Dal cuore verde della Toscana a Milano. Un viaggio andata e ritorno, che ha portato la Tenuta di Artimino nel capoluogo meneghino per la presentazione dei suoi vini e della filosofia che ci sta dietro. Il ritrovo è stato
ToscaNino, una scelta ponderata, sia per la quiete della saletta privata, sia per quella full immersion nel made in Tuscany che per il ristorante è portabandiera.
La nuova gamma di vini Tenuta di Artimino, presentata a Milano
La tenuta, di per sé, non ha certo bisogno di presentazioni: oltre a essere stata location scelta per la trascorsa edizione del
Premio Personaggio dell'anno di Italia a Tavola, grazie alla sua struttura tanto estesa quanto polifunzionale e alla sua posizione privilegiata, in un verde incontaminato a 20 km appena da Firenze, è meta caldamente considerata per ricevimenti, matrimoni (specialmente indiani, ci viene detto) ed eventi.
Un breve accenno alla sua storia è doveroso: (temporalmente) ultima villa Medicea, è stata acquistata nei primi decenni del '900 da Giuseppe Olmo, noto ciclista degli anni '30 (meno noto di chi l'ha seguito, causa la mancanza dei riflettori mediatici in quegli anni - suo il record dell'Ora al Vigorelli di Milano nel '35), capostipite, se vogliamo, della famiglia che oggi, la Tenuta di Artimino l'ha trasformata in un resort di alto livello, un'oasi del "bien vivre".
Villa medicea La Ferdinanda
Passano gli anni, passa il testimone: oggi volto e cuore, mente e timoniere dell'azienda è
Annabella Pascale. Lei è Donna del Vino, diplomata Onav, ma anche donna di mondo, che si divide tra la Toscana, dove mette l'anima, e Milano, dove trova - in controtendenza rispetto all'immaginario comune - pace e ristoro. Ma è anche donna di marketing: suo infatti il progetto Artimino 1596, ragione prima della nostra trasferta a Milano. Un progetto vinicolo che racchiude e valorizza la storia della Tenuta, l'identità di un territorio, in questo caso rappresentata dalla Docg del Carmignano.
La Tenuta di Artimino si trova nell'area di produzione del Carmignano Docg
La Tenuta di Artimino infatti si trova nell'area di produzione del Carmignano Docg, denominazione antichissima già celebrata dai Medici stessi: «Il Carmignano Docg è un po' il nostro vino bandiera, il vino che più ci rappresenta. È una Docg piccolissima che è stata proprio inventata dai Medici. Da circa 300 anni è stato creato questo editto firmato Cosimo III, che ha unito il Sangiovese, il vitigno toscano per eccellenza, con il Cabernet, nel nostro caso Cabernet Sauvignon. Oggi a produrlo siamo circa in 11-12 produttori, davvero pochi», un numero tale per cui il Carmignano può definirsi «una vera chicca toscana».
I vini di Artimino, nati tra i filari in Toscana e giunti al ToscaNino di Milano
Nate dai filari di Artimino, racchiusi come in un territorio delimitato, tra la collina e la Tenuta, e arrivate a Milano, le etichette prescelte dall'azienda sono state degustate in un felice abbinamento ai piatti della tradizione toscana reinterpretati dalla cucina del locale milanese.
Un aperitivo di benvenuto, invitanti tartellette un po' al pomodoro condito, un po' al patè di coniglio, e in accompagnamento il Vin Ruspo. Questo vino merita indubbiamente qualche parola spesa, per la curiosa storia che ha alle sue spalle: bisogna tornare indietro fino a quando in Italia i mezzadri lavoravano i campi e i signori godevano dei loro frutti... Il povero contadino, sfruttato all'inverosimile, in tempo di vendemmia ritardava il trasporto in fattoria dell'ultima tinella di uva ammostata; durante la notte, poi, tornava e ne "ruspava" un certo quantitativo di mosto, che finiva nella sua cantina. Spesso e volentieri i signori erano a conoscenza di questi "piccoli furtarelli", ma per non dar vita a malumori chiudevano un occhio. Oggi il Vin Ruspo non è più vino da tavola improvvisato in cantina, ma anzi è vino certificato, che proprio per questo, sottostando a un disciplinare, deve fregiarsi del titolo Barco Reale di Carmignano Doc (quello degustato con Artimino è del 2018). Un rosato con un elevato (ma poco percepito in bocca) grado alcolico, di un rosa cerasuolo che Annabella vuol "scaricare" quel tanto che serve a renderlo più simile alla cromatura tipicamente provenzale, quella che "va di moda".
Vin Ruspo, Barco Reale di Carmignano Rosato Doc
Il Ser Biagio, anch'esso Barco Reale di Carmignano Doc 2018, è di un bel rosso rubino, con note di frutti rossi e una buona freschezza. Servito in abbinamento ai classici Taglieri toscani, tra salumi e formaggi della regione, una ciotola abbondante di Pappa al pomodoro e una di Ribollita.
Con il primo piatto, degli ottimi Paccheri di pasta fresca con cavolo nero e salsiccia chiantigiana, Annabella ha voluto mettere a confronto due annate diverse di una delle due Docg di Carmignano di Artimino: il Poggilarca 2016 e il Poggilarca 2015. Entrambe ottime espressioni di un vino i cui sentori di frutti rossi precedono una nota vanigliata, si distinguono per le due annate differenti: l'annata del 2015, contrassegnata da un'estate particolarmente calda, ha dato ai vini maggior finezza e profumi piuttosto che potenza e corpo; quella del 2016, più equilibrata, ha prodotto vini con una buona struttura, propensi a svelare profumi terziari nel tempo.
Il Guancialino di manzo stracotto al Carmignano Riserva con purè di patate è stato il "pretesto" per comparare due diverse annate di quello che Annabella vuole sia il vino simbolo di Artimino, il Grumarello. Anch'esso Carmignano Docg come il Poggilarca, non fa come quest'ultimo «solo un anno di invecchiamento in botte», ma «30 mesi di invecchiamento in botte e poi affinamento in bottiglia».
L'aperitivo del ToscaNino (Il nuovo volto vinicolo di Artimino
dà linfa alla Docg del Carmignano)
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Tagliere di salumi e formaggi (Il nuovo volto vinicolo di Artimino
dà linfa alla Docg del Carmignano)
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Pappa al pomodoro (Il nuovo volto vinicolo di Artimino
dà linfa alla Docg del Carmignano)
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Paccheri di pasta fresca con cavolo nero e salsiccia chiantigiana (Il nuovo volto vinicolo di Artimino
dà linfa alla Docg del Carmignano)
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Guancialino di manzo stracotto al Carmignano Riserva con purè di patate (Il nuovo volto vinicolo di Artimino
dà linfa alla Docg del Carmignano)
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Le due annate degustate sono state 2013 e 2015. Non una casualità: da un'annata all'altra, la decisione aziendale è stata quella di prolungare il periodo di invecchiamento in botte. Se per la 2013 i mesi erano "solo" 24, con la 2015 si è deciso di passare ai 30, e i risultati si sentono. Il Grumarello (tipologia 2015) vuole essere il portabandiera di tutta la gamma produttiva dei Carmignano Tenuta di Artimino. Non per altro, il 2015 è stato un anno significativo per la cantina: è entrato a far parte della "grande famiglia Artimino" l'enologo Filippo Paoletti, che ha congiunto con la filosofia della Tenuta il suo credo: seguire la tradizione per valorizzare ogni uva, i suoi profumi, le sue caratteristiche e accompagnare così il vino verso la maturità, aiutandolo ad esprimersi e a raccontare la sua tipicità.
«La particolarità di questa serata - chiosa al termine della cena Annabella - è che finalmente siamo pronti per presentare tutta la nostra nuova gamma, una gamma che rappresenta il nostro nuovo enologo, Filippo Paoletti, ma soprattutto questa nuova filosofia produttiva del vino, che è fatta da noi, che siamo la terza generazione della famiglia Olmo, che vogliamo far conoscere a tutto il mondo questa antica Docg e rappresentare al meglio quello che è il terroir del Carmignano».
Occhio di Pernice Vin Santo di Carmignano Doc 2011 e i Cantucci di Prato
Una cena che, è giusto specificarlo, si è conclusa con un classico e dolce abbinamento tipicamente toscano: i Cantucci di Prato con il Vin Santo, in questo caso l'Occhio di Pernice, Vin Santo di Carmignano Doc 2011.
Per informazioni:
www.artimino.com/it/vini-di-artimino