Ci risiamo, il quesito torna a squarciare l’opinione pubblica: è giusto riversare tutte le attenzioni solo e soltanto alla salute “fisica” nel gestire la pandemia? O una buona quota di energie e decisioni dovrebbe andare anche nella direzione della tutela della salute mentale?
Al solito, un equilibrio, una sana via di mezzo sarebbe l’ideale, ma abbiamo capito che è molto complicato trovare il centro giusto della questione e quindi anche di ogni decisione che ne consegue. Indubbio che tutelare al massimo la salute delle persone sia doveroso ed essenziale, ma a latere delle infezioni, dei ricoveri per Covid e dei decessi sopraggiunti per cause legate al Covid c’è una società che sta morendo di altro e quando parliamo di morte parliamo di morte non solo “fisica”, ma dell’anima.
Sempre più giovani ubriachi in casa
Boom di vendite nel settore degli alcoliciMorire di altro, morire dentro a causa dell’
alcol ad esempio. Secondo uno studio dell’Istituto Europeo per il trattamento delle Dipendenze la vendita di alcolici in
Italia è aumentata del 180% nell’anno della pandemia. Uno sproposito che sta trovando conferma della sua malvagità nei numerosi casi di coma etilico registrati negli ultimi mesi con vittime ragazzini poco più che
adolescenti.
Lo studio infatti rileva che è la fascia d’
età 18-24 anni quella che ha vissuto la maggior esplosione nel consumo di alcolici: +209,2% nel 2020 rispetto al 2019. Le vendite di
cognac, brandy e vodka sono schizzate del 243%, quelle del
vino del 446%. A favorire l’acquisto soprattutto tra la new generation è stato l’online e gli ordini sulle piattaforme di
delivery.
I risvolti socialiCosa significa? Che il consumo di alcolici è diventato abuso e che le modalità con le quali ci si attacca alla bottiglia sono ancor più dannose dell’atto in sé; sì, perché i
giovani bevono da soli, isolati in casa, il che spinge ad un maggior consumo di alcolici e sostituisce una sana uscita (anche
bevuta, perché no) in compagnia come consolazione da qualche pensiero, preoccupazione, turbamento che prima del Covid era il
ragazzino/ragazzina che non ti filavano mentre ora è il totale spaesamento in cui i giovani si sono ritrovati. E la tendenza è destinata ad estendersi anche nei locali pubblici: in Giappone è stato aperto il primo locale con i
tavolini da uno chiusi in cabine "Covid-free".A dire il vero gli italiani e i giovani italiani avevano già accelerato sul consumo di alcol prima della pandemia con l’età media della “
sbronza” che si era abbassata notevolmente. Ma ora la questione è ancor più grave, urgente, sociale. E si lega strettamente al tema della
movida non controllata. Cosa fare tra arginare gli assembramenti impedendo la vendita di alcolici come disposto
dall'ultimo Dpcm e lasciare che i giovani, soli, vadano in coma etilico nelle proprie case? Una cosa è certa: il
problema degli assembramenti non è certo l'alcol che, se i giovani e gli adulti vogliono, lo trovano ovunque, comunque, e a qualunque orario.