In Sicilia è stata un’estate di fuoco, non solo per le migliaia di ettari di vegetazione distrutta dalle fiamme, ma specialmente per le alte se non altissime temperature che hanno colpito l’isola a partire dal mese di giugno, continuando imperterrite fino ad oggi con una piccola tregua attorno a Ferragosto. Un clima quindi difficile per tutta l’agricoltura e specialmente per il settore vinicolo che è il più importante per l’economia della Trinacria. L’anno scorso secondo l’Istat sono stati prodotti oltre 5 milioni di ettolitri di vino facendone la terza regione d’Italia dopo Puglia ed Emilia-Romagna, vediamo quindi come si prospetta l’annata in corso.
La vendemmia isolana è cominciata i primi di agosto ed in qualche caso addirittura a fine luglio anticipando di una settimana e oltre la raccolta delle uve bianche: Chardonnay e Grillo in special modo. Per capire come sta andando e cosa potremmo aspettarci per il millesimo 2017 abbiamo intervistato alcuni operatori, cominciando dal presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia Antonio Rallo, patron di Donnafugata con vigneti a Contessa Entellina, Vittoria, Pantelleria, Etna.
«Ad oggi prevediamo un calo della produzione del 20% per un totale di 4 milioni di ettolitri. Il caldo eccessivo e la siccità hanno determinato all’inizio della vendemmia un anticipo di una settimana, anticipo che oggi è diventato di 15 giorni rispetto agli anni passati e se continua il caldo oltre le medie questo anticipo potrà aumentare». Aggiunge Rallo: «Speriamo in un calo delle temperature e se in questi giorni arrivassero le piogge sarebbe manna dal cielo. Si stanno salvando i terreni molto fertili, quelli collinari e specialmente quelli dotati di irrigazione di soccorso. La situazione migliora sull’Etna sia per le alte quote sia perché le viti hanno radici più profonde che riescono a trovare un po’ di umidità. Inoltre in buona parte del vulcano ha piovuto dando refrigerio e nutrimento. Sui vini Doc stiamo crescendo col ritmo del 10% annuo per cui speriamo di raggiungere i 30 milioni di bottiglie».
Antonio Rallo
L’azienda Milazzo di Campobello di Licata, nel sud della provincia di Agrigento, è la più premiata in assoluto negli importanti concorsi vinicoli a cui partecipa, tra cui il Concours Mondial de Bruxelles, ma non la trovate nelle guide dei vini per propria scelta; chiediamo come sta andando a
Saverio Lo Leggio, proprietario assieme alla moglie
Giuseppina Milazzo. «Abbiamo finito il 20 agosto la vendemmia dello Chardonnay, iniziata il giorno uno con le basi spumante di cui la nostra azienda è leader in Sicilia per i metodo classico. Abbiamo avuto un calo del 10-15% nonostante l’irrigazione di soccorso, di cui tutti i nostri 75 ettari sono dotati, e le lavorazioni ripetute del terreno che hanno ridotto l’evapotraspirazione. Con il caldo eccessivo, siamo arrivati ai 44° nell’aria, le uve bianche hanno perso un po’ di acidità, per vedere cosa succederà ai vini dobbiamo aspettare la fine delle vinificazioni. Per fortuna è stato un caldo secco per cui l’uva è sana e le piante hanno usufruito delle abbondanti piogge invernali e primaverili. Per i rossi dovremmo avere un minor calo di produzione anche perché abbiamo varietà tardive».
Giuseppina Milazzo e Saverio Lo Leggio
Per l’Etna, ormai diventata la Borgogna di Sicilia ci rivolgiamo a
Salvo Giuffrida, agronomo, direttore tecnico di Tenute Bosco che per motivi burocratici ha dovuto abbandonare il marchio Piano dei Daini: «Sull’Etna dobbiamo distinguere le vigne più giovani, quelle a quote più basse in terreni magri da quelle vecchie, ad alberello, in cui l’apparato radicale è molto profondo e sviluppato nonché da quelle ad alta quota. Le prime hanno avuto una certa sofferenza le seconde addirittura sono state aiutate dallo stress fisico che sta compensando gli effetti del caldo per cui il periodo della vendemmia dovrebbe essere praticamente nei tempi normali. Noi in contrada Piano dei Daini abbiamo una meravigliosa vigna centenaria che sta rispondendo abbastanza bene alle difficoltà meteorologiche».
Salvatore Giuffrida
Concludiamo con l’enologo che cura vigneti e cantine di molte aziende sparse in quasi tutta l’isola:
Tonino Guzzo uno dei winemaker siciliani di maggior successo. «L’annata 2017 la possiamo suddividere in 2 macro categorie per le aziende: chi possiede un impianto irriguo e chi no. Questi ultimi vedranno ridotta la produzione fino al 50% compromettendo anche la qualità. Non mi ricordo - continua Guzzo - un anno con più di 40 gradi di temperatura di seguito per oltre 10 giorni che si aggiunge alla mancanza di precipitazioni da alcuni mesi; ormai con la tropicalizzazione sempre costante delle temperature e l’aumento annuale della siccità chi vuole produrre bene deve assolutamente dotarsi di irrigazione di soccorso».
Tonino Guzzo
«Le aziende che seguo - prosegue - Gorghi Tondi a Marsala, Feudo Disisa a Monreale, Cva e Luna Sicana nell’Agrigentino, Tenuta Vendicari a Pachino, Casa di Grazia a Gela, Tenute Lombardo nel Nisseno sono tutte dotate di impianti irrigui per cui magari subiranno una diminuzione della produzione, ma non oltre il 20%, mantenendo però un’ottima qualità. Resta Castellucci Miano a Valledolmo nel profondo entroterra palermitano senza irrigazione ma ha vigneti che vanno dai 600 ai 1.000 metri e con le lavorazioni del terreno siamo riusciti a limitare i danni. Riassumendo: quando comprerete i vini del 2017 possibilmente documentatevi se le uve sono state irrigate».