Realista, concreto, senza giri di parole, onesto. Il presidente di Assoenologi
Riccardo Cotarella non abbandona (per fortuna) il suo stile anche in un momento di emergenza come quello attuale e a poche ore dall’
annuncio del rinvio dell’edizione 2020 del Vinitaly.
Riccardo Cotarella
«In questi casi così anomali - dice - bisogna essere realisti più che filosofi. In questo momento avremmo rischiato di fare un Vinitaly senza imprenditori, un grosso rischio con le compagnie aeree che, tra l'altro, non vogliono più volare in Italia. Sarebbe stato un Vinitaly ridotto nelle presenze e magari con i
produttori con indosso una mascherina. Questo avrebbe danneggiato il vino italiano, i produttori, e avrebbe danneggiato anche la più grande manifestazione al mondo per i vini italiani».
Pieno appoggio, dunque, alla scelta di Veronafiere e stop a qualunque tipo di recriminazione, polemica, capriccio, anche perché di alternative non ce ne sono. Non resta che attendere il passaggio di questo fenomeno, per ripartire addirittura più forti di prima.
«Tutto quello che si è creato - precisa Cotarella - non è così negativo, perché se da qui a giugno il problema sarà superato, ci sarà un rimbalzo; ritroveremo un entusiasmo che in questo momento ci manca. Se non sarà superato, allora Dio ci salvi, non da Vinitaly, ma da tutto. Vinitaly, voglio ribadire, deve essere una macchina perfetta, non è una festa o un ritrovo amatoriale, è un momento importantissimo per il vino italiano».
Ma questo rinvio di due mesi stravolgerà il mercato, le strategie delle aziende per il 2020 e l'economia dell'intero settore? «Non c'è questo pericolo - risponde Cotarella - il Vinitaly non è un mercato dove si comincia a vendere, il Vinitaly è un incontro tra persone. Non comporterà un calo di vendite la mancanza dell'edizione ad aprile anche perchè ci sono altri mezzi di comunicazione. Questo è il momento di non essere catastrofici o negativi a tutti i costi, è il momento del realismo e dello sguardo positivo al futuro soprattutto da parte di noi addetti ai lavori».