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Milano-Cortina

Il vino per le Olimpiadi di Milano? “Quello della Valtellina”

Sogna in grande il presidente del Consorzio, Danilo Drocco, ospite di Identità Golose nell’ambito di “Vini e Chef della Lombardia”: «Giochi invernali ottima chance per il “Nebbiolo delle Alpi”»

di Davide Bortone
 
23 novembre 2022 | 13:02

Il vino per le Olimpiadi di Milano? “Quello della Valtellina”

Sogna in grande il presidente del Consorzio, Danilo Drocco, ospite di Identità Golose nell’ambito di “Vini e Chef della Lombardia”: «Giochi invernali ottima chance per il “Nebbiolo delle Alpi”»

di Davide Bortone
23 novembre 2022 | 13:02
 

Radici piemontesi, o meglio langarole. Un passato tra i vigneti del Barolo, dove torna ogni weekend, per riunirsi alla famiglia. Eppure, all’orizzonte, un sogno tutto lombardo: «Far diventare quello della Valtellina, il vino di Milano». Danilo Drocco, classe 1965, presidente del Consorzio Vini valtellinesi dal maggio 2021 , ha messo nel mirino i Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina 2026. «Torino - chiosa - è riuscita a riscoprire i vini di Langa dopo i Giochi invernali del 2006. Entravi in un ristorante, chiedevi un vino locale, ti servivano quelli. Sarebbe bello che Milano facesse lo stesso col vino della Valtellina. A dieci anni di distanza dobbiamo cogliere la nuova opportunità dei Giochi olimpici: del resto siamo pressoché a metà strada tra Milano e Cortina».

Sogna in grande ma non troppo Danilo Drocco, nel tentativo di riflettere un po’ dei suoi “miracoli” sulla sua seconda patria. Per uno nato a Rodello - borgo di 964 anime a Sud di Alba - capace di diventare negli anni volto simbolo di Fontanafredda, Prunotto e Nino Negri - incarico di direttore e winemaker dello storico brand della costellazione Giv assunto nel 2018 - è un obiettivo concreto vedere qualche calice in più di “Nebbiolo delle Alpi” sui tavoli scintillanti dei ristoranti del capoluogo lombardo. Già, il Nebbiolo. Ancora lui. E ancora i Giochi invernali. Stralci di una storia che sembra ripetersi. Coincidenze astrali che si mescolano con l’analisi nuda, cruda e puntuale, di un’attualità che dice bene ai produttori valtellinesi.

Vini della Valtellina  Il vino per le Olimpiadi di Milano? “Quello della Valtellina”

Vini della Valtellina

Nebbiolo vitigno vincente 

«Parlare di Nebbiolo oggi è vincente - spiega Drocco, ospite ieri sera di Identità Golose Milano nell’ambito del calendario di “Vini e Chef della Lombardia”, ai fornelli uno strepitoso Alessandro Negrini de Il Luogo di Aimo e Nadia, peraltro originario proprio della Valtellina - così come parlare di Pinot Nero. Due vitigni che amano trasferire il gusto della loro terra al vino. I cambiamenti climatici stanno dando una mano alla Valtellina, dal momento che in passato il clima era poco favorevole. Basse gradazioni e alte acidità rendevano i vini della zona meno appetibili rispetto ad altri. L’innalzamento delle temperature e, ancor più, l’accresciuta consapevolezza dei produttori, hanno portato a un innalzamento della qualità molto tangibile». Un salto in avanti che parte dalla vigna. «In Valtellina - continua il presidente del Consorzio - sta accadendo negli ultimi anni quanto già avvenuto in Piemonte, 30 anni fa. Qualcosa che ho vissuto in prima persona, ovvero la crescita importantissima della consapevolezza dei vignerons nei confronti di pratiche di vigneto che garantiscono la produzione di grandi vini».

Danilo Drocco  Il vino per le Olimpiadi di Milano? “Quello della Valtellina”

Danilo Drocco

La chance della Valtellina 

Sempre secondo Danilo Droppo, a benedire la Valtellina sarebbero anche le caratteristiche stesse del Chiavennasca, nome locale del Nebbiolo. «Uno studio dell’Università di Torino ha dimostrato che il vitigno principe della Valtellina e delle Langhe sono fratelli, ma con caratteristiche diverse, perché si sono dovuti acclimatare in condizioni differenti. Il clima “estremo” della nostra zona ha regalato all’acino del Chiavennasca una maggiore elasticità, che lo porta a rimpicciolirsi nei periodi di siccità (facile che si verifichino, affondando le radici sulla roccia madre) e a ingrossarsi, senza rompersi, durante eventuali piogge copiose». Uve “naturalmente più sane” di quelle della Langa, dunque, nel confronto tra i due “Nebbioli”. Ma la differenza si riscontra anche nel calice. «I vini della Valtellina rispondono a quei canoni oggi ricercati dai consumatori, ovvero freschezza, bevibilità, capacità di raccontare la biodiversità del territorio e le sfumature della vigna e delle sottozone, a partire da quella sapidità che è un tratto distintivo del nostro “Nebbiolo delle Alpi”, rispetto al piemontese».

Vigneti in Valtellina  Il vino per le Olimpiadi di Milano? “Quello della Valtellina”

Vigneti in Valtellina

La parcellizzazione delle vigne 

Un’attenzione al vigneto e alla caratterizzazione che sta convincendo i vignaioli della zona ad andare ben oltre le cinque sottozone identificate da est a ovest, nella valle (Valgella, Inferno, Grumello, Sassella, Maroggia). Secondo Danilo Drocco è addirittura «giunta l’ora di fare un passo avanti rispetto alle scuole che raccontano la Valtellina esclusivamente sulla base delle sottozone della Docg, attraverso canoni più o meno precompilati». «Stanno nascendo diverse variazioni sul tema in tutte le aree - spiega il presidente - grazie alla ricerca e allo studio del terroir e dei suoli che ogni singolo vignaiolo sta compiendo, nel suo piccolo. Diverse cantine ormai sono in grado di selezionare le vigne migliori e lasciar parlare un’espressione ancora più locale ed unica del Nebbiolo. Un altro tratto che ci proietta nel presente e nel futuro delle scelte dei consumatori moderni, sempre più a caccia di unicità nei loro calici». Un approccio parcellare, insomma, che avvicina ai migliori modelli internazionali del savoir-faire enologico (il presidente cita, neppure sottovoce, la Borgogna). La speranza è che riescano a comprenderlo anche i futuri visitatori internazionali di Milano- Cortina 2026. Il countdown, sull’orologio di Danilo Drocco, è già iniziato in vista dello “sbarco” nel capoluogo lombardo: meno quattro vendemmie. Ora (di sole) più, ora (di sole) meno.

 

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