Resta chiuso il 90% degli hotel con una perdita di 100 milioni di euro al mese. Questa è la situazione del turismo a Roma dove, come un po’ in tutta Italia, le prenotazioni sono praticamente a zero nonostante il ponte del 2 giugno e l’estate che si avvicina.
I dati sono stati resi noti dal presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, che (intervistato dal Corriere della Sera) ha aggiunto: «Io stesso - spiega Roscioli - non riapro nessuno di quelli chiusi. Ne ho tenuti attivi due e uno penso di chiuderlo: non si può lavorare con tre o quattro camere occupate. E molti albergatori non pensano per nulla di riaprire, a eccezione di quelli a conduzione familiare».
Anche Roma soffre la crisi del turismo
Anche in questo caso,
come successo per i ristoranti anche nella Capitale stessa -
pesano i problemi delle regole di sicurezza contro il virus sia per la loro severità che per una modifica continua che impedisce la programmazione: «All’inizio - prosegue Roscioli - ci siamo “autoregolamentati”, noi le sanificazioni le abbiamo sempre fatte. Sono cambiate poche cose: la colazione non più a buffet ma al tavolo, con un aggravio di costi non indifferente di personale, i vetri davanti al desk e una persona alla volta in ascensore. Il vero problema però non è questo, ma la mancanza di segnali di ripresa: io ipotizzo di riaprire tutto non prima di marzo dell’anno prossimo. Se poi la cassa integrazione finisce, saremo costretti a licenziare qualche decina di migliaia di persone».
Tra le altre problematiche, più volte ribadite anche dalla Fipe, c’è il
problema degli affitti che il presidente nazionale di Federalbeghi,
Bernabò Bocca, ha rilanciato definendolo un «peso insostenibile»: secondo uno studio di Ernst&Young è emersa la necessità di cooperazione tra proprietari e affittuari di immobili.
Nonostante le difficoltà, qualcuno a Roma resiste ancora, come l’hotel Massimo D’Azeglio in via Cavour che dal 1875 «non ha mai chiuso un giorno, nemmeno nelle Guerre Mondiali», ha spiegato
Massimo Bettoja.
Antonella De Gregorio, due hotel di charme in centro, ha chiuso il Mozart ed ha tenuto aperto il Vivaldi, che ha nove stanze: «Lavoriamo con due o tre camere - spiega al Corriere - e i prezzi non sono quelli di maggio, ma di bassa stagione. L’abbiamo fatto più “per cortesia” che per altro. Il Mozart lo riapriremo quando potremo». «Accettiamo prenotazioni dal primo luglio - dice Barbara Ricci dell’Adriano, dietro il Parlamento - e poi vedremo come evolve la situazione, perché l’80% della nostra clientela è straniero e il 20% corporate». Walter Pecoraro del Cosmopolita, a pochi passi da piazza Venezia, racconta che segue «ogni giorno le prenotazioni. E sono due a giugno, due a luglio e tre in agosto: in queste condizioni non si può aprire».
Ancora chiuso l’Hassler a Trinità dei Monti: «Non ho ancora deciso quando riaprirò - dice il titolare
Roberto Wirth -. È un po’ come giocare a carte, aspettiamo. Ci siamo comunque preparati con un check in velocissimo: i clienti mandano i documenti prima e un’applicazione aprirà la porta delle stanze». L’1 giugno però Wirth riaprirà Il Palazzetto, che ha quattro stanze, e il 2 giugno sarà il turno de la Rocco Forte House con cinque suites, vista Scalinata; il 19 giugno infine toccherà al De Russie, altro hotel Rocco Forte.
Luca Virgilio, general manager dell’Eden, dice di essere orientato ad aprire il primo luglio con i due ristoranti, La Terrazza e Il Giardino: «Abbiamo lanciato anche un’iniziativa speciale - racconta -, la formula “staycation, la vacanza ideale è dietro l’angolo!”. Un soggiorno nella propria città è un modo per riscoprirla, vivendo il relax e il piacere di un viaggio senza lo stress e la preoccupazione di lunghi spostamenti».