abbiamo bisogno di un marchio distintivo dello standard unico di sostenibilità per poter distinguere il vino italiano sui mercati internazionali - ha detto Luca Rigotti - il marchio dovrà comunicare ai consumatori che il vino italiano, oltre alla qualità, rispetta più rigorosi standard ambientali e sociali».
Sempre sul fronte estero, infine Rigotti ha chiesto un passo avanti rispetto al sistema alternativo di tracciabilità dei vini Doc e Igt, «in grado di assicurare un più puntuale monitoraggio e riscontro tra la base produttiva ed i volumi posti in commercio, in particolare sui mercati esteri».