Ascovilo, nata nel 1977, è l'associazione che raggruppa i Consorzi di Tutela dei vini lombardi Docg, Doc e Igt. A Vinitaly ha scelto di fare gioco di squadra, raggruppandone 13: Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Consorzio San Colombano, Consorzio Tutela Lugana, Consorzio Tutela Moscato di Scanzo, Consorzio Vini Mantovani, Consorzio Tutela Valcalepio, Consorzio Tutela Vini di Valtellina, Consorzio Botticino, Consorzio Montenetto, Consorzio Valtènesi, Consorzio Terre Lariane, Consorzio Garda Doc e Consorzio Valcamonica.
Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo
I vini lombardi al Vinitaly 2022
«Siamo contenti - ha sottolineato il presidente di Ascovilo Giovanna Prandini - È stato un anno importante per i vini lombardi e il Vinitaly è stato un momento bellissimo per ritrovarsi finalmente in presenza, ma anche importante dal punto di vista produttivo, grazie a una qualità non banale di buyer e clienti Horeca».
Vini lombardi, quale mercato?
La Lombardia è terra di vino di qualità. Raggruppa infatti 5 Docg, 21 Doc e 15 Igt. Il mercato è soprattutto locale, anche se l'estero nel 2021 ha sorriso, facendo segnare un +11% sulle esportazioni. «Voglio dire e anche sperare che il nostro primo mercato sia quello locale - ha aggiunto Prandini - È necessario però portare avanti un'azione culturale rivolta agli operatori della ristorazione, che devono avere generosità di tempo per scoprire le nostre eccellenze che spesso vengono sottovalutate. Allo stesso tempo, anche se è l'Italia il mercato più ricettivo, i vini lombardi non devono aver paura di fare la valigia e guardare ai mercati europei».
Il futuro
I Consorzi lombardi di Ascovilo, come tutti i produttori di vino italiani, stanno facendo i conti con l'aumento dei prezzi e con la carenza di materie prime. «È sicuramente una circostanza drammatica - ha proseguito il presidente - Abbiamo un prodotto di qualità in cantina e un mercato che aspetta i nostri vini. Forse è il momento giusto per fare una riflessione sulla filiera del confezionamento in Italia. Non vogliamo infatti sia l'ennesima occasione persa per aprire il mercato a imprese estere».
E la soluzione qual è? «Fare sinergia per affrontare le difficoltà oggettive legate all'aumento dei costi e opporsi alla speculazione che va contro al made in Italy di qualità», ha concluso Prandini.