Con l'epidemia che giorno dopo giorno, grazie agli sforzi compiuti, retrocede, riprendono anche gli spostamenti e con essi i viaggi aerei. E, come riportato dal Corriere della Sera, inizia una sorta di guerra delle tariffe. È qualcosa a cui siamo già abituati: il contendersi il "prezzo più basso" tra le compagnie low cost. Ma stavolta c'è qualcosa di diverso: guardando i numeri si capisce come la sfida a ribasso si estenda anche alle compagnie tradizionali. Tanto che, in più di una rotta, pareggiano il prezzo con quelle low cost o addirittura si dimostrano più convenienti (fino al 38%).
Prezzi bassi da compagnie low cost e tradizionali, pur di accaparrarsi i primi spostamenti
L'analisi è del Corriere della Sera ed è stata effettuata su una ventina di collegamenti circa, nazionali ed europei, che interessano la metà di luglio, quindi il pieno picco dell'estate. Un'analisi che dimostra non solo una concorrenza più agguerrita, ma anche un calo dell'offerta di compagnie come Ryanair e EasyJet nel nostro Paese.
Un'analisi che confronta tratte molto trafficate - da Roma a Catania e ritorno o da Roma a Palermo e ritorno, per i voli italiani; e ancora, da Roma agli Stati Uniti, alla Spagna e alla Francia, per quelli esteri. Si evincono dall'analisi fatta costanti variazioni al ribasso, da un giorno all'altro, sia da parte delle compagnie low cost che da parte di quelle tradizionali. Sono due le spiegazioni che abitualmente si darebbero a questo fenomeno: o i voli non si stanno vendendo ad un ritmo soddisfacente oppure si sta cercando di pareggiare un'offerta. Fatto sta che sulla maggior parte delle tratte prese in considerazione (le più "cliccate" negli anni passati) c'è un continuo testa a testa tra le compagnie.
A dare una risposta a questa "contesa" è il paragone con l'anno scorso, il 2019. Si parte dal presupposto che nel mese di maggio appena trascorso le tariffe dei voli nazionali hanno registrato una riduzione del 23% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, secondo i calcoli fatti da
Brian Pearce, capo economista della Iata.
Ed è proprio lui a fornire una spiegazione più generale: «I vettori hanno un immediato bisogno di soldi e vogliono incoraggiare i passeggeri a prendere un aereo anche con prezzi ribassati». Una realtà questa che dovrebbe durare poco, perché finito il periodo di picco dei flussi, secondo gli esperti, i vettori torneranno ad incrementare le tariffe.
Il risvolto negativo, come riporta il Corriere della Sera, è che questo modo di agire comporta profitti striminziti o persino nulli per le compagnie aeree.
Questo ragionamento dà ragione, da una parte, alla crisi che il settore dei viaggi aerei ha dovuto affrontare in questi mesi: nei 3 mesi di lockdown c'è stato
un calo di 45 milioni di passeggeri solo negli scali italiani. Possiamo aggiungere una riflessione di Nota Diplomatica che riflette sulla convenienza per le compagnie aeree di convertire lo scopo di parte degli aeromobili
in trasporto merci piuttosto che passeggeri.