Il rito del caffè espresso italiano è da sempre uno dei simboli della cultura italiana. Tanto che ora viaggia verso la candidatura a Patrimonio immateriale dell'umanità presso l'Unesco. Un riconoscimento a cui stanno lavorando i principali attori della filiera del caffè espresso che sperano nel supporto del nuovo ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.
Il rito del caffè espresso italiano
I protagonisti dell'appelloIl
Consorzio di Tutela Del Caffè Espresso Italiano Tradizionale, il
Comitato Italiano del Caffè di Unione Italiana Food, lo
Iei - Istituto espresso italiano, la
Fipe-Confcommercio (Federazione italiana dei pubblici esercizi), il
Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, l’
Associazione Caffè Trieste e il
Consorzio Torrefattori delle Tre Venezie sono i firmatari dell'appello che ha portato il Gruppo di lavoro Unesco del Mipaaf a inserire il rito del caffè espresso italiano nell'inventario nazionale del patrimonio agroalimentare italiano. Step importante in vista della valutazione della Commissione nazionale Unesco. Notizia che arriva in un momendo di enorme difficoltà per tutto il Paese e le attività di
somministrazione come bar e ristoranti che, intorno all'espresso, avevano costruito una parte importante del proprio business; ora in frantumi di fronte alle limitazioni e nuove abitudini di consumo nate in seno alla pandemia.
Il coinvolgimento dei clientiE proprio per recuperare quel senso di
comunità, le associazioni di categoria coinvolte si sono unite per trovare nuovo slancio e coinvolgere i
clienti che, fino al 18 marzo, potranno continuare a sostenere la
candidatura del rito del caffè lasciando sul sito
www.ritodelcaffe.it una firma e un proprio contributo creativo che racconti un’esperienza personale legata al rito quotidiano per eccellenza, sotto forma di poesia, fotografia, racconto scritto o disegno. Perché, «quello del caffè espresso in Italia è molto più di un rito quotidiano - ha spiegato
Giorgio Caballini di Sassoferrato, presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale – Mai come ora tutta la filiera e l’Italia unita da un rito condiviso dal Brennero a Lampedusa, ne hanno un grande bisogno».
Gli appelli del mondo del caffè«Tutti i giorni la stampa ricorda che l’Italia deve fare sistema e vedere tutti gli attori del
comparto uniti da uno scopo comune è per tutti noi motivo di grande orgoglio - ha affermato
Luigi Morello, presidente dello Iei - Questa ritrovata compattezza ci fa sperare per una pronta ripresa. Confidiamo nell’appoggio delle Istituzioni competenti». «Ribadiamo il nostro supporto alla candidatura Unesco perché di tale riconoscimento potrebbe beneficiare tutto il comparto caffè, duramente penalizzato dalle misure di contenimento della pandemia. Stiamo parlando di un settore strategico per tutta l'economia nazionale e che esporta nel mondo la cultura, i valori e la qualità del prodotto italiano», gli ha fatto eco
Mario Cerutti, presidente del Comitato Italiano del Caffè di Unione Italiana Food.
«Questa tremenda
crisi sembra non avere fine, eppure abbiamo tutti un gran bisogno di tornare a vivere i
bar come un luogo straordinario pur nella sua normalità - ha dichiara
Alessandro Cavo, consigliere Fipe-Confcommercio - Il rito del caffè espresso fa certamente parte del patrimonio culturale e del capitale sociale comune d’Italia, e il suo riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità potrebbe dare nuovo slancio a tutto il comparto, anche ai fini del rilancio turistico del Paese. Per questo confidiamo nel supporto del Ministro Patuanelli».
«In qualità di socio fondatore del Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano, Il Gruppo Italiano Torrefattori Caffè, associazione esistente dal 1954 che conta attualmente 225 imprese del settore appartenenti a tutte le regioni d'Italia, sostiene da tempo e con forza il riconoscimento del rituale metodo di preparazione del caffè espresso italiano quale Patrimonio immateriale dell'Unesco. Confidiamo che il Ministro Patuanelli prenda a cuore tale iniziativa per un valido e concreto
appoggio», ha dichiarato il presidente
Alessandro Bianchin.
«Da Trieste auspichiamo fortemente che l'amministrazione pubblica colga l'opportunità di confermare la
paternità dell'espresso Italiano che deriva, da un lato, dal genio e dall'ingegno di tutti gli operatori di questo settore che si impegnano con passione nel loro lavoro e, dall’altro, dall'amore che tutti gli italiani dimostrano ogni giorno con l'attaccamento al rito della tazzina di caffè», ha aggiunto
Fabrizio Polojaz, presidente dell’Associazione Caffè Trieste.
Infine, «il Consorzio dei Torrefattori delle Tre Venezie, auspica un riconoscimento
mondiale del rito dell'espresso italiano di qualità, che riabbraccia tutta la popolazione da Nord a Sud. Rito che in un semplice
gesto racchiude tecnologia, esperienza e tradizione di milioni di famiglie, che di generazione in generazione tramandano questo sapere per un risultato finale di piacevolezza ed aggregazione riconosciuto in tutto il mondo», ha detto il residente del Consorzio,
Omar Zidarich.