Sono tre i vini, esclusivamente pensati per la ristorazione, lanciati sul mercato da Cincinnato, una delle più importanti realtà cooperative vitivinicole del Lazio nata nel 1947. Si tratta delle etichette Argeo, Lelio e Quinto; tutte appartenenti alla nuova linea biologica dell'azienda di Cori. In questo modo, Cincinnato scommette sulla ripresa del settore Horeca ormai vicino alla normalità del servizio dopo il passaggio in zona bianca di nuovi territori per un totale di 40 milioni di italiani nel regime minimo di restrizioni.
Un momento della presentazione delle tre etichette bio Cincinnato
Un progetto nato nel 1998 e che ora porta i suoi frutti: Lelio, Argeo e Quinto
«Il progetto bio di Cincinnato parte dal lontano 1998 con la produzione di uve biologiche, e oggi dopo tanta ricerca e sperimentazione, presentiamo: Lelio, Argeo e Quinto per raccogliere
l’esigenza di vivere in modo più sostenibile e offrire una proposta in più agli amici ristoratori, che sono un pezzo fondamentale della nostra economia ma anche della nostra socialità», ha spiegato
Nazzareno Milita, presidente della Cincinnato. Oltre alle tre etichette elencate, una quarta sarà presto aggiunta. In tutti i casi, i protagonisti sono i vitigni autoctoni più rappresentativi del Lazio: Bellone, Nero Buono e Cesanese.
Carta dei vini biologica come strumento di marketing per i ristoranti
Al di là della proposta biologica, la novità sta anche nel canale di riferimento: i ristoranti. Un settore che necessita delle maggiori attenzioni possibili e di nuovi strumenti. Anche legati allo
storytelling della propria offerta enologica.
Nella linea bio di Cincinnato, infatti, gli appassionati troveranno vini che hanno un valore in più da raccontare, quello della storia del territorio e delle persone. Argeo, Lelio e Quinto sono infatti i nomi di alcuni soci che, potremmo dire, si espongono in prima persona per garantire il prodotto. Conduzione biologica del vigneto, stessa cura in cantina, per arrivare in bottiglia con le caratteristiche tipiche dei vini di Cori, da sempre presenti nella produzione di Cincinnato.
Una scelta, quella biologica, che non riguarda solo i vini certificati e presenti nella linea dedicata - contraddistinti da splendide etichette color tabacco -
ma una produzione ben più estesa che arriva a 2.400 ettolitri totali distribuiti su Bellone, Nero Buono, Cesanese, Malvasia e Greco. La conduzione biologica riguarda circa 100 ettari, sui 268 vitati gestiti in totale dalla Cincinnato, con una percentuale aziendale che tocca il 37%, ovvero più del triplo rispetto alla media della Regione Lazio (ferma all’11% nel 2019).
«La cura dei dettagli è importante per fare biologico bene - ha specificato
Giovanna Trisorio, responsabile marketing di Cincinnato - ma per noi questo aspetto non ha rappresentato un problema.
I nostri vini e i nostri packaging sono da sempre oggetto di attenzioni maniacali, per offrire ai nostri appassionati prodotti buoni e belli. Anche in questo caso la scelta è partita dalla terra, da vigneti lavorati con la massima attenzione, passando per pratiche di cantina rispettose della materia prima e dell’ambiente, arrivando poi in bottiglie che hanno un chiaro segnale di riconoscimento sul tavolo dei tanti ristoratori che in queste settimane stanno riaprendo finalmente le loro porte».