C'è voglia di conoscere, specialmente quando si tratta di un virus di cui ancora non si sa tutto. Ecco perché l'opinione pubblica, presa coscienza della gravità della situazione (e della conseguente scelta delle istituzioni di imporre misure così drastiche), vuole tutelarsi in ogni modo possibile. Grazie a questo presupposto si possono spiegare le tante richieste fatte ad Assoenologi da parte di soci e di altre categorie professionali.
Un bicchiere di vino pulisce la faringe, dove spesso si annidano i virus
Tra queste, immancabile è "qualche dato in più" sulla possibile contaminazione del vino, sulla contaminazione degli imballaggi e sugli effetti limitanti del vino sull'azione del virus.
Ecco allora che Assoenologi, chiaramente con la dovuta prudenza (per il fatto che si tratta di un virus nuovo), dopo un confronto con importanti rappresentanti della comunità medica, si sente di rispondere ad alcune delle richieste formalizzate.
Il virus può sopravvivere nel vino?La sopravvivenza del virus nel vino appare impossibile in quanto la concomitante combinazione della presenza di alcol, di un ambiente ipotonico e della presenza di polifenoli impedisce la vita e la moltiplicazione del virus stesso.
E invece all'interno degli imballaggi?È un'eventualità assai remota, se non addirittura statisticamente inestistente. Specie in considerazione della breve vita del virus e dell'assenza di un potenziale ospite biologico vivente.
Che effetto ha il vino sull'azione del virus?Un consumo moderato di vino, legato al bere responsabile, può contribuire ad una migliore igienizzazione del cavo orale e della faringe, area, quest'ultima, dove si annidano i virus nel corso delle infezioni.
A dare garanzia delle informazioni riportate da Assoenologi è il suo presidente,
Riccardo Cotarella.