Durante la prima cena degli Incontri Enogastronomici Regionali ad Alghero (
clicca qui per la video intervista all'assessore Marco Di Gangi), organizzati dall'associazione no profit Ristoranti Regionali, abbinato al primo piatto, una Carne salada fra tradizione e innovazione, una magnum trentina: il Bianco Faye Dolomiti 2004 di Pojer e Sandri.
Abbiamo scambiato due parole con
Fiorentino Sandri, tanto umile quanto illuminato produttore che, fiero dei suoi terreni trentini a Faedo (ultimo paese prima del confine con l'Alto Adige), produce vini da una vita, da quel lontano 1975, quando dalla cantina uscì il suo Palai Müller Thurgau - «ma il primo Müller Thurgau che mi ha soddisfatto è uscito dalla mia cantina solo nel 2000».
In quel di Faedo, terra di Pojer e Sandri, a due passi dal confine con l'Alto Adige
Nasce proprio nel '75 l'azienda Pojer e Sandri, figlia dell'incontro tra i due giovani Fiorentino Sandri e Mario Pojer: il primo aveva ereditato due ettari di vigneto, il secondo si era da poco diplomato alla scuola di enologia di San Michele all'Adige. Dopo oltre 40 anni di storia, all'Hotel Carlos V di Alghero (
clicca qui per scoprire la realtà dell'albergo cinque stelle), nell'ancora calda Sardegna di ottobre, nel bicchiere un'altra fatica, un altro successo aziendale: il Bianco Faye 2004.
Bianco Faye 2004 Dolomiti Pojer e Sandri
«È un vino unico, 90% Chardonnay e 10% Pinot Bianco. Un 2004, che passa un anno in legno e rimane in bottiglia per diversi anni. Questo vino ha 15 anni oggi e assaggiandolo ci dà veramente grandi soddisfazioni». Nasce dagli impianti più vecchi, tra i 25 e i 30 anni, impianti che permettono di puntare più in alto, con fermentazioni e invecchiamenti in legno maturo (stessa concezione per il Pinot Nero Rodel-Pianezzi).
Il giallo è di un paglierino davvero intenso, le note minerali spiccano grazie ad una particolare predisposizione dei terreni sulla collina di Faedo (al tempo della nascita della cantina, a detta di molti, caratterizzati da una ridotta vocazione vitata...), i profumi agrumati fanno pensare ad un vino di 2 o 3 anni, non certo di 15!
L'abbinamento: Carne salada fra tradizione e innovazione - Ristorante Da Pino, San Michele all'Adige, Tn
Un prodotto davvero unico nel suo genere, che vuol essere allo stesso tempo una provocazione per la viticoltura italiana: «Vogliamo che gli italiani apprezzino quei vini che hanno qualche anno in più, come i bianchi "alla francese". I francesi sono maestri in queste tipologie, è ora che anche noi, pian piano, maturiamo prodotti ispirati a questa filosofia, perché il vino più è vecchio più è buono, o meglio, più matura e più è sincero».
Meritano un accenno/elogio anche il Merlino, ultimo nato in cantina, ottenuto unendo un mosto di Lagrein parzialmente fermentato con il brandy invecchiato 15 anni, e lo Zero Infinito - zero trattamenti in cantina, zero solforosa, zero lieviti commerciali liofilizzati, zero chiarificanti, zero filtrazioni e zero antiossidanti (
clicca qui per la video intervista a Mario Pojer durante Vinitaly 2015).
Per informazioni:
www.pojeresandri.com