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In Spagna il vino diventa blu Ma per la legge è “bevanda alcolica”

Cinque ingegneri baschi hanno fondato una startup per produrre e commercializzare un vino blu alterando il colore con dei pigmenti. Idea vincente o superamento di ogni limite? Intanto la legge impone il cambio di nome

di Andrea Radic
 
09 marzo 2017 | 10:12

In Spagna il vino diventa blu Ma per la legge è “bevanda alcolica”

Cinque ingegneri baschi hanno fondato una startup per produrre e commercializzare un vino blu alterando il colore con dei pigmenti. Idea vincente o superamento di ogni limite? Intanto la legge impone il cambio di nome

di Andrea Radic
09 marzo 2017 | 10:12
 

Si chiama Gik Blue e, per quanto possa fare impressione, è un vino blu. Cinque ragazzi baschi sotto i trent’anni, hanno fondato una startup, la Gik, per produrre vino blu. Il fatto che nessuno di loro sia un enologo o un conoscitore di vini può far pensare che "non tutte le startup escono col buco", anche se la curiosità dei consumatori ha fatto vendere 120mila bottiglie in 25 Paesi tra cui Giappone e Corea, non a caso forse.

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La loro idea, da ingegneri più che da appassionati di buon bere, era quella di cambiare le regole di uno dei settori più antichi, rigidi e tradizionali del mondo, soprattutto in Europa, introducendo l’innovazione anche nella, altrimenti intatta da secoli, produzione del vino. Così, partiti nel 2014, i ragazzi della Gik, hanno cominciato a studiare il modo di poter innovare lavorando per alterare il colore, passando dai soli e inevitabili rosso e bianco a un più moderno blu ottenuto mescolando uve bianche e rosse e aggiungendo pigmenti naturali blu (antocianine e indaco). Il solo pensiero, inutile dirlo, ha fatto rizzare i capelli a enologi e sommelier di tutto il mondo, che non solo hanno considerato il colore blu una blasfemia fatta e finita, ma hanno anche trovato il vino di qualità decisamente scarsa.

Sommelier stupiti e dubbiosi, anche in casa nostra, ecco l'ironico e divertente commento che si legge sul sito di Ais Italia: «Ciò che ci dà pensiero è che il prodotto è stato studiato per i Millennials, allargato però a una forbice generazionale tra i 22 e 34 anni, con focus sul mercato inglese, perché secondo gli esperti di marketing sono un segmento influenzabile e che ancora non è influente, come a dire… non capiscono di vino. Mah! E anche la scelta inglese, perché hanno mentalità innovativa in bevande, forse dopo la Brexit produce dei rischi, dopotutto il Blue Wine è un prodotto europeo. Sorprende anche che per spingere questo concetto creativo si siano scomodati ad accostarlo agli orange wine, che ricordiamo essere filosofia naturalmente enologica e non uno zip di Photoshop. O ancora certi accostamenti a etichette e bottiglie coloratissime, dimenticandosi che dentro c’è vino tradizionale».

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Il vino blu ha senz'altro fatto parlare di sé, come da tempo fanno le mosche bianche o le pecore nere, ma niente il successo commerciale - che potrebbe essere un fuoco di paglia - ha potuto contro la legge spagnola ed europea che vieta di produrre un vino che non sia bianco o rosso, e che ha multato l’azienda basca, imponendole di togliere la dicitura vino dall’etichetta sostituendola con una più generica “bevanda alcolica”.

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