Meglio accessibile che premium. Nel 2020, complice il blocco del canale Horeca, a vincere la gara commerciale sono stati i vini di fascia media. Complice la chiusura dei ristoranti e lo spostamento di molti consumi all'interno delle mura domestiche, le bottiglie più competitive hanno avuto il sopravvento. Il risultato, come emerge dall'analisi Pambianco sui preconsuntivi delle prime 10 aziende di questo segmento hanno registrato una crescita del +3%, mentre la Top 5 delle realtà premium ha messo a segno una perdita a due cifre del -12% (anche se un discorso a parte va fatto per la marginalità, vero totem delle etichette di livello superiore).

La classifica dei vini la vincono quelli a prezzo medioPrezzo medio, grande pubblicoNella fascia di
prezzo medio, la graduatoria premia
Cantine Riunite&Civ che, con 600 milioni di ricavi stimati, si posizione davanti a
Caviro (363 milioni, +10%) e
Botter (230 milioni). A seguire, fuori dal podio, compaiono a pari merito
Fratelli Martini e
Cavit. Tuttavia la migliore prova dell'anno è stata quella di
Italian Wine Brands, salita in sesta posizione con una crescita del +30% (in cui l'online ha giocato un ruolo chiave). Chiudono la Top 10 Enoitalia, Mezzacorona, Zonin 1821 e Terre Cevico.
In particolare, rispetto al risultato di Cantine Riunite&Civ è fondamentale segnalare le performance della controllata
Gruppo Italiano Vini, specializzato sulla fascia più alta e ben inserito nell'Horeca, che ha chiuso con una perdita di soli tre milinioni di fatturato rispetto allo scorso anno. Diverso, invece, per i marchi della Gdo dove hanno brillato Lamberti, Bolla e Melini.
Per quanto riguarda l'eCommerce, la
best practice da seguire è stata senza dubbio quella di Iwb che ha messo a segno un +74% per il canale
online e pure un +36% in quello
wholesale che le ha permesso di archiviare l'anno finanziario a 204,3 milioni di ricavi. L’incremento anno su anno ha sfiorato il 30% e determinante è stato l’apporto delle esportazioni, cresciute da 123,5 a 164 milioni di euro, arrivando a un’incidenza di circa il 75% sul fatturato complessivo.
I vini premium soffrono la chiusura dell'HorecaDiverso il discorso per i vini di
alta fascia. Certo, la previsione di chiusura dei Top 5 a -12% rappresenta un
recupero sostanziale rispetto al -30-35% stimato a marzo-aprile dello scorso anno, ma fa comunque male. Come contraltare, però, c'è un gran risparmio sulla
marginalità dovuta al taglio su fiere, viaggi di lavoro e spese generali che ha rafforzato una posizione già solida da questo punto di vista. Trend che alla fine hanno premiato
Antinori che registra una flessione "solo" del -10% e chiude a 221 milioni di fatturato. Sul secondo gradino del podio si piazza
Gruppo Santa Margherita con un giro d'affari pari a 172 milioni di euro (-9% rispetto allo scorso anno, ma 58 milioni di Ebitda) e 29 milioni di investimenti (in un ciclo ininterrotto che dal 2005 ad oggi ha visto iniettare nella società oltre 300 milioni di euro). Tutto merito del Pinot grigio? Di sicuro il 60° anniversario spingerà ancor di più i consumi. Terzo posto per
Frescobaldi: 103 milioni di fatturato (che non tengono conto della parte hospitality). A inseguire, il Gruppo Lunelli (-20% di fatturato) e Terra Moretti.
Prosecco e bollicine: paradiso della crescitaAndando poi ad analizzare il comparto
Prosecco e spumanti, il report Pambianco segnala che le bollicine si sono difese
anche in un contesto no-party, permettendo all'Italia di
limitare i danni e, in alcuni casi, di crescere fra gli sparkling. Tant'è che i risultati dei primi cinque gruppi specializzati appaiono contrastanti e in generale hanno premiato il Prosecco. Se la
doc Treviso ha raggiunto per la prima volta quota 500 milioni di bottiglie, le due
dogc Conegliano Valdobbiadene e
Asolo Prosecco hanno evidenziato segnali positivi quantificati nella stabilità (92 milioni di bottiglie) della prima e nella crescita (+10%) della seconda. Ancora una volta, insomma, il Prosecco vince la sfida nella categoria degli
sparkling e si impone come bolla resiliente in un contesto globale molto critico che ha invece penalizzato lo Champagne. È stato, infatti, un anno particolarmente difficile per il metodo classico, ma anche qui l’Italia pare aver tenuto più della concorrenza estera.
La
flessione dei big considerati è quindi contenuta (-1%). In testa troviamo la conferma di
Fratelli Martini, che, forte dei suoi marchi di proprietà Sant’Orsola e Canti, è salita da 206 a 210 milioni di euro. A seguire la coop più forte del Prosecco, la trevigiana
La Marca, che cresce del 6% arrivando a 150 milioni e al terzo posto la grande rivelazione dell’anno ovvero l’azienda veronese
Contri, molto attiva anche nelle bolle rosse (Lambrusco), che vola a 109 milioni con un balzo di oltre il 13%. A seguire, solo prestazioni negative. Il successo del Rosé crea però buoni presupposti per i prossimi mesi per il Gruppo Villa Sandi che con un fatturato di 91 milioni si pone in quarta posizione. Se il 2020 si è chiuso in lieve flessione (-4%), le attese per fine 2021 sono di riportare il fatturato al di sopra del 2019. Chiudono la classifica, in ex aequo al quinto posto, Lunelli e Mionetto con 85 milioni di fatturato.