Non c’è pace per il Prosecco. Dopo le minacce del neo premier britannico Boris Johnson su un eventuale blocco delle importazioni e la discussione recente sulla possibilità di mettere la denominazione sulle etichette, ora ecco il “caso Pringles”. Che gli inglesi siano i maggiori bevitori delle nostre principali bollicine è un dato di fatto, ma che ne capiscano davvero è un po’ più discutibile. Se è vero infatti che un’aperitivo tra amici con Prosecco e qualche patatina fa piacere a tutti, non è automatico che fare delle patatine al gusto di Prosecco sia altrettanto gustoso. Anzi.
Le Pringles al Prosecco ritirate
Eppure la Pringles le aveva lanciate l’anno scorso salvo poi essere ritirate dalla catena di supermercati Tesco. Ma i celebri “tubi” sono arrivati anche in Italia venduti dal gruppo veneto (manco a dirlo…) Tosano. L’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari è intervenuta anche qui e ha fatto ritirare la merce per furto di identità.
Secondo alcune prime indiscrezioni giunte dal ministero delle Politiche Agricole, sarebbero 250 i tubi di patatine messe sul mercato da un’azienda olandese e poi sequestrati perché tra gli ingredienti riportavano un non meglio precisato “prosecco in polvere”. Pringles in una nota ufficiale si è difesa dichiarando: “La variante Prosecco e Pink Peppercorn è stata prodotta nel 2018 come limited edition per il periodo delle festività natalizie. Abbiamo utilizzato Prosecco Doc come ingrediente nell’aroma e l’utilizzo del nome del prodotto sulla confezione è stato pensato in linea con le linee guida Doc (Denominazione di Origine Controllata) e i regolamenti europei. Non abbiamo in programma di produrre questa variante in futuro”.