«La vendemmia di quest’anno, seppur ancora in corso, soprattutto in Abruzzo, va da buona ad eccezionale». È l’autorevole opinione di Riccardo Cotarella, presidente italiano e mondiale degli enologi, che nel ristorante una stella Michelin di Guardiagrele (Ch), Villa Maiella, ha presentato in anteprima una nuova linea di vini da lui curata per Codicevino, nuova azienda boutique che vede Valentino Di Campli al timone di una sperimentazione made in Abruzzo dell’universo Codice Citra.
Riccardo Cotarella
Ma perché quella del 2019 può annoverarsi tra le migliori annate? Diciamo che abbiamo avuto un andamento climatico sempre più eterogeneo, che ha conferito alle uve escursioni termiche, proprie di un clima continentale, che regalano sapori e profumi importanti alle uve e al vino.
Dunque stavolta il clima è stato un valido alleato? Se da una parte il clima ha fatto il suo, dall’altra è necessario un approccio più professionale e scientifico per domare i vitigni, come quelli abruzzesi, esposti ad un terroir con caratteristiche uniche, ma anche ad un clima più bizzarro, come quello di quest’anno.
E a proposito di clima bizzarro, quanto è pesata la violenta grandinata che a metà luglio si è abbattuta su parte dell’Abruzzo, del Piemonte e dell’Emilia?La grandinata ha di certo penalizzato alcune zone della regione, ma per quella non c’è e mai potrà esserci un rimedio, purtroppo, perché non è che si può coprire una regione intera con una tettoia, comunque la vendemmia è ancora in corso, in particolare per quanto riguarda il Montepulciano, che è il vigneto principe d’Abruzzo, quindi c’è da essere fiduciosi.
Brindisi alla presentazione della linea di vini curata da Cotarlella per Codicevino
E rispetto alle quantità prodotte, cosa stimate da Assoenologi? Le escursioni climatiche hanno fatto bene, ma, di contro possiamo dire che Assoenologi stima un calo di produzione di circa 8 milioni di ettolitri, che tradotto vuol dire il 16% in meno di produzione, che tuttavia non è un male, perché avevamo troppo vino in giacenza. Anche l’Abruzzo, come il resto delle regioni italiane sono in negativo, meno che la Toscana che però lo scorso anno ha avuto un’annata nera.
Il Montepulciano d’Abruzzo è di sicuro il cavallo di battaglia della regione, ma quale futuro per gli autoctoni e per la loro spumantizzazione, a cui ormai molte cantine sono già approdate, anche con interessanti e premiati metodi classici?Il futuro degli autoctoni è, e sarà sempre fiorente, e voi in Abruzzo ne avete di molto buoni, perché sono vitigni che esprimono il territorio, che raccontano le sue potenzialità in un calice, in una parola, in un territorio come il vostro non c’è bisogno di farsi invadere da Cabernet, Souvignon, Syrah, Merlot, Chardonnay. Anzi, il mio consiglio a tutti i produttori abruzzesi è proprio continuare a lavorare con costanza, determinazione e coraggio esclusivamente sugli autoctoni, che dire, avete Pecorino, Passerina, Cococciola, Montonioco, Trebbiano e, naturalmente, Montepulciano, che sono davvero tutti da assaggiare. Ne avete per tutti i gusti e se poi ci sono anche sperimentazioni che includono Metodo Classico, ben vengano, anche se non rientrano nel Dna dei metodi di vinificazione abruzzesi. Bisogna anche innovare ed osare per creare dei vini in grado di emozionare.
E, restando in tema di sensazioni, si è emozionato ad assaggiare questa nuova linea di vini, espressione di una nuova cantina Codicevino, che è frutto di un progetto avviato da Codice Citra e dal presidente Valentino Di Campli, sotto la guida di Attilio Scienza che ha selezionato i vitigni che si estendono in 100 ettari di territorio in provincia di Chieti? È un progetto ambizioso e per me che l’ho curato è soprattutto una sfida. Una bella sfida, una di quelle che da giovane mi avrebbe fatto sentire eccitato e oggi invece mi entusiasmano. Abbiamo imbottigliato qualche giorno fa 8 diversi vini del 2017, con due differenti modi di interpretare enologicamente Pecorino, Passerina, Cococciola, Cerasuolo, Montepulciano e Montonico. Il risultato è sorprendente, anche per me che ho diretto la vinificazione e li ho fatti, ma sono ancora in evoluzione, devono ancora dare il meglio. Ricordate che i risultati di un progetto che ha impegnato i produttori, su cui ripongono molte aspettative per il loro futuro, regalano sempre belle sorprese. In questo caso l’obiettivo è molto più nobile rispetto ad una semplice produzione, perché c’è la volontà di dimostare che per l’Abruzzo ci può e ci deve essere un riscatto enologico importante. I vini abruzzesi sono interessanti ed emozionanti perché sono pronti ed esprimono un territorio e quando un vino manifesta la sua origine non c’è trippa per gatti.