La cosa che fa più impressione sono le strade vuote delle grandi metropoli cinesi. Tutto è fermo: fabbriche, uffici, scuole. Annullate tutte le feste per il Capodanno cinese, la popolazione è di fatto in ferie forzate almeno fino al 9 febbraio, oltre cioè la data limite prevista per il picco dell’epidemia del nuovo coronavirus (2019-nCoV). Solo quando riprenderà la frenesia della Cina attuale potremo sperare che la temuta pandemia possa essere sotto controllo.
In Cina le strade cittadine sono deserte
Intanto si possono contare i morti, il numero dei contagiati e, non sottovalutiamolo, quello dei guariti. Anche perché stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità si tratterebbe alla fine di una malattia infettiva a bassissima aggressività e a bassissima letalità. L’unico problema è che non c’è ancora un vaccino. Il contagio previsto sembrerebbe un ventesimo di quello del solo morbillo. Per quanto facciano impressione, le centinaia di morti registrate o attese in questi giorni sono poca cosa se pensiamo che solo in Italia quest’inverno a causa della banale influenza ci sono stati finora 200 decessi. In molti anni solo per complicazioni respiratorie l’influenza ha fatto almeno 5mila vittime, soprattutto fra gli anziani, che non a caso sono i più colpiti anche da questo Coronavirus che sembra risparmiare bambini e adolescenti.
Il timore del contagio si è sparso in tutto il mondo
Nel 2009, quando ci fu una pandemia influenzale con l’H1N1 ci furono decine di miglia di morti in tutto il morto. Ma non ci fu il panico che oggi si scatena. E questo perché il mondo è sempre più globalizzato e condizionato dai social dove ognuno viaggiano le fake news. E in più c’è un conflitto a livello internazionale, tanto che negli Stati Uniti c’è chi tifa per questo coronavirus illudendosi, cinicamente, che la crisi porterà alla riapertura di qualche fabbrica in nord America.
Nel 2003 per la crisi della Sars, malattia che a oggi sembrerebbe ben più pericolosa di questo Coronavirus, che ne è parente, la Cina perse il 3% del Pil (40 miliardi di dollari), ma recuperò in pochi mesi. Allora la mortalità sembra sia stata del 9% contro il 2,2% stimato per l’attuale epidemia, così che oggi si pensa ad un calo della produzione della Cina dell’1%, il che significa una perdita in valore di 60 miliardi di dollari in 3 mesi. Sempre che le cose non peggiorino, ovviamente. La Sars era stata debellata in circa 9 mesi, ma allora non c’era stata un’iniziativa così massiccia per contenerla (oggi ci sono decine di milioni di cinesi in quarantena, roba da fantascienza) e la Cina non era così attrezzata come sembra oggi per farvi fronte.
Non si può certo essere ottimisti, ma ciò non significa però che si debba vivere nella paura. Buon senso e parere di medici e scienziati ci dovrebbero essere d’aiuto, abbandonando una volta per tutte le follie dei no vax che al momento se ne stanno finalmente zitti o si abbandonano alle teorie complottistiche dei virus prodotti magari a scopo militare.
I voli da e per la Cina sono soppressi
Ciò che dovrebbe preoccupare davvero è il clima di sfiducia e timore con caduta degli investimenti e recessione.
La chiusura dello spazio aereo italiano ai voli cinesi (primi in Europa) può avere un valore se limitato a poche settimane, altrimenti aprirebbe la strada ad una crisi economica oggi imprevedibile. C’è troppa tensione, anche se l’Organizzazione mondiale della sanità non raccomanda in alcun modo di limitare il commercio e i movimenti (di merce). Ma se il controllo dell’epidemia richiedesse più di un paio di mesi, ci sarebbe davvero da preoccuparsi. C’è un fattore giallo da considerare in tutti i conti economici. Ci sono i
turisti cinesi che al momento non vengono in Italia, ma se dovesse dilagare il timore in tanti, in tutto il mondo, potrebbero restarsene a casa, e camere in hotel, pasti ai ristoranti e shopping non verrebbero rimpiazzati...
Ma oltre al
turismo c’è l’intero sistema produttivo che potrebbe fermarsi. Da un lato perché non giungono merci dalla Cina e dall’altro perché i cinesi, privati o aziende che siano, non acquistano. Se poi aggiungiamo la Brexit e i dazi di Trump, la Libia e l’Iran, la miscela potrebbe essere davvero esplosiva. C’è solo sperare che non si aggiungano forme di razzismo o discriminazione verso i cittadini italiani di origine cinese dopo che qualche politico irresponsabile si è lasciato andare a dichiarazioni da bar, quasi non avvertisse i rischi di questo momento.