Dodici produttori, dodici aziende, ma un medesimo progetto: l'assaggio en primeur del taglio bordolese o di uno dei vitigni utilizzati. Questa in sintesi la kermesse Bergamo en primeur svoltasi all'Azienda Le Corne.
L'evento, giunto quest'anno alla quarta edizione, cambia nome: da Valcalepio en primeur a Bergamo en primeur. Una scelta che nasconde (nemmeno tanto) la volontà di dare più spazio ai diversi vitigni e ai vini prodotti nella provincia di Bergamo.
Le degustazione delle etichette en primeur
Caminella, La Collina, La Rocchetta, Le Corne, Magri Eligio, Pecis Angelo, Sant'Egidio, Tenuta Casa Virgina, Tenuta Castello di Grumello, Tenuta Le Mojole, Tosca e Valba le 12 realtà che hanno preso parte dalla giornata di degustazioni, anticipata da un intervento del docente ed esperto
Luigi Moio.
Professore di Enologia all'Università degli Studi di Napoli e autore del romanzo-saggio scientifico "Il Respiro del Vino", Moio, da buon oratore, abituato a discorrere in maniera coinvolgente di fronte a una platea, ha illustrato il territorio bergamasco e i suoi vini in maniera a dir poco originale. Prima un ampio preambolo su un argomento a lui notoriamente più "caro", il vino francese, poi una breve sintesi geografica: «La vite si coltiva tra il 30° e il 50° parallelo. In particolare il 45° è identificato come quello da cui provengono i grandi vini del mondo». Non stupisce, dice lui: è Bordeaux, territorio dalle grandi tradizioni e vitivinicole e di marketing, ad aver trasmesso questa nozione, tanto da averla fatta diventare luogo comune nel mondo dell'enologia. Fatto sta, che proprio il territorio di Grumello del Monte (Bg) e zone limitrofe incrociano questo parallelo, teoricamente assicurazione di buoni risultati in vigna prima, in bottiglia poi.
Luigi Moio
Non si è sbilanciato, Moio, chiarendo fin da subito: «Io questo territorio non lo conosco». Ma qualche spunto taciuto l'ha fatto passare egualmente: certamente c'è ancora tanto da fare per il territorio bergamasco, ricco di potenzialità ma non ancora sbocciato come potrebbe. Non solo nella fattura dei vini, ma anche nel marketing e nella comunicazione. Detto questo, ha ricordato qual è la base del successo dei vini francesi, terzo elemento mancante al territorio vitivinicolo lombardo: «Per comunicare un territorio, i vini non devono essere troppo diversi tra di loro». Quindi, «una logica e un percorso comuni», per cominciare, poi una differenziazione interna, zona per zona, e infine uno stile proprio, per ogni produttore, ma «che sia sottile!». Ci vuole più lavoro di squadra per comunicare se stessi e il territorio sul quale si lavora.
Ecco allora Moio aprire le porte alla bergamasca, che ha tutte le risorse per diventare un territorio di grandi vini, ma che ancora ha bisogno di raggruppare le proprie forze, fare gioco di squadra ed esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Il Respiro del Vino - Luigi Moio
Qualcuna di queste "potenzialità" le abbiamo scoperte in fase di degustazione. Una degustazione divisa in due momenti contemporanei e paralleli: l'assaggio en primeur del taglio bordolose o di uno dei vitigni utilizzati, frutto della vendemmia 2017, e l'assaggio invece dei vini maggiormente rappresentativi dei produttori presenti e già in commercio.
Buona la prima, vien da pensare, per alcuni degli assaggi en primeur, tra cui quelli de La Rocchetta (50% Cabernet Sauvignon, 50% Merlot), Tenuta Le Mojole (70% Merlot, 30% Cabernet Sauvignon, intenso e fruttato) e Eligio Magri (60% Merlot, 40% Cabernet Sauvignon, fresco).
Le degustazione delle etichette già in commercio
Qualche bella sorpresa anche nella degustazione dei vini già in commercio: penso al Pinot Nero 2013
La Caminella, con una buona armonia tra aromi al naso e in bocca e una notevole persistenza a chiudere.
Vanna Buelli e il Brut Rosé Metodo Classico La Rocchetta
O al Brut Rosé Metodo Classico de
La Rocchetta, un 2010 che rivela degli interessanti terziari e in generale una buona complessità (curiose le foglie d'argento aggiunte al vino in fase finale di produzione, richieste da un cliente russo e ora ad alto tasso di vendita, soprattutto durante le festività).
Valcalepio Rosso Doc Rossa Passione 2010 La Collina
Il Valcalepio Rosso Doc Rossa Passione 2010
La Collina (60% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot) è se vogliamo un buon esempio di "atto" da quelle potenzialità che Moio ha attribuito al territorio della bergamasca. Un naso dove a dominare sono spezie e tostature, dove il legno fa sentire la sua presenza, un palato avvolgente e pieno, una persistenza forte e pochissimo tannino.
Imberghem Terre del Colleoni Doc Franconia 2017
Una piccola presenza la merita qui anche l'Imbergem di
Pecis, con il suo Terre del Colleoni Doc Franconia 2017. La Franconia è un vitigno probabilmente di origine austriaca, il profumo al naso vede prevalere il vinoso e il fruttato, non si tratta di un vino che deve restare in bottiglia a lungo, è già subito pronto per dare il meglio dei suoi sentori.
Brut Rosé Le Corne
Mi sento di terminare con il Brut Rosé
Le Corne: Pinot Nero 100%, Metodo Charmat, prima in acciaio per preservarne gli aromi, poi 6 mesi sulle fecce per dargli grassezza, il Rosé dell'azienda agricola padrona di casa all'evento Bergamo en primeur rivela un naso intenso e complesso, che rimane (anche se in maniera meno intensa) in bocca.