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Da Olianas i primi vini “biointegrali” che uniscono lavoro umano e animale

L’azienda vinicola Olianas in Sardegna definisce il proprio metodo di coltivazione “biointegrale”, ovvero a a metà strada tra il biologico e il biodinamico, che prevede l’integrazione del lavoro umano con quello animale

di Laura Ciarallo
 
22 luglio 2015 | 14:51

Da Olianas i primi vini “biointegrali” che uniscono lavoro umano e animale

L’azienda vinicola Olianas in Sardegna definisce il proprio metodo di coltivazione “biointegrale”, ovvero a a metà strada tra il biologico e il biodinamico, che prevede l’integrazione del lavoro umano con quello animale

di Laura Ciarallo
22 luglio 2015 | 14:51
 

È possibile coltivare vite e produrre vino rispettando la natura e le piante? La risposta è sì. Biointegrale è la nuova frontiera della vini-viticoltura. Un protocollo nuovo di zecca, a metà strada tra il biologico e il biodinamico (spesso accusato di eccessi). È in sperimentazione su circa 17 ettari di vigneto autoctono in Sardegna, nella zona del Sarcidano, a un'ora da Cagliari, 400 metri sopra il livello del mare. Siamo a Gergei.

L’azienda agricola Olianas ha presentato le prime etichette Biointegrali, annata 2014: Vermentino, Rosato e Cannonau a cui si aggiungerà il prossimo anno il Perdixi, un blend di Cannonau, Bovale e Carignano. Essere “biointegrale” è una filosofia produttiva in 10 punti, basata sul ritorno all'antico e ai vecchi metodi di coltivazione.



«Si ribalta il concetto tradizionale», spiega Stefano Di Blasi, agronomo ed enologo. «La vigna non è solo ciò che si vede, foglie e grappoli. Soprattutto ciò che è nascosto, ovvero le radici che affondano nel terreno e che stiamo analizzando dal 2002». Per questo sono bandite le macchine e si usano i cavalli da tiro (l’azienda Olianas ne ha due, Vegas e Dinette) che hanno un impatto meno aggressivo sul terreno. Le oche e le pecore contribuiscono invece a contenere la crescita dell'erba e a ripulire il fogliame in modo naturale e non invasivo sostituendo le macchine, e utilizzando in autunno il vigneto come pascolo naturale.

«Puntiamo all’integrazione uomo-animale», sostiene Stefano Casadei, imprenditore vinicolo fiorentino, sempre aperto a nuove sfide e socio della cantina insieme ad Artemio Olianas, sardo emigrato negli anni ’70 a Firenze, dove ha aperto 15 punti di ristorazione e oggi tornato nella terra d’origine.



«Sentiamo una responsabilità sociale verso il territorio e la promozione della biodiversità», prosegue Casadei. «La nostra missione è preservare la terra per le generazioni future. E anche se la resa finale del prodotto, nei primi anni di applicazione del protocollo può diminuire del 25%, le piante con il tempo si fortificano e vivono più a lungo, anche fino a 200 anni, dando frutti di qualità migliore».

Nell’azienda Olianas sono banditi ovviamente concimi, fitofarmaci e additivi, sostituiti da prodotti naturali realizzati secondo i principi della biodinamica. Fermentazione e invecchiamento delle uve vengono realizzati in botti di legno, acciaio e una piccola quantità, in anfore di terracotta, come si faceva sei mila anni fa, provenienti dalla Toscana e dalla Georgia, paese dell’ex Unione Sovietica dove Casadei si reca spesso per realizzare vigneti con la sua azienda.



Questo materiale favorisce la micro-ossigenazione naturale e una migliore pulizia dei vini, donando al prodotto finale, una sensazione di dolcezza e un sentore terroso. Qualità attestate da Annalisa Romani, docente dell’Università di Firenze. La produzione è al momento di 135mila bottiglie per un mercato al 70% estero. Biointegrale anche il packaging del prodotto: il vetro delle bottiglie è più leggero e la carta delle etichette naturale al 100%.


Società Agricola Olianas
Sp9 - 08030 Gergei (Ca)
Tel 055 8300411
www.olianas.it
olianas@olianas.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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