È il Regno Unito il primo mercato per gli spumanti italiani. Da sole, Gran Bretagna e Irlanda del Nord acquistano circa il 30% dell’export nostrano in fatto di bollicine, precedendo Stati Uniti e Germania. A rivelarlo è un’indagine condotta da Ismea, nello studio degli scenari che potrebbero presentarsi in futuro con la Brexit.
Ebbene, secondo l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare è proprio il Regno Unito l’area che, più di ogni altra al mondo, apprezza e soprattutto acquista gli spumanti italiani, con una particolarità: il 75% di questi parte dal Veneto e il 18% dal Piemonte, per una concentrazione territoriale che arriva dunque a toccare il 93%.
Uno scenario, quello del dopo Brexit, che da tempo preoccupa i produttori italiani, proprio per via dell’incertezza che ancora persiste in merito ai futuri rapporti commerciali tra il Regno Unito e i singoli Stati dell’Unione Europea, anche perché il settore in questi anni è in grande crescita.
Il report economico dell'Ismea evidenzia infatti come il fatturato dei vini italiani generato dai flussi verso il Regno Unito è di 827 milioni di euro nel 2018 (+1,9% sul 2017 e +79% sul 2009), pari al 13% delle esportazioni totali di vino made in Italy. Gli acquisti dall'Italia di vini confezionati rappresentano il 44% del totale importato dal Regno Unito per 365 milioni di euro nel 2018, ma in questo caso, segnalano gli analisti, la dinamica evidenzia un calo del 2,3% rispetto al 2017 e del 7,6% al 2009.
Gli ultimi dati su base territoriale sono disponibili fino al 2017 ed evidenziano come quasi l'80% delle esportazioni di vini confezionati destinati al mercato britannico provenga di fatto da sole 5: Veneto, Piemonte, Trentino Alto Adige, Toscana e Lombardia. Infine i vini spumanti (Prosecco incluso, con una quota delle spedizioni oltre Manica superiore al 50%) hanno registrato una performance, indica la ricerca Ismea, molto positiva nel decennio: +389 milioni di euro tra il 2009 e il 2018.