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Carpineto, l'e-commerce non basta Servono più export e ristoranti

Secondo l’export manager della cantina, Antonio Zaccheo, pesano la crisi di liquidità delle aziende, ma anche spese, investimenti per l’anno in corso e il futuro incerto della ristorazione .

di Mariella Morosi
 
18 giugno 2020 | 06:50

Carpineto, l'e-commerce non basta Servono più export e ristoranti

Secondo l’export manager della cantina, Antonio Zaccheo, pesano la crisi di liquidità delle aziende, ma anche spese, investimenti per l’anno in corso e il futuro incerto della ristorazione .

di Mariella Morosi
18 giugno 2020 | 06:50
 

Impossibile ancora definire la reale portata del danno da virus alla nostra economia anche perché domina l'incertezza sui temi del rilancio e della salvaguardia delle attività nevralgiche del Paese come quella del vino. Mancano le garanzie concrete per dare continuità a settori che hanno dimostrato in un passato recentissimo, ma che ora sembra remoto, una vitalità propria e trainante. Le proposte al governo sono state fatte, ma le cantine restano in attesa di un sostegno alle nuove, indispensabili progettualità. Se a soffrire maggiormente per il lockdown che ha bloccato l'export e il canale Horeca sono state le aziende di dimensione modesta, anche per i grandi marchi la situazione è grave anche se, nonostante tutto, a dominare è ancora la fiducia e l'ottimismo.  

Il Nobile di Montepulciano di Carpineto - Carpineto, l'e-commerce non basta Servono più export e ristoranti

Il Nobile di Montepulciano di Carpineto

Ne parliamo con Antonio Michael Zaccheo, export manager di Carpineto, azienda icona della Toscana, con oltre 200 ettari vitati nelle cinque zone più vocate: due nel Chianti Classico, una a Montepulciano, una a Montalcino e infine una in Maremma e tra le Top 100 di Wine Spectator.  

«All'inizio dell'allarme pandemia – dice – la situazione sembrava tranquilla ma tornando dagli Stati Uniti ma mi sono reso conto che stava capitando qualcosa di grave. L'aereo era quasi vuoto, e non accadeva mai nei miei frequenti in viaggi in Nord America, dove va i due terzi della nostra produzione. Tuttavia in quel periodo negli Stati Uniti non ci sono stati rallentamenti nelle vendite perché la gente faceva incetta di tutto nei negozi, come da noi accadeva con la farina e con il lievito. Non così ad aprile, quando ciò che era italiano era demonizzato, sospettato di essere portatore di virus. Tutti ricordiamo il famoso spot francese di Canal Plus che mostrava un pizzaiolo italiano che tossiva su una pizza che diventava così "pizza Corona". Poi è andata sempre peggio e a maggio c'è stato il vuoto assoluto. Ora qualche segnale positivo è arrivato, pian piano la situazione si va riprendendo, ma siamo ben lontani dai livelli dello stesso periodo del 2019. La previsione più rosea sarà, a fine anno, una chiusura del bilancio con una perdita del 20-25%».

Antonio Michael Zaccheo - Carpineto, l'e-commerce non basta Servono più export e ristoranti
Antonio Michael Zaccheo

Quali sono i problemi più grandi che ora state affrontando?
Stiamo vivendo una situazione grave e del tutto imprevista, ma il nostro problema è quello di tutte le altre cantine: il governo non ci ha sostenuto come avrebbe dovuto. Ha continuato a tassarci senza nessuna proroga, come nel caso dell'Imu che oltretutto è anche aumentata. Oltre al calo delle vendite, a peggiorare la situazione c'è anche il problema delle riscossioni perché i ristoranti, chiusi dai primi di marzo, non hanno incassato e quindi non dispongono di liquidità. Senza parlare poi del futuro della ristorazione, incerto e problematico. La crisi di liquidità riguarda anche tutto il comparto vitivinicolo, mentre crescono le spese e gli investimenti per l'annata in corso del vigneto, perché la natura non è in time out. Un'azienda grande come la nostra potrà sopportare questa crisi anche se con fatica, ma come potranno fare le tante piccole aziende, quelle fanno appena 50mila bottiglie?

Molte aziende hanno cercato di sopravvivere ricorrendo in questi mesi all'e-commerce, un settore finora marginale ma che ha mostrato una certa vivacità.
Lo abbiamo fatto anche noi e lo facciamo, ma ovviamente solo in Italia. Vendiamo su Tannico e anche attraverso il nostro shop on line, ma i numeri sono molto piccoli, non rappresentano neanche l'1% delle vendite e riguardano etichette speciali, quasi delle chicche. E così abbiamo in cantina un quarto di giacenze in più di quanto dovremmo averne. E se la distillazione delle giacenze potrà rappresentare l'ultima risorsa per alcuni, certo non riguarda noi: produciamo soltanto vini di pregio,  vocati alla longevità e se una nostra bottiglia di Brunello del 2015, che dovremmo vendere ora, rimane invenduta e resta in cantina non può che migliorare.

I vigneti di Carpineto - Carpineto, l'e-commerce non basta Servono più export e ristoranti
I vigneti di Carpineto

Quali sono i mercati da cui cominciano ad arrivare ordini, oltre a quello nordamericano, Stati Uniti e Canada?
Storicamente è la Gran Bretagna, poi la Germania, la Svizzera, il Lussemburgo. Ma stanno risvegliandosi pian piano anche l'Australia, il Giappone, Singapore. Abbiamo ricevuto un ordine anche dal Myammar. Anche se è poco ci riteniamo soddisfatti di sapere che il nostro vino è apprezzato anche là.

Molte aziende per incoraggiare le vendite hanno deciso di abbassare i prezzi anche rivolgendosi alla grande distribuzione.
No, la nostra strada maestra è sempre stata ed è quella di puntare alla qualità. In agricoltura la strategia è rimandare tutte le spese che si possono rimandare ed è quello che stiamo facendo. Ora ci stiamo concentrando sull'annata in corso. A tre mesi dalla vendemmia, a parte qualche gelata, possiamo ben sperare ma bisogna vigilare con attenzione ed essere pronti a qualsiasi eventualità. I nostri collaboratori nelle operazioni di vigna e di cantina sono gli stessi di sempre, quindi possiamo contare sulla loro professionalità e sull'attaccamento all'azienda. Certo, le spese sono tante e dobbiamo cercare di utilizzare oculatamente le nostre risorse senza perdere di vista gli obiettivi".  

Chiarezza progettuale e moderato ottimismo, dunque, in Carpineto. Ma come vede il futuro del vino questa grande azienda dal ricco medagliere che produce ogni anno Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino per un totale di 3 milioni di bottiglie con 30 etichette, in tre linee di produzione e che esporta in 70 Paesi?
Nessuno può fare previsioni. Se dovesse arrivare una seconda ondata della pandemia, come qualcuno prospetta e se si dovesse richiudere tutto sarebbe un vero disastro per tutti.

Carpineto fu fondata nel 1967 da due ragazzi giovanissimi, Giovanni Carlo Sacchet ed Antonio Mario Zaccheo che videro nella Toscana un enorme potenziale per poter produrre grandi vini di tradizione, tutte declinazioni del Sangiovese, applicando le tecniche più all’avanguardia in vigna e in cantina e innalzando gli standard qualitativi dell’epoca. Le nuove generazioni, Caterina Sacchet, enologa, Elisabetta Sacchet, Francesca Zaccheo e Antonio Michael Zaccheo proseguono nel progetto nel rispetto dei valori storici del territorio e dell'ambiente, con  trattamenti mirati e impiego di energie rinnovabili nelle cinque tenute o appodiati, di Montepulciano, di Montalcino, di Gaville, di Dudda e di Gavorrano.  

Camponibbio di Montepulciano con 65 ettari vitati è il vigneto contiguo ad alta densità più vasto d'Italia. La Tenuta di Montepulciano è anche aperta su prenotazione ad attività enoturistica: passeggiate in vigna, degustazioni e shopping. Nei 500 ettari totali di proprietà dell'azienda si produce olio dalle tipiche cultivar toscane, leccino, moraiolo e frantoio. L'azienda Carpineto prende il nome dall'antico Appodiato di Dudda, nella zona del Chianti Classico. È il cuore dell'azienda, rappresentato anche da un archivio enoico tra i più forniti, con un gran numero di annate storiche. Oltre all'archivio, molto spazio in cantina è dedicato all’elevazione nei legni: la barricaia contiene un migliaio di botti e barrique mentre l'affinamento dei vini imbottigliati avviene in una cella sotterranea a temperatura costante che può ospitare fino ad un milione di bottiglie. Dal 1982 c'è una limitatissima produzione di spumante brut, rosè e dolce da uve toscane: sangiovese e canaiolo con una piccola componente di traminer aromatico rosa. È stato il primo impianto di questa tipologia di vino nella zona del Chianti Classico.

Per informazioni: www.carpineto.com

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