Santa Margherita accoglie sotto la sua ala il meglio delle regioni enologiche italiane. Il gruppo, che ha mosso i suoi primi passi nel 1935 su iniziativa di Gaetano Marzotto, raggruppa oggi dieci diverse tenute in terre vocate al vino: si va dalla Franciacorta al Veneto Orientale, dal Conegliano Valdobbiadene al Trentino Alto Adige, senza dimenticare le terre del Chianti Classico e la Maremma, per scendere poi a Sud con Sicilia e Sardegna.
Vinitaly 2022 è stata per Santa Margherita l'occasione per presentare le sue novità e soprattutto per tornare a incontrare amici e clienti dopo due anni di pandemia. «Perché il vino - come ha sottolineato Beniamino Garofalo, amministratore delegato del Gruppo - è convivalità. Ha bisogno di fisicità e di incontri. E tutte le novità vanno testate di persona e vissute insieme».
Beniamino Garofalo, amministratore delegato di Santa Margherita
Santa Margherita a Vinitaly: le novità
Alla fiera di Verona le diverse anime di Santa Margherita hanno presentato le loro novità. Kettmeir per esempio ha portato una nuova linea dei suoi Classici, mentre il Prosecco Superiore di Santa Margherita ha festeggiato i suoi 70 anni. È stato anche presentato anche il risultato del nuovo cru di "Vigna Grospoli" di Lamole di Lamole, la tenuta del Gruppo a Greve in Chianti (Fi).
Il bilancio post pandemia
Santa Margherita, anche negli ultimi due anni pesantemente condizionati dal Covid, non si è mai fermata. Il Gruppo ha investito in cantine e terra, ma anche sull'innovazione dei prodotti e sulla valorizzazione del marchio, attraverso nuove politiche di vendita e la scelta di puntare forte sull'enoturismo. Scelte che hanno portato a chiudere con 221 milioni di euro di fatturato.
«Sono stati due anni complessi ma ricchi di soddisfazioni - ha spiegato Garofalo - Abbiamo saputo gestire con grande flessibilità la situazione, puntando su un approccio multicanale».
I vigneti dell'Alto Adige di Santa Margherita
E il futuro?
«Questo Vinitaly è un vero simbolo di ripartenza per il vino italiano anche se avremmo voluto essere molto più sereni», ha aggiunto l'amministratore delegato. Non potrebbe essere altrimenti per un Gruppo che ha il 70% del suo mercato all'estero (esporta in 90 Paesi, soprattutto negli Stati Uniti) e che deve quindi fare i conti con le tensioni che serpeggiano dentro e fuori dall'Europa.
«Il 2022 doveva essere l'anno della ripartenza ma resta grande incertezza, soprattutto a causa dell'incremento dei costi e in alcuni casi anche della carenza di materie prime - ha concluso Garofalo - Io resto comunque ottimista».