«Bisogna fare attenzione a che non imploda il sistema se tutti si mettono a produrre bollicine. E quello che bisogna fare è che le aree con denominazione che producono bollicine abbiamo la possibilità di continuare a produrle, siano tutelate. Non tutti possono fare bollicine». È l’allarme lanciato dal presidente del Consorzio Tutela Prosecco Doc, Stefano Zanette al forum Ansa Incontra.
Il Prosecco è il vino italiano più esportato
«Nel 2018 - ha detto - sono stati venduti 464 milioni di bottiglie. E la
previsione per quest'anno è del +5% una buona tendenza e teniamo presente che l'80% di queste bottiglie sono destinate all'export (
va forte quello verso la Cina ndr.). La denominazione si produce esclusivamente nella zona a Denominazione di Origine Controllata che comprende nove province tra le quattro regioni del Veneto (Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza) e le tre del Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine), per un totale di 24mila e 500 ettari di superficie. L'80% della produzione è destinato all'export. Il primo paese è la Gran Bretagna, seguita da Usa e Germania, 3,9%».
Stefano Zanette
«L'attenzione alla sostenibilità - ha aggiunto - viene ad essere sempre maggiore. Questa è una attenzione dei produttori anche stimolati da chi è sceso a protestare. Noi dobbiamo esser in grado di autoregolamentarci e metterci delle regole precise».
«Noi vantiamo essere una grande denominazione - ha aggiunto
Luca Giavi, direttore del Consorzio - in cui lavorano molti giovani. Perché questo è un settore che produce reddito e dà molte soddisfazioni, con la produzione che si aggira intorno al 3% del territorio di quelle nove province che lo producono. Quanto al biologico è una opportunità. Ma non lo è per tutti non può essere una scelta di mercato che si fa dall'oggi al domani».